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    BATTAGLIA E COLPI BASSI IN VALTELLINA - CRÉDIT AGRICOLE ITALIA LANCIA UN’OPA SUL CREDITO VALTELLINESE. PREZZO? 10,50 EURO, CASH. UN PREMIO DI CIRCA IL 54% - CONTRO L’INVASORE FRANCESE, L’AD LOVAGLIO SI RADDOPPIA LO STIPENDIO, PORTANDO LA RETRIBUZIONE TOTALE A PIÙ DI 3 MILIONI DI EURO. CIÒ LO RENDE IL CEO DI BANCA PIÙ PAGATO D’ITALIA, ESCLUDENDO INTESA E UNICREDIT - COME SEMPRE LE VOLPI DEL MERCATO, COME DAVIDE SERRA, SI SONO GIÀ MESSE IN SALVO. SONO I PICCOLI INVESTITORI A CORRERE IL RISCHIO PIÙ GRANDE


     
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    Petrus Advisers Petrus Advisers

    L’ultimo ad agitarsi è Petrus Advisers, un piccolo e ai più sconosciuto hedge fund, che attacca Crédit Agricole forse perché deluso che nessun pretendente, oltre ai francesi, si sia fatto avanti con un’offerta concorrente che facesse partire una gara al rialzo.

     

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    Mentre la scadenza dell’Opa si avvicina (21 aprile) è guerra aperta tra i francesi e i vertici del Credito Valtellinese.

     

    La storia in breve: il 23 novembre 2020 Crédit Agricole Italia (parte del colosso mondiale Crédit Agricole, decima banca al mondo per attivo) lancia un’offerta pubblica di acquisto sulle azioni di Creval, di cui è già azionista dal luglio 2018 attraverso Crédit Agricole Assurances e con cui ha già una partnership nella bancassicurazione.

     

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    Prezzo? 10,50 euro. Un premio di circa il 54% sul prezzo medio che la banca aveva registrato negli ultimi 6 mesi e del 21,4% rispetto al prezzo delle contrattazioni il venerdì precedente. Con una particolarità che non si vedeva da anni: i 10,50 sono pagati cash, nessuno scambio azionario “carta contro carta”.

     

    Valutazioni molto “soggettive”

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    In primis gli hedge fund, che sono tra i principali azionisti di Creval, direttamente dagli uffici londinesi (Petrus, Hosking e Melqart) o dalle Isole Cayman (Altera), giudicano inadeguata l’offerta di CA Italia, formulando valutazioni iperboliche. Niente male per una banca che il 29 ottobre aveva toccato quota 5,85 (quasi la metà del prezzo di OPA di un mese dopo) e che non faceva registrare code agli sportelli per acquistarne le azioni.

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    In ogni caso oggi Creval vale circa il 15% in più dal punto di vista patrimoniale (P/TE) di  tutte le altre banche (Banco Bpm, Pop Sondrio, Bper) al momento impegnate nel risiko bancario.

     

    Orientarsi in questa selva di valutazioni non dev’essere facile, ma c’è un uomo che non ha molti dubbi. È l’ad di Creval Luigi Lovaglio. In due comunicati, diffusi rispettivamente il 14 gennaio e il 9 febbraio, ben prima del deposito del documento di offerta, Lovaglio aveva già espresso giudizi negativi sull’OPA facendo riferimento, ad esempio, a considerazioni ancora preliminari dei propri advisor e a quelle di alcuni analisti. Un fatto non solo inusuale ma anche potenzialmente irregolare.

     

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    Il 9 febbraio Creval ha poi comunicato i risultati di bilancio del 2020, con 113 milioni di utile netto, frutto di elementi straordinari e non ricorrenti e minori costi di svalutazione dei propri crediti rispetto a quanto hanno fatto tutti gli altri istituti di credito commerciali.

     

    Follow the money

    Ma il capolavoro Lovaglio lo ha compiuto con il suo stipendio. In piena emergenza Covid si è fatto riconoscere un superbonus che ha portato la sua retribuzione totale a più di 3 milioni di euro, innalzando il rapporto tra retribuzione variabile e fissa da 1:1 a 2:1 e portando la retribuzione fissa a 1 milione da 895 mila euro. Ciò lo rende il CEO di banca commerciale più pagato d’Italia, escludendo Intesa Sanpaolo e Unicredit.

     

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    Ma Lovaglio non ha pensato solo per sé, ma anche per i suoi colleghi membri del CdA, a cui ha arrotondato i compensi portando il costo complessivo del Consiglio di Amministrazione di Creval nel 2020 a 4,8 milioni di euro. 

     

    Inoltre, facendo un ennesimo regalo a sé stesso e a buona parte dei suoi consiglieri, ha convocato l’Assemblea per il rinnovo dello stesso Consiglio di Amministrazione per il 19 aprile, due giorni prima della chiusura dell’OPA fissata al 21 aprile. Che senso ha? Nessuno, ma forse serve a Lovaglio per assicurarsi un rinnovo della carica (CA Italia non ha presentato una sua lista ma ha chiesto un differimento) e annesso paracadute d’oro in caso di avvicendamento se l’OPA andasse a buon fine.

     

    giampiero maioli giampiero maioli

    Le volpi in salvo. E il parco buoi?

    Il braccio di ferro sul Creval si gioca adesso sul mercato dove da giorni, complice ormai un volume di titoli scambiati ridotto ai minimi termini, i fondi hedge si sforzano a tenere il prezzo in tensione sperando che questo, come accadde nella prima operazione non concordata tra banche (quella di Intesa Sanpaolo su UBI), costringa Crédit Agricole Italia a fare un rilancio che salvi i conti di tutti gli speculatori dell’ultima ora.

     

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    Ma le dimensioni hanno un loro peso: mentre UBI rappresentava c.a. il 20% del margine post operazione di Intesa Sanpaolo, il Creval rappresenterebbe meno del 3 % del margine del Gruppo Crédit Agricole; praticamente una goccia nell’oceano.

     

    Intanto le volpi del mercato si sono già messe in salvo. Davide Serra, il più veloce degli hedge manager italiani e grande esperto del settore bancario, si è impegnato a portare in opa tutto il suo pacchetto azionario (pari al 5,38%) e, nel caso di insuccesso dell’Opa, potrà vendere in ogni caso ai francesi.

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    Altri due investitori misteriosi, ma sicuramente altrettanto astuti, hanno già venduto due pacchetti azionari per un altro 2,5% complessivo a Crédit Agricole Italia, che quindi si è già garantita il 17%. Inoltre, dai desk delle sale operative si apprende che i fondi italiani, sorpresi del fortunato rialzo, hanno venduto il Creval e comprato altri cavalli più promettenti per giocarsi il rialzo in questa fase bullish di mercato.

     

    Come sempre sono i piccoli investitori a correre il rischio più grande. È opinione di molti addetti ai lavori che un mancato successo dell’opa potrebbe portare ad un’ondata di vendite travolgendo tutti, visto che sono in tanti ad aspettarsi una correzione all’ingiù del prezzo del titolo Creval anche del 30%.

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    Sono proprio i piccoli investitori il target preferito di messaggi come quello di Petrus Adviser, che contiene un’esplicita e probabilmente illecita raccomandazione a non aderire all’offerta; raccomandazione che è resa da un soggetto non autorizzato a prestare servizi di investimento e/o altre attività riservate in Italia, che ha inoltre ben pensato di provvedere ad una traduzione in lingua italiana della propria comunicazione, volendo chiaramente indirizzare il proprio messaggio verso quegli azionisti retail che hanno fatto la storia del Creval e che potrebbero non  comprendere l’inglese.

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