Estratto dell'articolo di Stefano Pancini e Silvia Senette per il “Corriere della Sera”
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Reinhold Messner, il «re degli ottomila», spodestato dal trono a 79 anni. A far tremare la corona del sovrano indiscusso della scalata è il prestigioso Guinness world records che, nell'edizione 2024 del celebre libro dei primati, ha tolto all'alpinista di Bressanone il titolo mondiale, in base alle ricerche di un giornalista tedesco del settore. Eberhard Jurgalski avrebbe dimostrato che Messner «non ha scalato tutti i 14 ottomila»: nel 1985, con il compagno di scalata Hans Kammerlander, di Bolzano, avrebbe «mancato la vetta dell'Annapurna», secondo Jurgalski.
La notizia, un vero tsunami sul mondo dell'alpinismo, è trapelata ieri e la decisione deriva dalle nuove linee del Guinness secondo le quali, per essere riconosciuta come una scalata record, la «vera vetta» deve essere raggiunta a piedi e in modo verificabile .
HANS KAMMERLANDER E REINHOLD MESSNER
Secondo Jurgalski, a soli cinque metri dalla cima del massiccio montuoso himalayano, situato nel Nepal centrale, Messner avrebbe abbandonato l'impresa. Non è lui, dunque, il primo alpinista ad aver scalato tutti i 14 ottomila senza il supporto di ossigeno supplementare: al suo posto, nel nuovo Guinness world records book, c'è lo statunitense Edmund Viesturs.
Una novità che Reinhold Messner, 79 anni compiuti il 17 settembre, non accoglie certo a cuor sereno. «Sciocchezze — commenta a botta calda —. È ridicolo». Bolla le rivelazioni del giornalista tedesco come «invenzioni per lucrare sulla mia schiena».
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«So perfettamente quale mirabolante impresa abbiamo compiuto io e Kammerlander nell'aprile del 1985: nessuno potrà portaci via quel che è nostro. Se qualcuno è salito sull'Annapurna per primo di certo siamo stati io e Hans».
Lo scalatore più famoso del mondo minimizza l'accaduto ricordando che «l'alpinismo non si fa per il Guinness. Non ho fatto quel che ho fatto per stabilire un primato: il mio alpinismo non conosce record, la meta non è la vetta ma il sentiero. Mi possono togliere quello che vogliono: io so che cosa ho fatto — commenta —. A me è sempre importato dell'esperienza umana e dell'avventura vissuta. Non ho mai cercato di essere nel libro dei Guinness: non ho mai rivendicato nessun record, perciò non mi possono disconoscere nulla».
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[…] La tesi di Jurgalski è, dunque, «tutta un'invenzione fatta per lucrare sulla mia schiena», sbotta Messner.
«Chiunque s'intenda di alpinismo non metterebbe mai in dubbio la nostra impresa. […]
È talmente sciocco pensare che chi ha scalato una parete da quattromila metri si fermi prima di compiere i restanti cinque che lo separano dalla vetta... Ancora una volta viene usata la mia persona e il mio nome per farsi importanti».
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