DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Monica Colombo per il "Corriere della Sera"
Chi è causa del suo mal pianga se stesso. Mentre ora i club di casa nostra inviano al governo un documento con le richieste di misure a sostegno dopo la gravissima crisi economica seguita alla pandemia, le più lungimiranti società spagnole si attrezzano per affrontare il momento di congiuntura.
Ieri la Liga ha raggiunto un accordo preliminare per cedere il 10 per cento della sua attività al fondo di private equity, Cvc Capital Partners, dietro corrispettivo della bellezza di 2,7 miliardi di euro.
de laurentiis dal pino foto mezzelani gmt 2
Per rinfrescare la memoria ai più disattenti, si tratta dello stesso fondo al quale la Lega di A, su input di Paolo Dal Pino, il principale sostenitore della necessità di trasformare la Lega in una media company, avviò mesi e mesi di negoziazioni.
All'epoca Cvc, in partnership con Advent e Fsi aveva messo sul piatto 1,7 miliardi per rilevare il 10 per cento della Confindustria del pallone e convogliare in una newco la gestione e la commercializzazione dei diritti televisivi.
Non si giunse mai alla firma sul contratto preliminare a causa dell'ostracismo di sette club. Da un lato la Juventus e l'Inter, ingolosite dai proventi della poi abortita Superlega e dall'altro la frangia capitanata da Lotito e De Laurentiis, preoccupati di perdere potere in una rinnovata governance condivisa con i fondi (Atalanta, Fiorentina e Verona le altre società).
claudio lotito foto di bacco (3)
Il paradosso è che ora, senza gli introiti dei fondi, l'Inter è costretta a cedere il suo giocatore più rappresentativo, l'uomo simbolo dello scudetto nonché miglior calciatore del campionato scorso, e la Juve ha atteso invano un acquirente che si accollasse lo stipendio faraonico di Cristiano Ronaldo.
Così mentre la Liga, valutata complessivamente 24,2 miliardi di euro (i diritti esteri valgono 700 milioni più dei nostri, fermi a 300) si appresta a una rivoluzione storica, il nostro calcio è costretto a rincorrere.
Da via Rosellini trapela delusione per un'operazione che se concretizzata lo scorso anno avrebbe consentito al pallone di casa nostra di intraprendere per primo la strada della modernità ponendosi in condizione di vantaggio sugli altri campionati.
In Spagna l'accordo ha la funzione di eguagliare o superare il business della Premier League nell'arco dei prossimi sei-sette anni. Ad ogni modo la cessione della quota del 10 per cento deve ancora essere approvata dal comitato esecutivo della Liga.
È facile immaginare che anche alle nostre latitudini l'argomento media company è destinato a tornare di attualità confidando nel fatto che i fondi Advent e Fsi sono ancora disponibili a riallacciare i contatti e le casse delle squadre hanno urgente bisogno di liquidità.
Un primo passo per lenire le sofferenze economiche delle società sarà l'apertura degli stadi al pubblico. Ieri il presidente federale Gravina ha incontrato il sottosegretario allo Sport, Valentina Vezzali che oggi avrà un colloquio con Paolo Dal Pino. Domani si pronuncerà il Cts e il quadro sarà più chiaro.
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