DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
LA SPESA PUBBLICA NON SUPERA GLI ESAMI
Estratto dell'articolo di Marcello Sorgi per la Stampa
La lingua batte ancora dove il dente duole: dopo quelle della Commissione europea è di nuovo la - fin troppo rallentata - attuazione del Pnrr il motivo di una severa raccomandazione del Fondo monetario internazionale, che ha di recente inviato in Italia una propria delegazione che ha incontrato, tra gli altri, il ministro dell'Economia Giorgetti, e il presidente della Corte dei Conti, chiamata ad esaminare l'andamento della spesa pubblica, ora che le prime rate dei fondi europei (presto la terza) sono cominciate ad affluire nelle casse dello Stato.
Il combinato disposto delle due analisi dice che l'economia italiana va meglio del previsto, ma potrebbe ancora migliorare se il ritmo della "messa a terra" dei progetti potesse accelerare, e non rallentare com'è accaduto dall'inizio del 2023. Le maglie nere dei settori di intervento spettano a sanità e scuola: proprio quelli in cui, dopo la pandemia, più forti erano le aspettative e più impegnativi gli annunci, connessi anche a prospettive di periodo medio-lungo come gli asili per politiche della famiglia.
Invece, in quest'ambito tutto è ancora (quasi) fermo. E la media di spesa, dopo essersi avvicinata nel 2022 al 13 per cento delle realizzazioni, è salita quest'anno solo di un punto. La Corte aggiunge che senza il Pnrr la crescita, valutata all'1,1 per cento, si ridurrebbe quasi di due terzi: e a partire da questo, che è motivo di allarme, chiede al governo di muoversi.
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giorgia meloni e raffaele fitto
ORA IL GOVERNO GETTI LA MASCHERA
Claudio Tito per la Repubblica
È ormai giunto il momento di mettere giù la maschera. Questo governo e la presidente del Consiglio hanno il dovere e la responsabilità di spiegare ai cittadini cosa intendano davvero fare. In particolare se credono ancora nelle riforme e nelle opportunità contenute nel Pnrr. Oppure se stiano lavorando per farlo fallire pensando così di far tramontare il progetto europeo. E di rivitalizzare i loro istinti primordiali.
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Il punto è proprio questo: nei ragionamenti e nelle riflessioni degli uffici che si occupano del Piano nazionale di ripresa e resilienza, a Roma e a Bruxelles, comincia a emergere sempre la stessa domanda. Che per quanto paradossale è comunque il sintomo di un profondo malfunzionamento o di una gigantesca ambiguità: il governo vuole i soldi del Pnrr o punta a farlo fallire?
Magari con il subdolo obiettivo di ricostruire la propaganda antieuropea in vista delle elezioni per il Parlamento Ue che si terranno l’anno prossimo. Più che un paradosso sarebbe un suicidio. Il modo perfetto per gettare gli italiani sul lastrico e il Paese nel novero dei “paria”. Ma i comportamenti della squadra meloniana conservano un livello di incertezza indecifrabile.
Pnrr Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
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