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I MOSAICI AL SOLE DELLA VILLE LUMIERE - L’ARTISTA FRANCESE DANIEL BUREN COLORA LE 'VELE' DELLA FONDATION LOUIS VITTON DI PARIGI PROGETTATA DA FRANK GEHRY: “CI GIOCO, SENZA PRENDERE IL SOPRAVVENTO. MI PIACE IL CAOS CONTROLLATO”

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BUREN PARIGI 1BUREN PARIGI 1

Stefano Montefiori per “La Lettura - il Corriere della Sera”

 

Quasi dieci anni fa Daniel Buren collaborò con Frank Gehry al museo Guggenheim di Bilbao, affiancando gli «Archi Rossi» all' edificio dell' architetto americano. Oggi quel dialogo riprende a Parigi, alla Fondation Louis Vuitton, con l'«Osservatorio della Luce» che trasforma le dodici vele della struttura di Gehry in una sorta di caleidoscopio, in grado di proiettare ombre e colori al suolo, sia all' esterno che all' interno della fondazione.
 

BUREN PARIGIBUREN PARIGI

Buren ha preso tredici colori - in base alla disponibilità del fornitore - e ne ha fatto dei filtri applicati a metà dei 3.600 vetri dell' edificio. Le fotografie mostrano già che l' opera di Gehry viene totalmente trasformata, ma c' è poi l' effetto di interazione con il sole e le nuvole, che può essere apprezzato solo sul posto. Un pannello su sei è coperto dalle celebri strisce verticali di Buren, orientate in modo che siano perfettamente perpendicolari al suolo.
 

Le strisce sono lo «strumento visuale» che l' artista francese utilizza dal 1965 e che suscitarono non poche polemiche nel 1986, quando con il sostegno dell' allora ministro della Cultura, Jack Lang, apparirono sulle «colonne di Buren» che da allora arricchiscono il cortile del Palais Royal.
 

DANIEL BURENDANIEL BUREN

Le strisce bianche e colorate di 8,7 centimetri nacquero per caso: «Nell' autunno del 1965, comprando dei materiali per il mio lavoro al mercato Saint-Pierre di Parigi, trovai del lino a strisce, di solito usato per cuscini e materassi - ha spiegato tempo fa Buren -.

Era leggero, e assomigliava esattamente a quel che avevo cercato di fare in modo formale con la pittura per più di un anno, sebbene con minore successo.

 

Ne ho acquistati diversi metri e mi sono messo subito al lavoro. Le strisce sono diventate un modello, un segno che più tardi ho chiamato il mio strumento visuale. Questa sequenza di strisce che alternano il bianco e il colore, di una larghezza precisa - 8,7 centimetri - è l' elemento fisso che utilizzo senza eccezioni dal 1965.
 

DANIEL BUREN INSTALLAZIONE 1DANIEL BUREN INSTALLAZIONE 1

Tutto il resto nella mia opera, dalle idee ai materiali, cambia costantemente ma uso ancora le strisce di quella dimensione perché mi permettono di misurare qualsiasi spazio o superficie senza usare alcun altro strumento che non siano i miei occhi».
 

Alla Fondation Louis Vuitton la nuova declinazione del lavoro di Daniel Buren dimostra che l' arte concettuale contemporanea, talvolta severa, può dare risultati spettacolari, gioiosi. «Il 50 per cento è merito del sole», dice adesso l' artista, ringraziando però anche gli operai che hanno lavorato per 29 notti per fissare i filtri colorati all' edificio di Frank Gehry.
L' atmosfera ricorda un po' quella di «Monumenta» del 2012, quando Buren applicò dei filtri colorati a una parte della gigantesca vetrata del Grand Palais, il gioiello della Belle Époque costruito per l' Esposizione universale di Parigi del 1900.
 

Frank GehryFrank Gehry

Se allora Buren intervenne su un monumento ideato a fine Ottocento, stavolta raccoglie la sfida di mettere la sua personalità e visione al servizio di un nuovo punto di riferimento del paesaggio parigino. L' effetto è stupefacente.
 

