DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Ettore Livini per “la Repubblica”
SILVIO E PIERSILVIO BERLUSCONI
Forza Italia travolta dai debiti. Le casseforti di Arcore orfane di dividendi da quatto anni. Fininvest in rosso di 704 milioni dal 2011 Mediaset in passivo e alle prese con un mercato pubblicitario che — visto il - 18 per cento certificato da Nielsen ad agosto — non promette niente di buono. La spending review sui fagiolini di casa («li ho eliminati, li pagano 80 euro al chilo» ha garantito la first lady Francesca Pascale) non basta più.
PIERSILVIO BERLUSCONI COME RENZI
L’impero di Silvio Berlusconi ha perso lo smalto degli anni d’oro e il provvedimento di Banca d’Italia che obbliga il Biscione a limare la quota di Mediolanum al 9,9 per cento è solo l’ultima tegola piovuta sulla testa dell’ex Cavaliere alle prese non solo con i rebus del suo futuro politico ma anche — cosa che forse lo preoccupa ancor di più — con quello delle aziende di famiglia.
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Una partita delicatissima in cui i destini di Canale 5 e C. (i maligni dicono all’insegna del patto del Nazareno) tendono ad incrociarsi sempre più spesso con quelli di Telecom Italia. Berlusconi — che garantisce di persona pure 87 milioni di debiti di Forza Italia — sa che il tempo a disposizione non è molto. Il piatto piange: le holding di famiglia non vedono una cedola da troppo tempo.
Fininvest ha 1,5 miliardi di debiti. E lui è corso ai ripari con una strategia a due fasi. Primo fronte, i saldi: vale a dire una sventagliata di dismissioni che ha già portato quasi un miliardo in tasca ad Arcore. Negli ultimi mesi il Biscione ha ceduto la quota nella spagnola Digital+, venduto il 10 per cento di Premium e collocato in Borsa il 25 per cento di EI Towers. Fininvest ha messo sul mercato Villa Certosa, dismesso il cinema e persino la sua quota nel Golf di Tolcinasco.
Risultato un ricco bottino che potrebbe arricchirsi adesso, obtorto collo, con gli 800 milioni in arrivo dalla vendita della partecipazione in Mediolanum. Un tesoretto buono per pompare un po’ di soldi verso le casseforti ai piani alti della famiglia.
Il secondo fronte dell’ex cavaliere è molto più delicato: ridisegnare le strategie delle televisioni. Cercando alleati con cui dividere gli oneri per l’acquisto dei diritti tv del calcio (1,1 miliardi) e per la costosissima partita delle pay tv. E’ qui che le strade di Cologno, come accade carsicamente da molti anni, hanno ripreso a incrociarsi con quelle di Telecom Italia. Il sogno delle nozze tra l’ex monopolio e le televisioni di Berlusconi è un antico pallino del numero uno del centrodestra, sin da quando le due aziende macinavano i soldi.
Ora lo scenario è cambiato, i promessi sposi arrancano ma il sogno rimane. L’addio di Telefonica al gruppo di Marco Patuano e la decisione di molti dei soci finanziari italiani di ridurre le loro quote ha lasciato l’azienda senza un azionariato di riferimento. Cosa che provoca qualche preoccupazione anche al governo, specie dopo le avance americane di Solomon Trujillo.
Non solo: l’ingresso nel capitale di Telecom della francese Vivendi e di Vincent Bolloré (storico alleato di Berlusconi) con il 5,7 per cento ha sparigliato le carte riaccendendo le voci di un asse con Arcore. Obiettivo creare un nocciolino duro di soci in grado di governare il delicatissimo business delle telecomunicazioni. Il presidente di Telecom, Giuseppe Recchi, però smentisce: «Nessun progetto in comune con Mediaset».
Fantafinanza? Si vedrà. Il Sole 2-4Ore ha parlato ieri dell’ipotesi di un accordo per conferire a Telecom la pay tv Premium in cambio di una partecipazione nella società.
Dossier che vista la strategicità della rete e della banda larga deve per forza, almeno informalmente, passare sul tavolo del governo. L’esecutivo potrebbe avere interesse a fare moral suasion per blindare in qualche modo la società.
Dando la sua benedizione, patto del Nazareno, o meno, ad un’intesa con Arcore Berlusconi potrebbe agganciare i listini di Cologno a quelli dell’ex monopolio, magari completando la triangolazione con Canal+, la tv francese di Vivendi. «Tutto è possibile » ha detto Fedele Confalonieri. Ma se i tasselli (non è facile) andranno a posto, Berlusconi — per la seconda volta dopo la quotazione in Borsa e l’ingresso in politica — sarà riuscito a mettere in sicurezza l’impero di Arcore.
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