
CAFONAL! - DIMENTICATE I GRANDI MATTATORI, ANGELO MELLONE È CAPACE DI SPETALARE FIORELLO IN 15…
“CARLO CONTI HA TENTATO A SANREMO UN’OPERAZIONE DEMOCRISTIANA: LA DISCONTINUITÀ NELLA CONTINUITÀ, UNO DI QUEI SALTI TRIPLI CHE DIFFICILMENTE RIESCONO” - ALDO GRASSO: “C’E’ STATA LA VOLONTÀ DI MARCARE UNA DIFFERENZA FORTE DALLE ANNATE PRECEDENTI. IL RESET DEL GRUPPO DI LAVORO È STATO COMPLETO: AUTORI, REGIA, SCENOGRAFIA, DOPOFESTIVAL, MAESTRO. L’IMPATTO ESTETICO DEL CAMBIO DI ROTTA SI AVVERTE FORTE IN UNA SCENOGRAFIA PIÙ SQUADRATA E L’USO PIÙ CONTEMPORANEO DELLE LUCI. SI CHIEDE ANCHE L’AIUTO DEL PUBBLICO CON I BRACCIALETTI, STILE VILLAGGIO TURISTICO. POI PERÒ, GRATTA, GRATTA...IL FESTIVAL APPARE PIÙ VECCHIO DI QUELLO CONDOTTO DA AMADEUS. PS: CON TUTTO IL BENE CHE SI VUOLE A JOVANOTTI, PERCHÉ QUANDO PARLA SEMBRA PAULO COELHO?”
Estratto dell’articolo di Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”
[…] mi sono rimasti nella penna (che metafora sfiatata!) ancora alcuni rilievi sul Festival di Sanremo. Cominciamo con un paradosso […] Forse per la presenza fra gli autori di Giancarlo Leone (figlio di), Conti ha tentato la classica operazione democristiana: la discontinuità nella continuità, uno di quei salti tripli che difficilmente riescono (e infatti la Dc è sparita, peccato!).
La prima sensazione è quella che ci sia stata la volontà di marcare una differenza forte dalle annate precedenti. Il reset del gruppo di lavoro è stato completo: autori, regia, scenografia, dopofestival, maestro. L’impatto estetico del cambio di rotta si avverte forte in una scenografia più squadrata, senza le linee ricurve della tradizione di Gaetano Castelli, con anche una strizzata d’occhio ai palchi dei grandi talent musicali («X Factor» su tutti) e si intuisce anche dall’uso più contemporaneo delle luci […]
Il nuovo (si fa per dire) immaginario sanremese pesca in modo sincretico dall’universo pop, chiedendo anche l’aiuto del pubblico con i braccialetti, stile villaggio turistico. Poi però, gratta, gratta... È come se il cambiamento si ritorcesse su sé stesso e il Festival apparisse più vecchio di quello condotto da Amadeus.
La scelta musicale è completamente in linea con le edizioni passate (con la tradizione festivaliera, dove primeggia sempre la parola «amore»), con una preferenza per […] quelle canzoni melodiche, emotive, piene di sentimento, persino di momenti edificanti. Come ha sottolineato il linguista Lorenzo Coveri ci sono «poche parolacce, pochi disfemismi qua e là», «una certa omogeneità, legata probabilmente al fatto che un gruppo ristretto di autori firma una buona parte delle canzoni» e soprattutto «niente scandali».
fiorello in giorgio armani e amadeus in gai mattiolo
Con tutto il bene che si vuole a Jovanotti, ma la sua è stata una grande esibizione? Sì. Ha portato energia in un mortorio, la sua presenza è una scossa di adrenalina, il suo inesorabile vitalismo è contagioso. Ma perché quando parla sembra Paulo Coelho?
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