«Gehry mi ha chiamato per chiedermi di interagire con il suo edificio - racconta Buren - e ha aggiunto che immaginava dei grandi teli lasciati liberi di fluttuare su due delle terrazze della Fondation. A dire il vero io non riuscivo a immaginarmeli questi teli, non ero convinto dall' idea di vedere qualcosa in balia del vento. Frank allora mi ha lasciato completamente libero, mi ha detto che avevo carta bianca.

 

Ho pensato che i filtri colorati potevano essere interessanti, vista la complessità dell' armatura. Mi piace molto questo caos controllato. Alla fine, l' opera non ha niente a che vedere con quella che ho fatto al Guggenheim di Bilbao, se non che i due edifici sono dello stesso architetto, Frank Gehry».

BUREN PARIGI 2BUREN PARIGI 2

 

L’estate scorsa Buren ha inviato il progetto a Gehry, che si è mostrato entusiasta, chiedendo però di ritardare di qualche mese la realizzazione. Voleva che il pubblico prima conoscesse bene l' edificio per come lui lo aveva realizzato, che la Fondation Louis Vuitton entrasse nell' immaginario dei visitatori nella sua versione originaria. «Lasciamo al pubblico un po' di tempo per familiarizzarsi con l' architettura, poi sarai libero di trasformarla», disse Gehry.
 

Suzanne Pagé, direttrice artistica della fondazione, sottolinea da parte sua che «il lavoro di Buren parte come sempre da un' analisi precisa del luogo. Daniel è riuscito a creare una dimensione ludica, colorata, allo stesso tempo molto mobile, legata alle condizioni del tempo, e resa stabile dalle strisce».
 

EDIFICIO GEHRY A PARIGIEDIFICIO GEHRY A PARIGI

Daniel Buren è abituato a rapportarsi a opere esistenti, con i suoi lavori in situ . Ma non era detto che l' incontro con Gehry fosse facile, né che il risultato fosse un successo artistico. Molto è legato all' atteggiamento di Buren, apparentemente libero da eccessivi problemi di ego.

 

DANIEL BUREN DETTAGLIODANIEL BUREN DETTAGLIO

«Resto dipendente dall' opera esistente nella maggior parte dei miei lavori, soprattutto quelli articolati sull' architettura del luogo, e non mi dà fastidio. Ci gioco sopra, senza mai cercare la dominazione. Se qualcosa prende il sopravvento, normalmente quella è l' architettura».
 

La scommessa era evidenziare delle caratteristiche che già esistevano nell' edificio. «Quasi ovunque qualcosa si riflette, e colorando le dodici vele tutti questi riflessi diventano molto più presenti e rendono attivi gli specchi nascosti nell' edificio. Penso che alla fine questo esalta la singolarità dell' architettura, la fa apprezzare ancora di più».
 

Accanto all' intervento sull' edificio, Daniel Buren è poi presente alla fondazione con il «BurenCirque», creato all' inizio degli anni Duemila con Dan e Fabien Demuynck. Il 2, 3 e 4 giugno si terranno tre rappresentazioni dello spettacolo 3 fois un autre Cabanon , dove artisti internazionali del circo si esibiscono nelle tre capanne concepite da Buren nel 2013. Di giorno sono strutture luminose, la notte assomigliano a delle grandi lanterne.
 

DANIEL BURENDANIEL BUREN

L' evento di Parigi ha una corrispondenza all' Espace Louis Vuitton di Venezia, dove è stata appena inaugurata l' esposizione Fondation Louis Vuitton - Building in Paris by Frank Gehry / Con l' intervento di Daniel Buren , che racconta la progettazione e la nascita dell' edificio aperto a Parigi nell' ottobre 2014.

DANIEL BUREN INSTALLAZIONEDANIEL BUREN INSTALLAZIONE