6 MILIONI DI FREGNACCE - GLI ANALISTI INTERNAZIONALI SBUGIARDANO LE PREVISIONI DI MARPIONNE SULLE VENDITE - L’AD DI FIAT INFATTI AVEVA SPARATO COME TARGET DEL GRUPPO, 6 MILIONI DI VETTURE DA VENDERE NEL 2012 - GLI ESPERTI, INTERVISTATI DA BLOOMBERG, HANNO RIDIMENSIONATO LA CIFRA: 5 MILIONI, E NON PRIMA DEL 2014 (SE VA BENE) - L’UNICA STRADA PER TENERE BOTTA SAREBBE QUELLA DI NUOVE ACQUISIZIONI, MAGARI IN ASIA - MA LA CASSA È VUOTA E IL GRUPPO DEVE FINALIZZARE L’OPERAZIONE CON LA CHRYSLER…

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Da "lo Spiffero.com"

Raccontala giusta Sergio, non esagerare. Sembra questo l'ammonimento che giunge oltreoceano a Sergio Marchionne per aver un tantino esagerato nelle previsioni di vendita nell'anno appena iniziato. L'amministratore delegato di Fiat e Chrysler alla voce vendite di automobili della casa torinese ha scritto il numero tondo 6 milioni.

Un obiettivo che non è affatto semplice da raggiungere, dicono gli analisti interpellati da Bloomberg News, prevedendo che nel 2014 potranno essere messe in circolazione 4,9 milioni di nuove vetture, ossia un milione in meno rispetto a quanto indicato dal manager italo-canadese. Nessuno tra gli esperti di mercato si aspetta che Marchionne riesca a compiere questo miracolo. Almeno non quelli stranieri, meno proni di quelli domestici a santificare le gesta del Lingotto.

L'articolo (ripreso da Wall Street Italia) ritiene che siano le prospettive di un nuovo rallentamento economico, con lo spauracchio di una recessione alle porte in Europa, a gettare ombre sulle previsioni fatte in casa Fiat. Per l'ad della casa automobilistica di Torino in realtà quei numeri non sono mere stime, ma raccontano qualcosa di più: sono «la massa critica per garantire al gruppo la redditività nel lungo termine». Eppure serpeggia scetticismo tra gli addetti ai lavori. C'è chi come Hans-Peter Wodniok di Fairesearch GmbH che non scarta a priori il disegno di Marchionne.

«Siamo di fronte a un manager che ha una visione realistica di come potrebbe muoversi la società, ma a patto che Fiat faccia qualche acquisizione», dice l'analista, che non nasconde però di nutrire seri dubbi sulla reale fattibilità di questa ipotesi dal momento che - ricorda - il gruppo deve finalizzare l'operazione con l'americana Chrysler.

«L'obiettivo di 6 milioni di auto vendute posto dal Lingotto sembra più uno slogan che una intenzione vera», è l'opinione di Giuseppe Berta, docente di storia economica dell'Università Bocconi di Milano. «L'unica possibilità di realizzarlo nel 2014 è quello di combinare le forze di Fiat e Chrysler con una casa automobilistica in Asia, una regione dove il gruppo di Torino è oggi ancora estremamente debole».

Uno scenario che Marchionne lo scorso settembre al Motor Show di Francoforte ha però accantonato, annunciando che non c'è un imminente piano di sviluppo in questo senso. Dietro le quinte, concludono gli addetti ai lavori, qualcosa si starebbe muovendo. Ad aprile il manager aveva, infatti, spiegato che Fiat avrebbe dato battaglia per ritagliarsi un ruolo in Cina, perché è lì in Asia che ci sono spazi di crescita e che si gioca quindi la vera partita per sopravvivere.

 

SERGIO MARCHIONNE FIAT mirafioriMarchionne e Obama nella fabbrica Chrysler