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Francesco Spini per “la Stampa”
Le banche popolari provano a reagire. Dopo il fulmine a ciel sereno con cui il governo ha dato ai primi dieci istituti cooperativi del Paese 18 mesi per varare la trasformazione in Spa, oggi i principali banchieri del settore si riuniranno alle 16 a Milano per stabilire una prima, comune, linea di reazione. In Parlamento - nel frattempo - si allarga lo schieramento trasversale pronto a battersi per difendere il voto capitario cancellato dal decreto legge del governo Renzi.
Oggi riunione a Milano
La riunione tra i banchieri avverrà presso la sede dell’Istituto centrale delle banche popolari italiane, una società di servizi partecipata da diversi istituti per cui il fondo di private equity Permira ha presentato un’offerta da 2,2 miliardi di euro. Il vertice era già previsto da tempo: in prima battuta si vedranno i rappresentanti delle banche che sono nel patto di consultazione dell’Icbpi: dovranno decidere se procedere nelle trattative col fondo e nominare i due advisor, uno dei quali dovrebbe essere Mediobanca.
Ma la riunione, in seguito, si allargherà ai banchieri che siedono nell’Assopopolari, presieduta da Ettore Caselli (Bper), per stabilire la linea di difesa contro la detestata riforma. Possibile che le banche decidano di chiedere una mediazione al governo in vista dello sbarco in Parlamento del decreto per la conversione, reclamando più tempo e invocando un sistema ibrido che conservi una parte dell’attuale governance pur con forti correttivi. Si vedrà.
Ma mentre i banchieri si preparano all’ultima resistenza, in Borsa cresce la voglia di risiko. A guidare una nuova serie di rialzi è stata la Popolare dell’Etruria, balzata del 27%, davanti alla Banca popolare di Sondrio (+11,2%), al Credito Valtellinese (+10,9%), al Banco Popolare (+9,8%), a Bpm (+3,6%), a Bper (+3,2%) e Ubi (+3%). Gli analisti di Ubs e Mediobanca securities concordano sul fatto che le popolari potrebbero fondersi ancor prima della trasformazione in Spa per evitare di finire prede successivamente. Il ruolo di soggetti aggreganti spetterebbe, secondo diversi analisti, ad Ubi Banca e a Bper, con Equita che non esclude aggregazioni che coinvolgano più di due soggetti.
LA SEDE DELLA BPM - BANCA POPOLARE DI MILANO - A PIAZZA MEDA A MILANO
Procedura semplificata
Il conto alla rovescia dei 18 mesi non parte subito, ma da che la Banca d’Italia avrà stabilito i dettagli tecnici. Per il via libera alla metamorfosi basteranno i due terzi dei presenti in assemblea già dalla seconda convocazione, con le deleghe che salgono da un minimo di 10 a un massimo di 20. Bankitalia potrà invece limitare i rimborsi in caso di recesso dei soci «anche in deroga a norme di legge». Renzi anche ieri ha difeso la riforma che permette alle banche italiane di «essere più vicine ai mercati internazionali». E dalla Commissione Ue arrivano apprezzamenti per una riforma che, si dice, «dovrebbe semplificare la struttura» della governance delle banche coinvolte, rendendo più agevole la raccolta di capitali.
Se i sindacati a cominciare dalla Cgil (con Susanna Camusso che critica l’uso della decretazione d’urgenza) e dalla Uil, in Parlamento crescono gli anti-riforma. Non solo la Lega, larghe frange che vanno dal Ncd (che starebbe lavorando a corposi emendamenti, si dice) fino a numerosi esponenti del Pd proveranno a strappare dal petto di Renzi l’ennesima medaglietta guadagnata nella lotta ai detestati banchieri.
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