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    AIUTO: RAMPINI SI È TRASFORMATO IN SEVERGNINI – ORA ANCHE LUI INONDA IL “CORRIERE” DI PAGINATE DEI SUOI INCONTRI PERSONALI CON I LEADER. OGGI TOCCA A OBAMA ESSERE PROTAGONISTA DEI RACCONTI EGO-MANI DEL GIORNALISTA: “L’HO INCONTRATO DUE VOLTE, MA L’INTERVISTA CHE RICORDO CON PIÙ GUSTO E INVIDIA E QUELLA DI MIO FIGLIO JACOPO, ATTORE. EBBE UN CONTATTO PIÙ INTIMO E MOLTO CONVENZIONALE. FACEVA IL CAMERIERE E LA SERA DEL 10 MARZO 2017 FU…”


     
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    Estratto dell’articolo di Federico Rampini per il “Corriere della Sera”

     

    FEDERICO RAMPINI FEDERICO RAMPINI

    Il mio ricordo più imbarazzante su Barack Obama risale agli ultimi mesi della sua presidenza. Lo seguii al G20 di Hangzhou il 2 settembre 2016, nell’antica capitale cinese della seta resa celebre da Marco Polo.

     

    La presidenza cinese [...] orchestrò un dispetto all’ospite americano. Quando l’Air Force One atterrò sulla pista, c’erano telecamere di tutti i network mondiali per riprendere il leader che si affaccia allo sportello del Jumbo 747 e scende dalla scaletta. [...] Quella volta lo sportello non si aprì.

     

    obama xi jinping obama xi jinping

    [...] Passavano i minuti, molti, e lo sportello rimaneva chiuso. Il comandante dell’Air Force One non poteva aprirlo: il personale di terra dell’aeroporto non forniva una scaletta abbastanza alta per arrivare al «muso» del Jumbo. [...] Alla fine si vide in movimento sulla pista una scaletta, ma troppo bassa. La misero davanti all’uscita di servizio, sotto la coda, praticamente al «sedere» del Jumbo.

     

    Passò altro tempo in trattative febbrili tra americani e cinesi. Vinsero i padroni di casa che controllavano la logistica del cerimoniale di Stato. Obama dovette, per la prima volta nella storia dei viaggi ufficiali, uscire dal retro dell’Air Force One, alla chetichella, in una zona oscurata sotto i motori, invisibile alle telecamere che lo avevano atteso dall’uscita d’onore. [...] Quel giorno Xi Jinping aveva umiliato il leader americano. [...]

     

    […] Ho intervistato Obama due volte. La prima il 17 ottobre 2016 quando lui accolse alla Casa Bianca l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi […]. […]

    OBAMA E XI JINPING OBAMA E XI JINPING

     

    La […] seconda intervista mi rimane impressa per la sincerità. Dicembre 2020. Era ormai un ex presidente da quattro anni, il periodo trumpiano si era appena concluso con la vittoria di Biden.

     

    «Fare il presidente degli Stati Uniti — mi disse Obama — è come partecipare a una gara di staffetta. Prendi il testimone da chi ti ha preceduto: alcuni erano degli eroi, altri erano al di sotto dell’ideale. Se corri al meglio delle tue forze, quando passi il testimone la nazione o il mondo saranno un po’ meglio di prima».

     

    matteo renzi barack obama matteo renzi barack obama

    Questa descrizione era tipica del personaggio, consapevole dei propri limiti e dei limiti della politica in generale; un uomo capace di osservare se stesso e l’America quasi dall’esterno, con distacco, disincanto. […] La destra lo scherniva come «il presidente che girava il mondo a scusarsi per le colpe dell’America» […]. A sinistra contro di lui c’è una lunga litania di lamentele.

     

    L’ala socialista del partito democratico non gli perdonò mai i salvataggi dei banchieri nella crisi del 2008. Black Lives Matter e gli intellettuali dell’estremismo antirazzista lo accusavano di «non essere nero abbastanza». […]

     

    Nella deriva sempre più intollerante della woke culture , Obama ha una macchia: governò da moderato. Una volta pensionato, non gli giova di avere accumulato un patrimonio di 70 milioni con il successo dei libri; e di frequentare troppe celebrity multimilionarie, da Richard Branson a Bruce Springsteen. Resta il fatto che nella sinistra dei campus universitari non va giù la saggezza di Obama che mi parlava così: «La democrazia funziona se ti siedi attorno a un tavolo con persone che non la pensano come te, e cerchi di convincerli. Se non ci riesci, accontentati di quello che ottieni. Perché in una nazione pluralista, nessuno mai ottiene tutto quello che vuole».

     

    federico e jacopo rampini federico e jacopo rampini

    Ma l’intervista con Obama che ricordo con più gusto — e invidia — è di un altro Rampini: mio figlio Jacopo, attore, ebbe con lui un contatto più intimo e molto meno convenzionale. All’inizio della sua carriera, Jacopo per mantenersi fece anche il cameriere. La sera del 10 marzo 2017 fu lui a doversi occupare di Barack, Michelle e Malia. Il ristorante dove lavorava, Via Carota al West Village di New York, ha due chef donne che ne hanno fatto un magnete di celebrità: attori, cantanti.

     

    federico rampini fa la maratona federico rampini fa la maratona

    Quando seppero che dovevano arrivare gli Obama, fu allarme rosso. Le chef proprietarie decisero di affidare a Jacopo la «gestione» esclusiva di quei tre clienti particolari, forse perché bisognava avere i nervi saldi come su un palcoscenico. […]

     

    A Via Carota il Secret Service si era presentato due ore prima: ispezione dei luoghi, interrogatorio delle proprietarie. Non bisognava chiudere il locale al pubblico perché gli Obama non vogliono perturbare la vita degli altri. Però: saletta separata, accesso diretto dalla strada, corridoio riservato per portare i piatti dalla cucina sul loro tavolo, sotto lo sguardo vigile di sei guardie del corpo.

     

    Nonostante le cautele, quando si è sparsa la voce che c’erano gli Obama, nelle altre sale del ristorante è scattata la standing ovation in loro omaggio. Dentro la saletta l’intimità era totale: papà mamma e figlia, più le ripetute visite di Jacopo. «Sarò il vostro cameriere stasera, posso illustrarvi i piatti del giorno?». Il resto della conversazione è riservato: i camerieri hanno una deontologia severa. Ho saputo solo qualche dettaglio. Come in tutte le famiglie dei nostri tempi, la figlia parla e i genitori ascoltano.

     

    jacopo rampini jacopo rampini

    Malia ha colpito Jacopo per la buona educazione; Michelle perché la più calorosa, empatica; Barack perché ha le idee chiare fin dall’inizio, anche sulla lista dei vini, e non aspetta i consigli del cameriere. Che comunque gli ispirava fiducia «perché italiano». Barack lasciò una mancia che è il doppio della media americana, già generosa. In famiglia conserviamo la foto incorniciata di quella ricevuta con la firma del 44esimo presidente.

    OBAMA E RENZI OBAMA E RENZI LA VIGNETTA DI GIANNELLI CHE CITA DAGOSPIA: RENZI GIOCA A FLIPPER A RIGNANO CON OBAMA LA VIGNETTA DI GIANNELLI CHE CITA DAGOSPIA: RENZI GIOCA A FLIPPER A RIGNANO CON OBAMA VIGNETTA DI VAURO SU FEDERICO RAMPINI VIGNETTA DI VAURO SU FEDERICO RAMPINI jacopo rampini jacopo rampini

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