Carlo Bertini per "la Stampa"
salvini renzi
Ad una settimana dall' inizio delle ostilità in aula sul ddl Zan, le certezze sono poche, tantomeno quella che si riuscirà ad andare avanti nel Vietnam parlamentare. Una cosa è certa: Italia Viva non chiederà voti segreti, lasciando fare il lavoro sporco alla Lega.
La seconda certezza è che Renzi (protagonista di un altro scontro con Fedez), presenterà gli emendamenti. Ma attenzione, l' ex premier ha già pronta la contromossa: «Presenteremo gli emendamenti di Iv al ddl Zan per segnare la nostra posizione, ma quando sarà il momento potremmo ritirarli per non farli votare», spiegano i renziani in Senato.
Tradotto, Renzi non finirà per passare come quello che fa cadere per mano sua il Ddl Zan. Anche perché la guerra mediatica impazza: il renziano Luciano Nobili posta un insulto contro Scalfarotto di una esponente dem laziale e Letta subito la espelle dal Pd. Sui social il tema tiene banco da giorni.
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Ma ci penserà il Carroccio a fare la guerra, con centinaia di richieste di voti segreti e ogni forma di ostruzionismo. «Noi cerchiamo un accordo, se non si potrà fare, daremo battaglia con tutti gli strumenti concessi dal regolamento», conferma un dirigente leghista. «Da Ostellari è arrivata una buona proposta», dice Renzi puntando ancora all' intesa in extremis.
Ma di fronte al niet di Pd e M5s a trattare, si profila pure il fantasma di un rinvio, che di fatto aprirebbe nuovi spazi per una mediazione: nei corridoi del Senato non viene escluso nulla. E poiché per tutti i contendenti la partita potrebbe rivelarsi a doppio taglio e nessuno ha la vittoria in tasca, niente di più facile che, aperta il 13 la discussione generale e concessa una settimana fino al 20 luglio per la presentazione degli emendamenti in aula, la partita poi entri nel vivo solo a fine mese.
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A quel punto, dopo i primi giorni di battaglia, con migliaia di emendamenti ostruzionistici della Lega e altrettanti voti segreti richiesti, le parti potrebbero essere indotte a una tregua: sulla spinta dei tre decreti in scadenza in agosto che potrebbero impegnare l' aula fino alla pausa estiva. Lo ammettono anche i dem più smaliziati. E in ogni pausa delle ostilità si infileranno i pontieri per provare a trattare.
I dem non capiscono l' atteggiamento di Renzi, se non come il segnale di uno spostamento a destra, non escluso dal capogruppo leghista Molinari («cosa nascerà con Iv lo si vedrà...»). Nel gruppo Pd notano che «Renzi avrebbe potuto proporre la mediazione a noi e sarebbe stato diverso». Magari si farà sotto più avanti, quando sarà chiaro che le modifiche chieste dalla Lega non avranno numeri senza i suoi voti. Le tante assenze in aula su un tema scivoloso potrebbero cambiare le carte in tavola. Insomma, non è detto che i giallorossi vadano sotto nei voti segreti.
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Questo pensano i dem più ottimisti, che però al loro interno scontano le prime defezioni ideali: di senatori che esprimono il loro dissenso garantendo però di votare il Ddl Zan per disciplina. Come l' ex ministra Valeria Fedeli, che si sfila con sdegno dalla lista ipotetica di una ventina di «franchi tiratori» pronti a votare contro nel segreto dell' urna. Idem per la collega Valeria Valente, mentre il piemontese Mino Taricco - di fede lettiana - non assicura nulla, ed esprime pubblicamente il suo parere contro l' uso in questo contesto del termine «identità di genere», augurandosi un accordo. Non è il solo: nelle riunioni di gruppo alcuni si sono già espressi a porte chiuse e altri lo hanno fatto pubblicamente. E si teme che di qui a una settimana, ne vengano allo scoperto altri.
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