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    “IL TRAILER DI CHECCO ZALONE È ISTIGAZIONE AL RAZZISMO” - PENSAVATE CHE L’ONDATA DI INDIGNAZIONE PER “IMMIGRATO” FOSSE FINITA? VI SBAGLIAVATE. DOPO UNA SETTIMANA SI SVEGLIA PURE IL CIR, IL CONSIGLIO ITALIANO DEI RIFUGIATI, CHE COSÌ SI FA UN PO’ DI PUBBLICITÀ: “NON È UNA PROVOCAZIONE, È UNA GIUSTIFICAZIONE DEL RAZZISMO” – VIDEO


     
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    Goffredo De Marchis per www.repubblica.it

     

    CHECCO ZALONE CHECCO ZALONE

    Ben più pesante delle polemiche social (immancabili), dei dubbi di alcuni, della difesa di Enrico Vanzina, arriva il giudizio del Consiglio italiano dei rifugiati. "Il trailer di Checco Zalone per il nuovo film? Quella non è una provocazione.

     

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    E' una giustificazione del razzismo, direi quasi un'istigazione al razzismo". Sono parole di Roberto Zaccaria, ex numero uno della Rai, costituzionalista, più volte parlamentare del Pd, oggi presidente del Cir Consiglio italiano dei rifugiati), nel cui board, come direttore, siede anche il prefetto Mario Morcone, già capo di gabinetto di Marco Minniti al Viminale, uno dei massimi esperti italiani d'immigrazione.

     

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    Fare il nome di Checco Zalone è un modo sicuro per avere un po' di pubblicità. Basta parlarne, nel bene o nel male. Il suo ultimo film "Quo Vado?" è uscito tre anni fa, il primo gennaio del 2016. Sono andati fisicamente a vederlo nei cinema 9,5 milioni di persone per un incasso record di 66 milioni.

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    Zalone, con il suo talento e la sua comicità politicamente scorretta, è l'unica gallina d'oro del cinema italiano e di quello che gli ruota intorno: sale, distribuzione, maestranze. Il resto è un disastro, tanto che nel 2018 sono stati staccati più biglietti per il teatro che per il grande schermo. Ma quando un film di Zalone esce traina anche le altre produzioni italiane e tutti sono più felici. "Il grande successo mi sembra un'aggravante, purtroppo", commenta Zaccaria.

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    Il presidente del Cir ha visto sui siti e in tv il trailer del nuovo film di Zalone, "Tolo Tolo", che esce il primo gennaio. Della trama si sa ben poco. Si parla certamente di immigrazione, è stato girato anche in Africa, c'è una particina persino per il politicamente correttissimo Nichi Vendola, bersaglio di una straordinaria imitazione di Zalone. Ma da qualche giorno, sul web e in tv, gira il promo del film: una canzone in stile Celentano che si intitola "Immigrato". E' già supercliccata. Spicca nella homepage di Youtube.

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    L'extracomunitario viene dipinto con ironia come onnipresente nelle nostre vite: chiede spiccioli, pulisce i vetri e non ci lascia mai in pace. Alla fine ruba la moglie a Zalone infilandosi nel loro letto. Zaccaria ne deve aver parlato in giro, indignato, anche con gente dello spettacolo visto che la sua compagna è Monica Guerritore.

     

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    L'ex presidente della Rai è rimasto colpito in particolare dalla scenetta finale, con lo straniero coricato insieme alla consorte del comico. "Continuano a ripetermi: ma guarda che è satira, è un ribaltamento dei luoghi comuni. Io non credo proprio".

     

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    Per il capo del Cir "la satira è un'altra cosa, si rivolge contro i potenti e il potere in generale, non contro i soggetti più deboli". E aspettare di guardare il film prima di giudicare, presidente? "Certo, andrò al cinema. Vediamo se la morale è diversa dal trailer. Ma sa una cosa? Sono convinto che rideranno molto di più coloro che pensano che l'immigrazione sia un grave problema, che condannano l'invasione rispetto a chi sostiene una forma regolare di accoglienza".

     

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    Solo la visione della pellicola o un intervento dello stesso Zalone può smentire l'impressione del presidente del Consiglio rifugiati. Una onlus che lavora da anni con gli Sprar soprattutto a Catania, in Puglia, a Roma, in Veneto e a Badolato, lo storico punto di accoglienza dei curdi. Ha sportelli per l'assistenza legale in tutta Italia. Un ufficio a Tripoli dal 2008 e uno in Tunisia, le basi di partenza dell'immigrazione verso l'Italia. "Ho letto su Huffington post una ricostruzione di Giuliano Cazzola - dice Zaccaria - che ricordava come nei cabaret della Germania di Weimar si suonavano canzoncine ironiche sugli ebrei. Poi sappiamo come è finita. Ecco, il momento storico non mi sembra il più adatto per fare comicità su rifugiati e stranieri".

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