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1- MIELI E DE BORTOLI, NON VI SIETE ACCORTI CHE IL MARCHESE LUCA FACEVA AFFARI CON I BOTIN? CI PENSA IL CDR! 7 ANNI DOPO...
Andrea Marcenaro per "Il Foglio"
Calunnie, ignobili calunnie. Cari Paolo Mieli e Ferruccio, vecchio Nanni e Marchetti carissimi, visto dov'è approdato il cdr, sette anni più tardi, sulla presunta porcata Corriere della Sera-Recoletos 2006-2007? Che quel Cordero si fotteva i soldi tramite BotÃn, più Castellanos o Santander, e l'immancabile señora Patricia, vale a dire i soliti noti. Mentre voi con Sarzanini, e Bianconi e Ferrarella in casa, che bastava sguinzagliarne la professionalità per smascherare la qualunque, non sapevate dar loro la via. Capita l'insinuazione?
La gran calunnia del cdr risvegliatosi di brutto dopo il prolungato effetto Lexotan? La sana stampa di maggior prestigio, questa l'accusa, si troverebbe con l'acqua alla gola perché il tipo senz'ombra di conflitto d'interessi (il civico marchese Luca) si fotteva un'altra volta i soldi, mentre i segugi della ditta andavano a tartufi. E nel frattempo voi, cari Paolo e Ferruccio, e Marchetti più Nanni, proni sull'etica pezzo, non vi sareste accorti della minchia di una minchia. Libera e brutta potrebbe essere l'informazione. Ma amen.
2- TERZA PUNTATA - LA CRISI RCS E IL MIRAGGIO DELLA SPAGNA FELIX - MA I RISCHI SU RECOLETOS ERANO STATI SEGNALATI
A cura del CdR del "Corriere della Sera"
(Prima puntata: http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/toh-i-giornalisti-del-corrierone-dopo-appena-6-anni-si-svegliano-e-si-accorgono-52004.htm
(Seconda puntata: http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/il-pacco-rcs-recoletos-il-cdr-del-corsera-pubblica-a-puntate-con-un-lievissimo-52076.htm )
Il Comitato di redazione, con l'appoggio dei giornalisti del Corriere della Sera, conclude oggi il racconto del «caso Recoletos». Le precedenti puntate sono state pubblicate mercoledì 6 marzo e giovedì 7 marzo. Abbiamo visto come l'acquisizione della casa editrice spagnola (cui facevano capo tra l'altro il quotidiano economico Expansion e il quotidiano sportivo Marca) sia stata la causa fondamentale dell'aumento dei debiti di Rcs Media Group.
Nell'aprile 2007 Rcs comunicò la cifra dell'operazione di acquisto: 1,1 miliardi di euro. L'indebitamento del gruppo, fino a quel momento, vicino allo zero minò l'equilibrio dei conti. Oggi la casella debiti pesa per 880 milioni nel bilancio Rcs, condizionando in maniera pesante i piani di rilancio e, dunque, imponendo la necessità di ricapitalizzare la società .
OPERAZIONE PROBLEMATICA - Certo, in quegli anni la Spagna veniva considerata un Paese rampante, pieno di buone occasioni di investimento. Ma questo discorso non valeva per Recoletos. Un rapporto di Deutsche Bank (Media Publishing Research) datato 8 febbraio 2007 qualificava così i rischi per Rcs dell'operazione Recoletos: «Investimenti pubblicitari più deboli delle previsioni attuali: un declino superiore al previsto della redditività ; crescita dei costi del lavoro; sovrapprezzo nell'operazione di acquisizione e fusione».
L'operazione appariva problematica perché, secondo Deutsche Bank, il prezzo di 1,1 miliardi era comunque spropositato. Gli analisti della banca tedesca sottolineavano: le very limited financial disclosures for Recoletos, cioè la scarsa informazione finanziaria offerta dalla società spagnola.
«RESPONSABILITA' INDUBBIE» - Inoltre Deutsche Bank rivelava che all'epoca Rcs aveva una «credit facility» per 700 milioni: soldi che sono stati bruciati per comprare una società , come quella spagnola, con un patrimonio netto di 35 milioni e debiti per 272 milioni. Ma non basta, il gruppo Recoletos, integrato nelle altre attività di Rcs in Spagna, ha provocato svalutazioni e perdite per centinaia di milioni.
Di recente, il 2 febbraio 2013, Guido Roberto Vitale, già presidente di Rcs Mediagroup, ha dichiarato all'agenzia di stampa Adnkronos che i soci di Rcs Mediagroup hanno «sicuramente delle responsabilità per la situazione che si è determinata nella società , che sta per varare un piano industriale che prevede 800 esuberi, la cessione o la chiusura di dieci periodici e la vendita della sede di via Solferino, a Milano». (Fine)
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