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    NO, IN CULO NO! - AUMENTANO LE PROTESTE PER L’USO DEI TAMPONI ANALI DA PARTE DELLA CINA PER CHI ARRIVA DALL’ESTERO - STATI UNITI, COREA DEL SUD E GERMANIA HANNO ESPRESSO PREOCCUPAZIONE - IL GIAPPONE HA CHIESTO UNO STOP ALLA PROCEDURA: “ESSERE SOTTOPOSTI A TAMPONI ANALI PROVOCA NEI NOSTRI CITTADINI UNA GRANDE SOFFERENZA PSICOLOGICA


     
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    Caterina Galloni per https://www.blitzquotidiano.it

     

    TAMPONE ANALE IN CINA TAMPONE ANALE IN CINA

    Nonostante le crescenti proteste internazionali la Cina ha ampliato l’uso di tamponi anali per lo screening del Covid-19. Chiunque arrivi dall’estero a Pechino dovrà sottoporsi alla procedura. Un membro dello staff di un dipartimento di controllo delle epidemie di Pechino ha annunciato ai media statali cinesi che a tutti gli arrivi internazionali nella capitale potrebbe essere ordinato di sottoporsi al test eseguito da personale sanitario, sebbene non siano obbligatori per tutti. 

     

    A Shanghai, ad esempio, i viaggiatori provenienti da regioni ad alto rischio e coloro che arrivano su aerei con almeno cinque casi positivi devono sostenere una serie completa di test, compresi i tamponi anali. Gli Stati Uniti, il Giappone, la Corea del Sud e la Germania hanno espresso preoccupazione per i test, sebbene la Cina abbia già smentito in passato di aver chiesto anche a diplomatici Usa di sottoporsi al tampone anale.

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    Il Giappone in particolare ha chiesto uno stop alla procedura per i giapponesi che arrivano in Cina. Il segretario del governo giapponese Katsunobu Kato ha affermato: “Essere sottoposti a tamponi anali provoca nei nostri cittadini una grande sofferenza psicologica”. Nel corso di una conferenza stampa, Kato ha aggiunto di non aver ricevuto da Pechino alcuna risposta in merito e ha precisato che continuerà a insistere sulla richiesta fin quando la procedura non sarà interrotta.

     

    “Alcuni giapponesi hanno riferito alla nostra ambasciata in Cina di essere stati sottoposti a tamponi anali, il che ha provocato una grande sofferenza psicologica”. La metodologia è stata adottata da Pechino da circa un mese, ed è unanimemente accettata anche se in Europa è a discrezione degli stati poiché le tracce del coronavirus rimarrebbero più a lungo nel canale rettale.

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