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Leonard Berberi per il Corriere della Sera
aereo sedili terza classe economy
Volare in terza classe: debutta la tariffa basic (a partire dagli Stati Uniti): costerà la metà della classe economy. Il passeggero si imbarcherà per ultimo e anche cibo e bevande saranno extra.
Dipende dal punto di vista. Per le compagnie aeree è un' opzione per il passeggero che vuole spendere poco. Per gli esperti è una dichiarazione di guerra alle low cost nel loro punto forte, quello delle tariffe. Per i passeggeri rischia di essere un grattacapo ulteriore, dal momento che devono fare attenzione a quello che comprano. Perché la cifra è sì più bassa. Ma l' elenco delle cose non incluse nel biglietto è così lungo che se non si fa attenzione si rischia di pagare molto di più.
Di sicuro, c' è che i più grandi vettori del mondo hanno deciso di introdurre la «terza classe». Ovvero, a voler essere più precisi, la classe al di sotto dell' Economica. Prima è stata Delta Air Lines (quasi 184 milioni di passeggeri nel 2016), poi United (143 milioni) e pochi giorni fa American Airlines (circa 199 milioni). La chiamano «Basic Economy» e inizierà nelle prossime settimane, all' inizio per i voli interni agli Usa, poi per quelli internazionali. Il vantaggio, sostengono le aziende, è che con la nuova tariffa il biglietto costerà molto di meno. Anche la metà di quello della normale Economy.
Però c' è anche un rovescio della medaglia: meno paghi e meno opzioni hai a bordo. Per esempio, con United e American Airlines il passeggero «basic» s' imbarcherà per ultimo e non potrà usare nemmeno la cappelliera sopra per il bagaglio a mano, che dovrà essere così piccolo da stare nello spazio sotto al sedile.
Vietato scegliere il posto, con il rischio - altissimo - che venga assegnato quello centrale, più scomodo. E la (quasi) certezza che le famiglie vengano divise, con figli da una parte, di fianco a sconosciuti, e genitori dall' altra (anche se American Airlines chiarisce che «cercheranno di farli sedere insieme», almeno se la prole ha fino a 13 anni). E ancora: niente upgrade, niente rimborso o modifica. Ovviamente anche cibo e bevande sono extra.
Insomma, si tratta di un ulteriore «spezzettamento» del servizio offerto in volo che alle compagnie, calcola IdeaWorks, ha portato 36 miliardi di euro nel 2015 di «ancillary revenue», ricavi diversi dalla vendita dei biglietti. «Penso che la "Basic Economy" sarà introdotta anche da diverse compagnie nel resto del mondo», spiega al Corriere Edward Russell, esperto finanziario che segue il settore per la società Flightglobal. «Air Canada e la sudamericana Latam stanno già facendo qualcosa di simile».
Del resto i viaggiatori a basso costo hanno sfondato quota un miliardo nel 2016, calcola l' Icao, l' ente dell' Onu per l' aviazione civile, e le compagnie «tradizionali» cercano di intaccare quel tesoretto che ha portato l' irlandese Ryanair a trasportare 117 milioni di passeggeri e a diventare la prima compagnia in Europa, battendo colossi come Lufthansa, British Airways e Air France.
Sui social molti sospettano - e qualche analista concorda - che l' introduzione della «Basic Economy» servirà ai vettori a comparire pure più in alto nei motori di ricerca dei voli. Per David Koenig dell' Associated Press assistiamo all' introduzione di un «sistema di caste a 35 mila piedi di quota», mentre per l' Economist chi vola si divide ormai tra chi ha tanto, chi ha qualcosa, chi ha poco e chi non ha proprio nulla. È intervenuto pure il senatore democratico di New York Charles Schumer che ieri ai vettori ha chiesto di fare un passo indietro. Almeno sul bagaglio a mano.
In realtà c' è poco da lamentarsi. Pur di pagare di meno i passeggeri negli anni hanno «ceduto» qualcosa sul fronte della comodità. «Gli americani hanno dimostrato che il loro primo obiettivo è quello di trovare il biglietto più conveniente e la "Basic" sarà un' opzione in più», prevede Russell.
Che sia tradizionale o «senza fronzoli», insomma, l' importante è pagare poco. Anche a costo di viaggiare un po' più scomodi. O di muoversi senza valigia.
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