DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Estratto dell’articolo di Carlo Di Foggia per “il Fatto quotidiano”
La battaglia per i vertici di Enel si concluderà oggi all’assemblea degli azionisti. Si vedrà se avrà successo la sfida lanciata al governo italiano e al Tesoro azionista dal fondo caymaniano Covalis dell’ex broker lituano Zach Mecelis. Diversi elementi alla vigilia lo rendono improbabile, ma gli errori commessi lasceranno strascichi. Non è insomma finita qui. Se invece Covalis dovesse vincere, la figuraccia sarebbe dirompente.
Oggi l’assemblea eleggerà il Cda. Dovrebbe vincere la lista di Assogestioni, che racchiude i fondi comuni d’investimento e le società di risparmio. Se così fosse, alla fine il Tesoro, che ha il 23% del capitale, comunque eleggerà la sua lista, visto che Assogestioni ne presenta una “corta” di soli tre nomi.
È già successo nel 2020 in Enel, quando fu uno choc per il ministero, che stavolta ha problemi più grossi. Come noto, gli alleati sono riusciti a imporre a Giorgia Meloni che a guidare il gigante elettrico sarà Flavio Cattaneo (ex Terna, Rai, Tim) e come presidente Paolo Scaroni, il padre-padrone di Eni durante i governi Berlusconi segnati dai generosi contratti di gas con la Russia.
francesco starace foto di bacco (2)
Mecelis ha lanciato la sfida contestando soprattutto la scelta di Scaroni, infatti la sua lista non prevede un Ad, ma solo un presidente: il banchiere Marco Mazzucchelli. A decidere la partita saranno come sempre i grandi fondi esteri. I proxy advisor […] hanno dato indicazione soprattutto di votare Assogestioni. Alcuni grandi fondi hanno preso già posizione.
Quello sovrano della Norvegia e Mondrian, che sommano a meno del 4% del capitale, si sono schierati per Mazzuchelli. Per battere Scaroni, però, Covalis deve farlo eleggere in Cda superando almeno il 10% e la letteraccia che Mecelis ha mandato lunedì agli azionisti attaccando Assogestioni sembra suggerire che l’impresa stia sfumando.
[…] La realtà è che Covalis è stato aiutato dall’autogol del Tesoro che ha fatto candidare Scaroni come “non indipendente” (molti fondi possono votare solo candidati indipendenti).
L’indicazione però pare arrivata da Enel, ed è la seconda anomalia di questa storia dopo quella dell’Ad del colosso, Francesco Starace, spodestato dopo 9 anni dal controllo, che ha provato pubblicamente a mettersi a disposizione dei vincitori, una cosa talmente incredibile da far sospettare che ci sia una regia interna dietro la mossa di Covalis.
Finanziariamente parlando, infatti, Mecelis è uno sconosciuto: ha depositato lo 0,67% del capitale di Enel, una spesa da 600 milioni, quando i primi 7 investimenti di Covalis non superano la manciata di milioni (e tutti, eccetto uno, sono in società dove il presidente non è indipendente). È chiaro che agisce per conto di qualcuno e forse lo si capirà al momento di ricevere il dividendo a giugno (se sarà rimasto). Alcune tracce portano in Spagna, dove i quotidiani finanziari hanno notato legami con Endesa, controllata spagnola di cui Starace è vicepresidente (la lista di Covalis comprende gli spagnoli Daniel Lacalle e Paulina Beato). Oggi il verdetto. Se vince Mecelis, è una figuraccia; se non vince, scatterà la resa dei conti.
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