Marco Zonetti per Dagospia
fabio fazio con matteo renzi nel 2013
Da settimane assistiamo a un pianto insistente e uggioso in merito alle sorti di Fabio Fazio, di Massimo Gramellini, di Report, del suo spostamento in altra serata e così via. Ma nessuno sottolinea come, anni fa, gli stessi personaggi - oggi considerati martiri immolati in olocausto sull'altare del repulisti meloniano in Rai - fossero stati protagonisti di un simile stravolgimento durante un'altra occupazione politica della Tv pubblica, quella avvenuta in era renziana. E sorprendono, se non inquietano, le analogie su quanto sta succedendo oggi, benché all'epoca fossero state assai meno sottolineate dalla stampa.
giovanni floris
Uno dei personaggi più illustri a lasciare in polemica la Rai nel 2014, dopo dodici anni alla guida di Ballarò, fu per esempio Giovanni Floris, protagonista di un battibecco con Matteo Renzi in piena campagna elettorale per le elezioni europee di quell'anno.
Le dinamiche dell'addio di Floris alla tv pubblica nove anni fa risultano incredibilmente speculari a quelle dell'abbandono di Fabio Fazio quest'anno: le richieste economiche del giornalista di origine sarda (anch'egli rappresentato come Fazio dall'agente Beppe Caschetto), non incontrarono i favori dell'azienda e quello fece armi e bagagli per andarsene a La7 (con contratto ancor più sostanzioso), asserendo di non sentire più la fiducia della tv pubblica nei suoi confronti.
DARIA BIGNARDI RENZI
Al suo posto, al timone di Ballarò, approdò il giornalista Massimo Giannini che durò come il proverbiale gatto in tangenziale. L'anno dopo, infatti, nel settembre 2015, l'allora premier Renzi - in polemica perpetua con la linea politica ed editoriale del programma - parlò di "talk show del martedì che fanno meno ascolti della replica numero 107 di Rambo".
Una sentenza di morte che segnò l'ultima stagione di Ballarò, cancellato definitivamente nel 2016 dall'allora direttrice di Rai3 Daria Bignardi in quota renziana, decretando il ritorno di Giannini alla carta stampata e alle ospitate da prezzemolino televisivo. Immaginatevi cosa succederebbe se una cosa simile la pronunciasse Giorgia Meloni in merito a #Cartabianca e il programma di Bianca Berlinguer venisse chiuso nella stagione successiva...
SIGFRIDO RANUCCI MILENA GABANELLI
Ma abbandoniamo i "what if" e concentriamoci sui fatti realmente accaduti. Nel 2016 l'allora direttrice di Rai3 Daria Bignardi effettuò un'operazione che, se fosse perpetrata dall'assetto odierno a Viale Mazzini, scatenerebbe così tante polemiche da far accorrere anche i caschi blu dell'Onu.
In soldoni, Bignardi spostò senza mezzi termini Report dalla prima serata della domenica a quella del lunedì (senza che nessuno eccepisse). E chi prese il posto di Report la domenica sera? Ma nientemeno che la "Santa Maria Goretti" Fabio Fazio, il cui Che tempo che fa - che prima andava in onda in access prime time - fu allungato per occupare tutta la prima serata domenicale e gran parte della seconda. In altre parole, Fazio spodestò Report (e Presa Diretta di Riccardo Iacona, anch'esso trasferito il lunedì); ma qualcuno ricorda barricate al riguardo?
RENZI BIGNARDI 6.23
C'è di più. All'epoca, Che tempo che fa andava in onda sia il sabato sia la domenica in access prime time. Con l'allungamento nella prima serata domenicale, la puntata del sabato fu cancellata per essere sostituita da un nuovo programma, Le parole della settimana, al cui timone fu collocato Massimo Gramellini, già ospite fisso di Fazio e promosso da Daria Bignardi alla conduzione.
Giova ricordare che sia Gramellini, sia Bignardi, sia Fazio sono tutti e tre rappresentati dal solito agente Beppe Caschetto. Della cui scuderia fa parte anche l'altra "martire" odierna Lucia Annunziata, il cui programma pomeridiano domenicale durante l'era Bignardi a Rai3 fu allungato. Qualcuno ai tempi eccepì? Non ci pare.
MASSIMO GIANNINI ADDIO BALLARO'
Sempre a proposito di Report, nell'era renziana a Viale Mazzini se ne andò dalla Rai Milena Gabanelli, nome sacro dell'approfondimento per 35 anni in forza alla tv pubblica, causa rottura con l'allora direttore generale Mario Orfeo. In sostegno della giornalista si schierarono a spada tratta il Fatto Quotidiano di Marco Travaglio, che lanciò addirittura una petizione per riportarla - invano - in Rai, e il M5s in Commissione di Vigilanza all'epoca presieduta da Roberto Fico. "Le priorità del braccio destro di Renzi (Orfeo, ndr) sono state altre" dichiararono i parlamentari pentastellati, "soprattutto rispetto al comparto informazione, parliamo dei nuovi contratti a Vespa e Fazio.".
daria bignardi invasioni renziane
Corsi e ricorsi storici, direbbe Giambattista Vico; cambiano i governi, i presidenti del Consiglio, gli schieramenti politici, centro, sinistra, destra, ma i meccanismi attorno ai quali ruota la Rai restano sempre immutati. E soprattutto certi nomi. Bruno Vespa, uno su tutti, docet.
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