Estratto dell’articolo di Marco Imarisio per www.corriere.it
vladimir putin anniversario vittoria di stalingrado
«Cari veterani, amici! Oggi celebriamo una data importantissima, carica di destino, nella storia del nostro Paese e di tutto il mondo. Esattamente 80 anni fa, qui nella terra di Stalingrado, sulle rive del grande fiume Volga fu fermato e irrimediabilmente fatto ritirare l’inviso e feroce nemico».
La prima parte del discorso di Vladimir Putin sembra uscire dal magazzino della retorica guerresca usato a ogni latitudine, in ogni circostanza. Ma era chiaro a tutti che la visita in una Volgograd per l’occasione ribattezzata Stalingrado, con i cartelli sostituiti all’ingresso della città, come succede nove volte all’anno per ognuna delle ricorrenze che ricordano la disfatta dei nazisti, era l’occasione perfetta per apporre il sigillo sul cambio definitivo della dottrina imposta dal Cremlino.
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Per ribaltare il racconto dell’Operazione militare speciale e soprattutto il suolo della Russia. Non più aggressore di uno Stato sovrano, ma Paese aggredito da forze nemiche e obbligato a difendersi come accadde a Stalingrado.
Le parole del presidente sono rivolte a un mercato interno, compresa la sua voce grossa sulla potenza di fuoco degli eredi dell’Armata Rossa. […] E quindi, in alto i cuori, con espedienti retorici che legano due eventi tra loro così diversi. […]
Fino a qui tutto bene. Poi arriva la seconda parte. Con tanto di filo che cuce Stalingrado e Bakmut, solo per citare uno dei tanti campi di battaglia attuali. «Ora, purtroppo, vediamo che l’ideologia del nazismo nella sua veste contemporanea crea di nuovo minacce dirette alla sicurezza del nostro Paese. Di nuovo e sempre di nuovo siamo costretti a respingere l’aggressione dell’Occidente collettivo.
valigette nucleari con putin a stalingrado
Sembra incredibile, ma è un dato di fatto: ci minacciano nuovamente con i carri armati tedeschi Leopard, sul cui bordo ci sono le croci. E di nuovo si combatte nella terra ucraina contro i seguaci di Hitler , i banderiani ».
[…] Putin è considerato un maestro dell’obiniaki, una parola antiquata e quasi intraducibile, che significa parlare per allusioni, accennare a qualcosa senza affermarla. La frase che segue ne è una prova. «Coloro che trascinano Stati europei, inclusa la Germania, in una nuova guerra, coloro che contano di conseguire una vittoria contro di noi sul campo di battaglia, evidentemente non capiscono che una moderna guerra con la Russia sarà per loro ben diversa. Noi non inviamo i nostri carri armati verso i loro confini ma abbiamo qualcos’altro con cui rispondere. E non ci limiteremo all’uso dei mezzi blindati. Siamo sicuri della nostra vittoria. Tutti lo devono capire».Messa così, si potrebbe trattare anche di una velata minaccia nucleare. […]
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