Antonella Luppoli per Libero
oscar branzani
La sua presenza aumenta di circa cinque volte l' efficacia di una campagna pubblicitaria, favorisce un rapporto di fiducia e in un certo senso fa anche da garanzia: è l' influencer marketing.
Una figura che fa gola alle aziende, una professione che per molti giovani si sta rivelando una miniera d' oro. Si stima che, in tutto il mondo, il fenomeno aumenterà nel corso del 2017 di circa l' 84%. Perché? Ma cosa fa davvero un influencer nella sua vita? E come si fa a diventarlo?
Lo abbiamo chiesto ad Oscar Branzani, 27 anni, best digital influencer 2017 e anche imprenditore nel campo della moda.
Cosa vuol dire fare l' influencer?
«Vuol dire piacere alle persone per quello che si fa. Diventa influente un cantante, un calciatore, un politico. Chiunque abbia una specificità».
Si è avvicinato al mondo dei social con l' obiettivo di fare l' influencer?
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«No, ho aperto i miei profili così per gioco».
Quando ha iniziato a fare l' influencer e perché?
«A 16 anni sono andato via da casa e ho iniziato a fare il calciatore, ero di proprietà della Sampdoria ma giocavo in Serie B. L' idea di diventare influencer è arrivata dopo».
Quando?
«Circa 7 anni fa. Per due anni ho giocato in società che non navigavano in buone acque e così a un certo punto ho capito che non volevo più vivere nell' incertezza e ho deciso di investire sulla mia immagine, grazie ai soldi che avevo guadagnato».
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Il calcio quindi l' ha aiutata ad allargare il suo bacino di follower (seguaci) sui social?
«Sì, mi seguivano già perché magari erano tifosi o perché mi vestivo bene».
Si è pentito di aver lasciato il calcio?
«No, anzi. Vivo benissimo anche adesso».
Con il lavoro da influencer quindi si arriva a fine mese tranquillamente?
«Tranquillamente e abbondantemente».
Guadagna di più rispetto a quando faceva il calciatore?
«A volte sì, la differenza è che prima il mio guadagno era suddiviso in 12 mesi, ora invece dipende dai progetti».
Ma quanto guadagna per un post su Instagram?
«Dipende dalla campagna e dall' azienda: sul web si può guadagnare da 100 a 4000 euro. Io non faccio quasi mai un post e basta, mi piace sposare un progetto e farlo mio dall' inizio alla fine».
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La sua è stata una scelta coraggiosa, si sente fortunato?
«Devo ammettere che ho rischiato in un ambito che conoscevo perché sono nato in una famiglia di commercianti. Si è sempre parlato di moda a casa mia. Sontén nasce dalla mia volontà di volermi mettere alla prova e le cose stanno andando bene, per fortuna.
Quest' anno abbiamo fatto anche la linea uomo e la linea curvy. L' idea è stata quella di provare a fabbricare un prodotto, non solo di sponsorizzarlo. Così ho deciso di fare costumi, mia madre ha avuto per 30 anni un negozio di intimo e mare che poi a causa della crisi è stata costretta a chiudere».
Lei è influencer e imprenditore allo stesso tempo, cos' è più appagante?
«Entrambe le cose. Faccio tutto in casa, così risparmio (ride, ndr)».
Segue qualche esempio tra gli influencer?
«Apprezzo tra i cantanti The Weeknd' s (il fidanzato di Selena Gomez, ndr) e tra gli attori Ryan Gosling e Brad Pitt».
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E in Italia?
«Mi ispiro ai calciatori, venendo da quel mondo. E poi apprezzo più le aziende che i personaggi: mi piacciono ad esempio Missioni e Puma».
Da imprenditore, quanto conta affidare i propri prodotti a un influencer?
«Moltissimo. C' è tanta competizione sul mercato e soprattutto ormai è molto usato lo shopping on line. Questo vuol dire che occorre essere presenti sulla rete per farsi comprare dagli utenti. L' influencer inoltre instaura con i suoi follower un rapporto di fiducia, quindi fa da garanzia al prodotto».
Tra i colleghi influencer, a chi affiderebbe i suoi costumi?
«Non so, forse a qualche modello tipo Francisco Lachowski».
A Mariano Di Vaio li darebbe?
«Perché no Lo stimo molto. Mi piacerebbe estendere il mio mercato a livello internazionale, quindi magari avere un influencer americano».
A proposito di influencer noti, Chiara Ferragni condivide la vita con i suoi follower al 100%. Lo farebbe?
«Sono scelte. Chiara ha sempre detto che è diventata quello che è oggi grazie alla condivisione. Io alcune cose preferisco tenerle per me».
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La prima azienda con cui ha lavorato?
«Lozza, un marchio di occhiali. E la birra Corona».
Di recente ha vinto il premio Best Digital Influencer 2017, secondo lei perché?
«Tecnicamente per i miei numeri sui social (oltre 1 milione di follower sui social e 15 milioni di visualizzazioni settimanali al profilo Instagram, ndr), per me rappresenta invece un riscatto dopo anni di sacrifici».
Quanto conta l' immagine nel suo lavoro?
«Molto. Anche se da quando faccio anche l' imprenditore non ho così tanto tempo per fare attività fisica».
Ma c' è corrispondenza tra il suo modo di essere e la sua immagine?
«Sì e credo che sia così per tutti. I social mostrano la verità e a lungo andare ti smascherano».
Ma la prima volta che è tornato a casa e ha detto ai suoi genitori che faceva l' influencer loro cosa hanno detto?
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«Erano contenti, perché mi hanno visto felice. Devo ammettere che mi è spiaciuto un po' per mio papà che credeva molto nelle mie capacità calcistiche ma alla fine ha capito la mia scelta».
Se un 16enne venisse da lei a chiederle cosa fare per diventare influencer, come risponderebbe?
«Compra un biglietto e vai in America, impara l' inglese e inizia a investire su di te».
Ma come si fa ad emergere sui social?
«Sicuramente la fortuna gioca una carta importante per chi vuole emergere sui social, ma non basta. Bisogna sapersi raccontare e senza maschere. Essere se stessi. Nel caso di Instagram, il mio social preferito, bisogna avere la passione per la fotografia e saper scattare una buona foto mai scontata ma di gusto e che possa attirare l' interesse di più persone».
Esistono siti dove si possono comprare follower, like e commenti. Ha mai pensato di usarli?
«Per fortuna non ne ho mai avuto bisogno. Comunque le agenzie e le aziende hanno tutti gli strumenti per capire chi è un vero influencer e chi no.
Chi usa questi metodi viene scoperto subito».
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