NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON…
Dagoreport
È fatta. Dopo una lunghissima trattativa durata quasi due anni i bancari hanno il loro contratto di lavoro, ma hanno rischiato grosso. Stavolta le banche facevano sul serio e se fosse fallita anche l’ultima mediazione la categoria die bancari sarebbe rimasta senza un contratto, con buona pace di chi ha in questi giorni parlato di solita manfrina e di solito teatrino.
Una vertenza durissima, giocata sia in campo politico sia mediatico, che assumeva contorni ancora più rilevanti, se si pensa che questo rinnovo contrattuale apre la stagione dei rinnovi di altre categorie di lavoratori. La lente d’ingrandimento era puntata sulla volontà delle banche di sostituire il contratto nazionale con i contratti aziendali di gruppo e i sindacati temevano anche che un eventuale intervento del governo sarebbe stato a favore dei banchieri.
La sconfitta politica delle banche è stata evidente: hanno lasciato sul campo tutte quelle energiche rivendicazioni che avevano l’ unico obiettivo di smantellare il contratto di lavoro e di avere poi conseguentemente la possibilità di riformare gli inquadramenti, l’orario di lavoro, il salario, cercando di interrompere la dinamica di crescita del costo del lavoro.
Gli 85 euro di aumento distribuiti nel triennio che vanno nella direzione del recupero dell’inflazione, visti i tempi di vacche magre, rappresentano certamente un risultato positivo, ma la bandiera dei sindacati sventola alta per avere mantenuto e salvaguardato tutti quelli che sono i temi legati all’occupazione, all’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro e soprattutto alla creazione di una piattaforma bilaterale al fine di ricollocare personale in esubero in eventuali stati di crisi aziendali.
La partita è stata dura e aspra con colpi anche bassi: il Segretario generale della Cgil bancari Megale ha più volte “imbruttito” a Mr Arrogance, Alessandro Profumo, e non sono mancate scintille dei banchieri presenti con Giulio Romani della Cisl e Massimo Masi della Uilca. Un durissimo scontro tra Megale e Profumo consumato nelle prime ore del mattino del primo aprile ha portato quasi alla rottura definitiva.
Sono poi prevalse le ragioni del buonsenso e della responsabilità individuale, al punto che lo stesso Alessandro Profumo ha chiesto apertamente scusa al Segretario della Cgil bancari. La sconfitta politica delle banche e dei banchieri rispetto a come avevano impostato inizialmente la vertenza è stata eclatante.
Della guerra santa scatenata all’iniziohanno praticamente raccolto le briciole: volevano la riforma degli inquadramenti e non l’hanno ottenuta, volevano il blocco permanente degli scatti d’anzianità e del Tfr e non l’hanno avuto, volevano eliminare “l’area contrattuale” per avere gioco facile sui licenziamenti e non l’hanno ottenuto. Hanno però portato a casa un rinnovo del contratto che servirà anche a loro per governare il settore in un clima di reciproco rispetto tra gli stessi istituti di credito italiano e di reciproca concorrenza leale.
ABI Associazione bancaria italiana
A detta di molti sindacalisti presenti, banchieri compresi, il vero leader della vertenza è stato il Segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, che, aldilà della simpatia o antipatia che suscita, da abilissimo e sindacalista e politico, è riuscito nella difficile impresa di valorizzare il ruolo della Cgil bancarinell’ottica poi della tenuta e della gestione delle assemblee dei lavoratori che dovranno poi ratificare l’’accordo.
Ha alzato la voce quando serviva, ha picchiato duro quando era indispensabile, ma il colpo di genio l’ha realizzato nella non stop degli ultimi due giorni di trattative quando in un primo momento ha lasciato visibilità e campo alle altre organizzazioni, intervenendo però al momento opportuno, da abile regista, quando la posta in palio era alta e definitiva. Insomma, li ha lasciati sfogare per poi colpire al momento opportuno quando il disordine era ormai evidente.
Oggetto misterioso l'ormai ex segretario della Dircredito (la sigla dei dirigenti e dei quadri direttivi svenduta alla Cisl): Maurizio Arena in due anni di trattative non ha mai preso parola nei confronti e scontri coi banchieri. Per la verità agli atti risulta un intervento decisivo: preso dalla fame, Arena ha chiesto apertamente, ieri a palazzo Altieri, "ma quando se magna?".
Profumo dovrebbe lasciare la carica di Presidente del Comitato sindacale di Abi, solo nel caso in cui si dimettesse da Presidente del Gruppo Mps. Sono in molti quelli che credono che non si ritirerà a vita privata e l’aver chiuso il rinnovo del contratto nazionale dei 320mila bancari fa presagire una sua conferma all’interno dell’industria bancaria italiana.
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