DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Maurizio Ricci per repubblica.it
giorgia meloni by istituto lupe
La tentazione è di portarsi avanti e scrivere fin d'ora un articolo che verrà buono la prossima primavera. Titolo: “L'Europa ci pugnala alle spalle”. Sopra il titolo, l'occhiello recita: “Durissima nota di Palazzo Chigi contro la Bce”. Sotto il titolo, il sommario spiega: “Il rifiuto di Christine Lagarde a interventi per puntellare i titoli italiani contro la speculazione scatena la reazione del governo Meloni. Tajani: Cosa fa Gentiloni?. Salvini: Se l'Europa è questa, ne facciamo a meno. Intanto lo spread sfonda quota 350”.
Il rischio che il lavoro si riveli inutile e l'articolo carta straccia è assai basso. Il centrodestra viene dato sicuro vincente alle prossime elezioni, le pulsioni dentro alla coalizione risulteranno ingovernabili anche per un eventuale ministro del Tesoro Giorgetti, il niet di Francoforte è, di fatto, già scritto nelle carte.
BERLUSCONI SALVINI MELONI - MEME
Lo scontro, insomma, è inevitabile. Sarà, infatti, la flat tax al 15 per cento per tutti o la potatura dell'Iva in tempi di recessione o un'altra quota 41 per le pensioni, ma le prime avvisaglie di campagna elettorale già segnalano che l'assalto al bilancio dello Stato, alla faccia di disavanzo e debito, è nel Dna del centrodestra. Tanto più, in quanto la prossima manovra finanziaria coinciderà, probabilmente, con un momento difficile dell'economia.
Guido Crosetto, un ascoltato consigliere della Meloni, già invoca il sostegno dell'Europa nei prossimi mesi. D'altra parte, se prima Conte e poi Draghi hanno potuto varare aiuti e sussidi a pioggia, con il beneplacito dell'Europa, perché Meloni no? Il problema è che Conte doveva superare la pandemia, Draghi i ricatti di Putin sul gas, nel momento in cui tutti i governi europei fronteggiavano le stesse emergenze e le misure adottate sono sempre state eccezionali e temporanee.
giorgia meloni alla versiliana 2
Nell'agenda del futuro governo di centrodestra, invece, le proposte non hanno a che fare con le emergenze e sono pensate come permanenti. L'esempio più vistoso, ma non l'unico, è l'idea di alzare a mille euro (su tredici mensilità ovviamente) le pensioni minime, con cui Berlusconi ha deciso di aprire la sua campagna elettorale.
Qui, il problema non è se la misura sia giustificata o meno. Ma se ci possiamo permettere una riforma che costa 30 miliardi di euro l'anno, che nessuno sa dove trovare, se non con un buco in bilancio. E, qui, la traiettoria delle promesse del futuro governo si incrocia con le ultime iniziative del board della Bce con un risultato paradossale: lo strumento anti-spread, salutato con calore da tutti quelli che temono assalti della speculazione finanziaria sui mercati può rivelarsi un nido di serpenti. Forse, era meglio prima. In base alle regole precedenti, infatti, il caso Italia avrebbe seguito un percorso obbligato, ma chiaro.
Poniamo che il governo Meloni adotti la riforma Berlusconi delle pensioni minime, finanziandola in deficit. Il buco spaventa i mercati, lo spread esplode, Roma chiede aiuto alla Bce. Che interviene, insieme a Bruxelles, con il famigerato Mes, imponendo all'Italia precise condizioni: in buona sostanza, costringendo il governo italiano ad una marcia indietro sulle pensioni minime, per rientrare dal deficit. Sgradevole, capace di far infuriare metà classe politica italiana, ma non contestabile. Quelle erano le regole: se vuoi i soldi fai come diciamo noi.
Ora, però, non è più così. L'intervento anti-spread della Bce è “discrezionale”: Francoforte deve decidere se lo spread sale per colpa dei mercati o delle iniziative del governo. La cosa è sembrata un passo avanti, perché la flessibilità consente di evitare interventi-capestro e situazioni tipo Grecia dieci anni fa. Ma significa anche che la Bce deve giustificare questa sua discrezionalità e deve aspettarsi che venga contestata, magari con l'accusa – appunto – di pugnalare l'Italia alle spalle per vecchi pregiudizi o nuove convenienze. Mentre Francoforte ribatterà che lo spread esplode per le decisioni del governo italiano e non per l'instabilità dei mercati. Aspettiamoci polemiche roventi e anche qualche ultimatum. In fondo, il partito che rivendica apertamente l'abbandono dell'euro non è una bizzarria: nei sondaggi prende tanti voti quanti Matteo Renzi.
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