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Michele Boroni per “il Messaggero”
L'inizio di questa battaglia sulla privacy tra Apple e Facebook possiamo ricondurla al giugno scorso, e precisamente quando Apple nel corso del Wwdc 2020, il grande meeting per gli sviluppatori delle app, annunciava le novità del sistema operativo iOS14: tra queste c'era una nuova funzione chiamata App Tracking Transparency che avrebbe permesso agli utenti di potersi cancellare dal tracciamento pubblicitario delle app.
Questo significava in pratica ai vari fornitori di app di limitare fortemente la raccolta dei dati degli utenti al punto da non poter più attivare la pubblicità mirata, ovvero quello che ancora oggi ci arriva nei principali social network e app sulla base dei nostri comportamenti digitali e sulla navigazione in rete, e che di fatto rappresenta la più lucrosa ed efficace forma di advertising.
DISSENSI
Già a quel tempo ci furono dei forti dissensi, così Apple ne rinviò l'attuazione all'inizio dell'anno successivo. Oggi quindi con il 2021 alle porte la situazione è tornata ad inasprirsi sempre di più, con la società di Cupertino che non accenna a tornare indietro sui suoi passi. Facebook così ha iniziato nelle scorse settimane ad acquistare una serie di pagine pubblicitarie su quotidiani come il New York Times, il Wall Street Journal e il Washington Post, per attaccare apertamente Apple.
Facebook sostiene che con questa funzione le piccole attività si troveranno limitate nella loro possibilità di avere pubblicità personalizzate per raggiungere efficacemente i propri clienti, debilitando una situazione già fragile a causa della pandemia.
Dall'altra parte Apple si giustifica dicendo che il loro obiettivo è difendere gli utenti che devono essere a conoscenza di come le app e i siti web raccolgono e utilizzano i dati, e che in fondo non viene chiesto a Facebook di modificare il loro approccio di monitoraggio degli utenti e di creare pubblicità mirata, ma solo dare all'utente finale una scelta.
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Facebook a sua volta controbatte accusando Apple di non applicare le stesse regole nella policy del proprio app store, e facendo ricordare una polemica su un altro fronte tra l'azienda di Cupertino ed Epic Games, l'editore del videogioco Fortnite che ha accusato Apple di lucrare indebitamente sugli acquisti degli utenti.
LE CONCEZIONI
Ancora una volta si scontrano due concezioni differenti e complementari sull'uso della tecnologia: da una parte vista come puro strumento per aiutare l'utente, dall'altra come un mezzo per far soldi. In questo specifico caso non si può fare a meno di notare che per la concezione che c'è attualmente sulla privacy Apple va più verso la direzione virtuosa, provando a dare un'informazione completa all'utente, considerandolo come un fruitore e non come uno strumento per monetizzare.
Peraltro in questo momento le big tech, specialmente in Europa, sono sotto il mirino dopo che nelle settimane scorse a Bruxelles i commissari Ue hanno annunciato un nuovo regolamento che promette di cambiare le regole del gioco per i colossi del web, proteggendo la privacy dei cittadini. In pratica continuando il percorso iniziato nel 2018 con il Gdpr (Regolamento Generale della Protezione dei Dati) e che dovrebbe culminare con l'adozione del regolamento di ePrivacy.
LA QUESTIONE
Ma tornando a questa battaglia di Golia contro Golia, proviamo a vedere la questione in modo molto pratico: che cosa cambia di fatto per l'utente medio con questa App Tracking Transparency? Sostanzialmente non molto. La questione ricorda da vicino quella che si presentò appunto un paio di anni fa riguardo i cookies sui siti web, per cui l'utente finale prima di aprire un sito doveva approvare in maniera obbligata una serie di condizioni per poter utilizzare al meglio un servizio, ovvero visitare un sito web nella sua completezza: peraltro questo passaggio è sempre piuttosto oneroso in termini di tempo e praticità.
Anche questa volta il rischio di questo privacy dilemma è che si presenti di nuovo questo paradosso per cui per difendere l'utente mettendogli nelle mani la possibilità di poter decidere, l'utente medio stesso rischia di accettare tutta una serie di postille e di note non avendo abbastanza tempo e attenzione da dedicare per avere una piena consapevolezza della questione.
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