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DAGONEWS
Abramo Bazoli è uscito vincitore dalla battaglia sulla direzione del “Corriere della Sera”, ma in casa sua deve riporre i sogni di gloria. In Intesa Sanpaolo, dove nel 2106 scadono tutti i vertici, il presidente sta alacremente lavorando alla riforma della governance sotto l’occhiuta vigilanza della Bce di Mario Draghi, che non vuole più vedere il sistema duale (che prevede un doppio consiglio: di sorveglianza e di gestione) manco in fotografia. Ma l’amministratore delegato Carlo Messina sta guadagnando sempre più spazio e tra lui e il presidente si è creata una certa dialettica, pur mantenendo un rapporto di riconoscenza con l’”arzillo vecchietto” (copy Della Valle).
Lo snodo decisivo è il progetto di Bazoli, 82 anni compiuti, di ottenere dai soci una proroga di un anno. Il suo ragionamento è semplice: i comitati al lavoro sul superamento del duale non hanno finito di soppesare le varie ipotesi e il confronto con i soci è solo all’inizio. Visto che si tratta di una rivoluzione importante e stiamo parlando della prima banca italiana, che male c’è a sforare di un anno e arrivare al 2017?
GIOVANNI BAZOLI ED ENRICO LETTA FOTO LAPRESSE
Solo che i lavori dei comitati interni sono cominciati a inizio del 2014 e in tre anni a momenti si riforma tutto il codice civile. Ma a parte questo, Messina non vuole sentir parlare di proroga di un anno. Il motivo è molto semplice: non intende essere un capoazienda ad autonomia limitata. L’anno prossimo vuole un rinnovo pieno di quattro anni e vuole poter giocare un ruolo aggressivo sul mercato.
Per scongiurare una simile ipotesi, i bene informati giurano che si sia mosso anche con Francoforte. Del resto, più in generale, negli ultimi mesi il peso specifico di Messina è aumentato, non solo con la Bce. L’ad di Intesa ha ormai un solido rapporto con Piero Fassino, che come sindaco di Torino è il nume tutelare della Compagnia di Sanpaolo, primo azionista della banca con il 9,38%. E ha rafforzato i legami anche con i fondi istituzionali e speculativi (come BlackRock, secondo azionista con il 4,89%). Una strategia che gli consente di circoscrivere il raggio d’azione dell’altro grande vecchio Giuseppe Guzzetti, capo della Fondazione Cariplo (4,84%).
Messina dunque si è rafforzato e parrebbe aver schivato il rischio della proroga zoppa, mentre Bazoli ha capito di avere poche chance e ha rimesso nel cassetto il progetto di farsi dare un anno in più di mandato.
GIOVANNI BAZOLI E GIUSEPPE GUZZETTI
L’ad di Intesa segue anche con interesse i lavori della “commissione Bazoli”, mantenendo una posizione laica sull’abbandono o meno del duale, però una posizione ben chiara ce l’ha: non vuole sentire parlare di modelli tedeschi con tutta la prima linea del management in consiglio. In cda, di manger, ci vuole essere solo lui. E anche su questo pare avere l’appoggio della Bce.
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