Uno de mis momentos favoritos de Boris Johnson. Su entrada a Maurizio Gaudino durante el partido benéfico entre Inglaterra y Alemania en el Madejski Stadium en 2006. pic.twitter.com/fl4zowhb5B
— Álvaro Ramírez (@AlvaroRam1rez) July 7, 2022
il tackle di boris johnson su maurizio gaudino 2006
1 - TUTTE LE GAFFE DI BORIS JOHNSON – “BOJO” È STATO FORMALMENTE NOMINATO PRIMO MINISTRO DALLA REGINA ELISABETTA: CHISSÀ SE “LILLIBET” SI RICORDA DI TUTTE LE SPARATE DEL CIUFFATISSIMO EX SINDACO DI LONDRA – “HILLARY CLINTON È UN’INFERMIERA SADICA”. ERDOGAN? “FA SESSO CON UNA CAPRA”. “OBAMA? È UN PARZIALMENTE KENYOTA” – VIDEO: QUANDO DURANTE UNA PARTITA DI RUGBY A TOKYO SCHIACCIÒ UN RAGAZZINO DI 10 ANNI
https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/tutte-gaffe-boris-johnson-ndash-ldquo-bojo-rdquo-209524.htm - ARTICOLO DEL 24 LUGLIO 2019
CLOWNFALL - LA COPERTINA DI THE ECONOMIST SULLE DIMISSIONI DI BORIS JOHNSON
2 - UNA VITA FUORI DALLE REGOLE
Estratto dell’articolo di Vittorio Sabadin per “il Messaggero”
[…] Per tutta la vita (Boris Johnson, ndR) ha usato inganni e menzogne per la sua carriera e ha sempre cercato di farla franca. È stato spesso costretto a scusarsi, ma non si è mai pentito, perché non ritiene che le leggi che gli altri rispettano debbano valere anche per lui.
[…] Perfino un atteggiamento da clown maldestro ispira a volte simpatia e porta consensi. Quello che i britannici invece non tollerano è che un primo ministro sia scoperto a mentire o si conceda privilegi che nega ai cittadini.
[…] Il rapporto di Sue Gray ha rivelato che cosa avveniva in queste feste alle quali Johnson partecipava «ignorandone l'esistenza»: risse, vomito, muri imbrattati di vino, maleducazione con i domestici e disprezzo per la gente comune, che non poteva neppure andare a trovare i parenti che morivano in ospedale.
BORIS JOHNSON
È stato questo a scatenare un'ondata di disgusto collettivo, una rottura del rapporto di fiducia che dovrebbe instaurarsi tra chi viene eletto e chi lo ha votato. Sono stati i party a Downing Street a decidere il destino di Johnson, l'uomo che sognava di essere uguale a Churchill senza averne la statura politica e morale, e che è riuscito ad avvicinare forse solo nel consumo quotidiano di alcol.
La gente aveva perdonato al premier molte cose: la nuova tappezzeria di Downing Street pagata da chissà chi, le vacanze ai Caraibi offerti da anonimi sostenitori, la protezione istintivamente data a tutti i collaboratori scoperti a violare le regole, come Dominic Cummings durante il Covid, o come il ministro Matt Hancock, filmato con la mano sul sedere della sua amante nelle ore d'ufficio. Ma le feste durante il lockdown non si potevano tollerare.
dimissioni di boris johnson prima pagina the sun
[…] Johnson è vissuto di tempo preso in prestito: se non ci fosse stata la vicenda di Chris Pincher, il pizzicatore di maschi, con nuove bugie del premier e nuove goffe scuse al Parlamento, ci sarebbe stata qualche altra cosa. Il suo destino era segnato. Il problema ora non sarà solo quello di trovargli un successore. […]
3 - IL LATINO, LE DONNE, LE BUGIE: UN «BUFFONE» DI GENIO TRADITO DALLA SUA MASCHERA
Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera”
Già il nome è lungo. E la dice lunga: Alexander Boris de Pfeffel Johnson. Giornalista, istrione, politico, adultero seriale, sindaco di Londra, primo ministro: Boris Johnson è stato tutto questo e molto di più. Quando era bambino, aveva proclamato di voler diventare «il re del mondo».
Ma Boris era in realtà il suo secondo nome: per i suoi familiari lui è sempre stato semplicemente Al. Boris Johnson è un nome d'arte, un vestito di scena, un personaggio inventato per venire a capo di un'infanzia caotica e fuori dal comune. Al-Boris era nato a New York e nei primi 14 anni di vita aveva già cambiato casa 32 volte attraverso due continenti.
dimissioni boris johnson
Il piccolo Alexander, fino all'età di otto anni, era stato quasi sordo. Un tratto che lo aveva isolato dagli altri bambini e che aveva acuito la sua sensibilità e la sua intelligenza. Per sopravvivere, a Eton aveva cominciato a sviluppare la sua personalità eccentrica e vistosa, facendo infuriare i professori per il suo atteggiamento «disgraziatamente arrogante». Come scrisse un professore, era convinto che le regole a lui non si applicassero. Ed è allora che cambiò il suo nome in Boris, appellativo molto più ad effetto.
A Oxford, dove studiava Lettere classiche, si candidò a presidente dell'Unione studentesca: non fece campagna, convinto di dover vincere per il solo fatto di essere Boris.
