DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA…
G. Pao. per “la Stampa”
L’unico risiko bancario, per ora, è quello fatto con i soldi dei correntisti. In attesa delle grandi fusioni spinte dalla legge di riforma sulle banche popolari, per le quali ci sarà ancora da aspettare qualche tempo in attesa di una maggiore definizione del quadro, sulla scena dei titolari di banche ha fatto il suo ingresso un nuovo protagonista: il Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd).
Giovedì scorso l'assemblea di CariFerrara, ha sancito l’ingresso del Fondo nel capitale con una quota del 97%, lasciando gli storici azionisti ad un misero 3%. Carife arriva così al termine del lungo processo di risanamento avviato più di due anni fa con il commissariamento di Bankitalia. Un dissesto causato da due sciagurate avventure immobiliari avviate e finanziate dalla controllata Vegagest, che hanno portato con loro un fardello di circa 250 milioni di euro tra sofferenze e necessità di ricapitalizzazione.
Dopo oltre due anni di commissariamento, le infruttuose ricerche di un partner e altri 300 e passa milioni di euro di perdite, si è arrivati così all’intervento del Fondo, che con altri 300 milioni coprirà le perdite e garantirà un futuro alla storica Cassa di risparmio. Nel frattempo, la procura di Ferrara ha aperto un fascicolo sulla morte di Paolo Bonora, ex manager dell’istituto che si è suicidato la settimana scorsa.
Sempre giovedì scorso, ricostruisce Libero, il Fondo ha anche deciso di incaricare una società di consulenza per valutare le modalità del suo intervento in un altro piccolo-grande disastro bancario, quello di Banca Marche. Secondo i legali dei commissari straordinari (anche questo istituto è commissariato da Bankitalia dal 2013) «quello di Banca delle Marche costituisce il maggiore disastro bancario verificatosi in Italia dopo quelli risalenti al secolo scorso dei casi Sindona e Calvi».
Una voragine causata dalla cattiva finanza e da manager avventurieri, che sta dando lavoro ai pm di almeno due procure (Ancona e Roma). Ma anche per Banca Marche la ricerca di un compratore è stata infruttuosa. E l’unica speranza è l’intervento del Fondo. In questo caso l’intervento sarebbe ben più consistente: circa un miliardo.
Il totale dei due interventi, se realizzati entrambi, fa dunque 1,3 miliardi. Se non che il fondo dovrebbe servire a garantire i depositi inferiori a 100 mila euro nei casi d’insolvenza, ed è finanziato dalle banche sulla base dell’ammontare dei propri depositi.
Il Fondo interbancario non è nuovo a interventi diretti nel capitale degli istituti.
Ci aveva già tentato con Tercas, operazione però finita nel mirino dell’Ue per sospetti aiuti di Stato. Nel febbraio scorso Bruxelles ha spiegato che l’intervento del Fitd è lecito se avviene per rimborsare i depositanti nel momento in cui una banca viene liquidata ed esce di conseguenza dal mercato. Diverso, invece, il caso in cui Fitd interviene «per dare sostegno ad istituti in crisi» ma non ancora falliti, com’era avvenuto per Tercas. Cosa penseranno a Bruxelles di questa nuova impresa da banchiere?
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