BPM, L’AFFARE SI INGROSSA – IN SOCCORSO DI ANDREA BONOMI E DI ENZO CHIESA ARRIVA L’AMICO AMERICANO RAFFAELE MINCIONE CON 60 MILIONI DI EURO – ORA CHE FARA’ BANKITALIA CHE MIRA A METTERE AL COMANDO, INVECE DI CHIESA, IL FIDATO PIERO MONTANI, ORA ALLA GUIDA DELLA BANCA DEL SUD? – EPPURE LE CONDIZIONI POSTE DALLA TARANTOLA DI BANKITALIA A GIUGNO 2011 A CHIESA, IN PRESENZA DI NAGEL, SONO ANDATE A SEGNO – SOTTO SOTTO, NON E’ CHE A PALAZZO KOCH STA SULLE PALLE MEDIOBANCA?...

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1- L'8% DI BPM A UN FONDO USA BONOMI STRINGE SUL MANAGER
Francesca Basso per il Corriere della Sera

Il finanziere italo-americano Raffaele Mincione, ex capo della divisione europea di Salomon Smith Barney, entra nel capitale della Banca Popolare di Milano. La sua società lussemburghese Time&Life è il secondo socio dell'istituto di Piazza Meda con una quota dell'8,2%, dietro la Invest Industrial di Andrea Bonomi, presidente del consiglio di gestione, che ha il 9,02%.

L'affare è costato a Mincione appena 60 milioni di euro, per una banca «con un Tier 1 solido - ha spiegato ieri il finanziere - e con una fortissima presenza in Lombardia, una delle più ricche regioni italiane». Ha approfittato della finestra dell'aumento di capitale da 800 milioni, che si è chiuso il 19 dicembre.

In quella data Time&Life, che è controllata da The Capital Investment Trust, fiduciaria regolata dalla legge di Jersey (Isole del Canale), del quale è trustee la Ifg Trust Company (Channel Islands) Limited, ha concluso l'operazione e ne ha dato notizia alla Consob che ieri ha reso noto il possesso di una partecipazione pari all'8,267%. Alla notizia la Borsa non ha reagito con particolare entusiasmo, il titolo ha registrato solo un +0,03% (ultimo prezzo 0,31 euro) in una giornata che ha visto il Ftse Mib chiudere a +1,24%.

Mincione ha scommesso sul futuro di Bpm: «Credo che con il nuovo management - ha aggiunto - con a capo Annunziata e Bonomi, la banca possa esprimere ancor più valore». Certo il momento è delicato per le banche in generale e per la Popolare di Milano in particolare. L'istituto dovrà affrontare una fase di cambiamento e ristrutturazione, il mercato lo sa e si aspetta un rialzo del titolo. Quanto la trasformazione sia possibile dipende da molti fattori, aspetto non secondario è la natura stessa di una Popolare. Ma se all'orizzonte, spiegano fonti vicine alla banca, ci fosse il passaggio a Spa allora il balzo sarebbe notevole.

L'ultimo tassello che manca a completare questa fase della Bpm è la scelta del nuovo consigliere delegato, che deve essere un esterno per espressa indicazione della Banca d'Italia. Martedì prossimo sono convocati i consigli che potrebbero procedere alla designazione. Nel toto nome avrebbe acquistato quotazioni Piero Montani, ora alla guida della Banca del Sud.

2- DAGOREPORT
Attenti a prendere sottogamba la Banca Popolare di Milano. E' un istituto molto importante perché le sue agenzie sono in ogni angolo di quel ricco Nord lombardo-veneto, molto agognato (vedi la smania di Mediobanca per conquistare gli sportelli BPM e poi, sconfitti da Bankitalia, l'opposizione vincente di Nagel sul tentativo di Matteo Arpe.

Essì, iò Grande Vecchio che soprassiede BPM è Bankitalia, con il vice direttore generale Anna Maria Tarantola in prima fila, decisamente "tarantolata" verso il direttore generale, ma ormai deprivato di tutte le deleghe operative, Enzo Chiesa. Che, dopo un primo colpo di sorpresa, ha festeggiato l'altro giorno l'approdo di Fabrizio Viola alla guida del Monte dei Paschi di Siena.

E il motivo è semplice: Viola, un cinquantatreenne romano laureato all´Università Bocconi, vanta una lunga militanza presso il gruppo Bpm, iniziata nel 1995, che lo ha portato nel settembre 2004 ad arrivare a ricoprire l´incarico di direttore generale di Banca Popolare di Milano, fino al settembre 2008 prima di essere nominato amministratore delegato della Banca Popolare dell´Emilia Romagna, incarico ricoperto fino ad oggi.

Dunque, Chiesa aveva motivo di stappare lo champagne: non è vero, come sostiene Palazzo Koch, che chiunque fosse stato in BPM non può permettersi di andare a dirigere altra banca, nel nome di un ricambio di manager ‘'compromessi'' con la precedente gestione by Ponzellini.

Ma l'ira di Enzo Chiesa ha origine anche dal fatto che i cinque punti che aveva posto la Tarantola nel giugno 2011, alla presenza dell'ad di Mediobanca Nagel, per dare il semaforo verde a Chiesa, sono stati soddisfatti.

In breve i punti erano questi:
- Mandare a casa Ponzellini
- Passare al sistema di governance duale
- Far passare le deleghe dei soci da due a cinque
- Far l'aumento di capitale da 800 milioni
- Trasformare il convertibile di 400 milioni in azioni

Ebbene, entro il 31 dicembre i cinque punti hanno raggiunto la meta di piazza Meda. Ma il ricambio manageriale, pollice verso per chi è stato compromesso con la precedente gestione di Ponzellini, ha fatto sì che anche il consigliere delegato di Bpm Davide Croff è stato segato a favore di Piero Montani, ex Antonveneta, uomo tradizionalmente di fiducia di Bankitalia.

 

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