Perse. Allora decise di riprovarci, questa volta contando su uno stuolo di sostenitrici adoranti (aveva scoperto il potere sulle donne che dà il potere): e conquistò lo scettro.
Era nato Boris Johnson.
david cameron e boris johnson a oxford
È sempre a Oxford che muove i primi passi nel giornalismo: una carriera che decolla quando negli anni Novanta il Telegraph lo manda a fare il corrispondente da Bruxelles. Qui si afferma come una delle penne più euroscettiche basate nella capitale d'Europa e Margaret Thatcher lo elegge a suo giornalista preferito. E i suoi articoli al vetriolo contro la Commissione Delors contribuiscono a esacerbare quell'euroscetticismo che ha condotto fino alla Brexit.
Ma è tutto il suo modo di stare al mondo che è quanto meno disinvolto: celebre il ritardo con cui mandava i pezzi ai giornali, costringendo le redazioni a lunghe serate per metterli in pagina. Per non parlare delle multe accumulate quando provava automobili per conto della rivista GQ .
dimissioni di boris johnson prima pagina daily mail
E le cose non migliorano quando diventa direttore dello Spectator , dove lo ricordano per le assenze, le riunioni mancate e il lavoro lasciato fino all'ultimo momento.
Altrettanto sbadato mostra di essere nella vita privata: (perde l'anello di nozze un'ora dopo la cerimonia, neanche fossimo a «Quattro matrimoni e un funerale»). Intreccia una relazione con la columnist dello Spectator Petronella Wyatt, affare che gli costa la poltrona di ministro ombra conservatore della Cultura.
Un disordine nella vita privata che lo vede accumulare amanti e figli illegittimi, fino alla separazione dalla sua seconda moglie a causa della relazione con la giovane Carrie Symonds, che diventa poi la sua terza consorte.
Johnson alla carriera giornalistica aveva presto affiancato quella politica, culminata nel 2008 nell'elezione a sindaco di Londra (con successiva riconferma nel 2012).
stefan rousseau il sindaco di londra boris johnson si unisce a una partita di rugby per strada a tokyo
Anche in questo ruolo si fa subito riconoscere: quando va a Pechino a raccogliere la bandiera olimpica, fa infuriare i cinesi perché si presenta con la giacca sbottonata.
Eppure i londinesi lo apprezzano, anche perché da sindaco della capitale si sposta su posizioni più liberali, in sintonia con lo spirito della metropoli. E soprattutto cura maniacalmente la propria immagine, fino a scompigliarsi i capelli apposta prima di apparire in pubblico. «Un buffone, snob, sociopatico, egocentrico e mentitore seriale», lo ha definito la rispettata commentatrice del Guardian Polly Toynbee.
Quando il premier David Cameron indice nel 2016 il referendum sulla Brexit, Boris si lancia nella sua scommessa più rischiosa, l'uscita della Gran Bretagna dall'Europa.
MEME SULLE DIMISSIONI DI BORIS JOHNSON
Forse più per opportunismo che per convinzione: tanto che aveva scritto due editoriali per il Telegraph , uno a favore e uno contro la Brexit.
Ma poi capisce che se cavalca l'euroscetticismo può arrivare fino a Downing Street: ed è una scommessa vinta. Tramontato lo sfortunato interregno di Theresa May, si installa come primo ministro nell'estate di tre anni fa. Con un solo punto nel programma: «Get Brexit done», portare a termine la Brexit. E ci riesce, grazie a una vittoria elettorale che come dimensioni trova precedenti solo in Margaret Thatcher.
BORIS JOHNSON DONALD TRUMP
Molti lo hanno paragonato a Trump. Ma non è così: Boris è sempre stato un internazionalista liberale, che ha visto la Brexit non come un riflesso di chiusura ma come la rinascita della Global Britain, aperta al mondo. Ed è per questo innato spirito libertario che, di fronte alla pandemia, ha resistito fino all'ultimo prima di imporre misure restrittive.
Salvo poi riuscire ad attuare il più rapido programma di vaccinazione in Europa.
Alla fine è stato perso non dalle sue scelte politiche, ma dal suo carattere (o mancanza di). Boris ha perso la poltrona per la sua personalità tarata, quella maschera clownesca che si è costruito fin da ragazzo e che si esprime in un tratto disordinato e amorale.
boris johnson toyota previa
Qualche anno fa i giornali inglesi avevano pubblicato una foto dell'interno della sua macchina che diceva tutto: cartacce, bottigliette vuote, avanzi di cibo, spazzatura di ogni tipo. E si erano chiesti: può un pasticcione simile guidare il Paese? La risposta c'era già, ma non volevano ammetterlo.
Un traditore seriale, dunque, un mentitore incallito, che è andato avanti a far carriera ostentando un rapporto più che elastico con la verità.
E dunque gli deve essere sembrata una bazzecola fare festa a Downing Street mentre il resto della Gran Bretagna era agli arresti domiciliari durante il lockdown o negare l'evidenza di fronte agli scandali nel suo partito. Sul suo epitaffio politico si potrà scrivere che era un cialtrone di genio: la cui genialità è stata sopraffatta dalla sua irrimediabile cialtronaggine.
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