DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
Emilio Randacio per “la Repubblica”
Doveva essere una delle tante operazioni di «finanza creativa», ideate sotto la gestione del presidente Giuseppe Mussari e del direttore generale, Antonio Vigni. In realtà, «quel derivato creditizio» — come lo avevano definito gli ispettori di Bankitalia nel 2012 —, sottoscritto il 15 dicembre del 2005 tra i vertici del Monte dei Paschi di Siena e il colosso bancario giapponese Nomura, ha segnato il declino della banca toscana. O, quantomeno, l’operazione ha iniziato a pesare in maniera insostenibile sui bilanci del Monte.
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Dopo la condanna per «ostacolo agli organi di vigilanza» sancita in primo grado a Siena, per gli ex top manager dell’istituto di Rocca Salimbeni, si avvicina il concreto pericolo di un nuovo processo. Questa volta le accuse parlano di falso in bilancio e «manipolazione del mercato» in relazione ai conti certificati dalla banca nel 2010.
Tra gli indagati, Mussari, Vigni, l’ex responsabile dell’area Finanza, Gianluca Baldassarri, l’ex Ceo di Nomura, Sadeq Sayeed, il responsabile vendite dello stesso istituto per l’Europa e il Medio Oriente, Raffaele Ricci e le due banche, a livello di responsabilità societaria (legge 231). Il coinvolgimento dei manager dell’istituto giapponese potrebbe avere riflessi sull’azione di richiesta danni da 1,5 miliardi che Mps ha intentato nel marzo 2013 contro Mussari, Vigni e Nomura per la stessa operazione, che essendo legata al tasso dei Btp nella fase di spread elevato arrivò a pesare per oltre 3 miliardi sui conti di Rocca Salimbeni.
LANCIO DI MONETINE A MUSSARI IN PROCURA jpeg
Ieri mattina gli uomini del Nucleo di polizia Valutaria di Roma hanno notificato alle sette parti l’avviso di conclusione indagini (anticamera della richiesta di rinvio a giudizio). Il provvedimento è firmato dal procuratore aggiunto di Milano — la procura è competente per la sede della Consob — Francesco Greco, e dai sostituti Giordano Baggio, Mauro Clerici e Stefano Civardi.
Nelle sette pagine del documento si sottolinea come l’operazione Alexandria abbia comportaci to «l’occultamento di perdite per oltre 300 milioni di euro», per i bilanci del Monte dei Paschi. Secondo quanto ricostruito dai magistrati milanesi, gli indagati «omettevano di rilevare a conto economico il Fair Value ( il corrispettivo a cui un’attività può essere scambiata, ndr), dell’operazione di “finanza strutturata” conclusa con Nomura ed esposta in bilancio».
GIANLUCA BALDASSARRI IN PROCURA A SIENA
Le condizioni capestro sottoscritte da Mps con Nomura furono rinvenute nell’ottobre 2012 — poco dopo la prima inchiesta sullo scandalo della gestione Mps —, nella cassaforte della banca. Attraverso una operazione illecita, per l’accusa, i vertici della banca di Siena avrebbero evitato di iscrivere a bilancio perdite consistenti, facendo risultare gli interessi dei derivati da pagare a carico della banca giapponese.
Il reato ipotizzato si sarebbe consumato «fino al 27 aprile 2010». Un dato non secondario, visto che i tempi della prescrizione con l’attuale norma non ancora riformata, non sono così lontani. Nell’ottobre scorso, Mussari, Vigni e Baldassarri sono stati già condannati dal Tribunale di Siena a tre anni e mezzo per il contratto sottoscritto con Nomura.
A Milano, invece, il contratto Alexandria non è l’unico derivato finito nel mirino della procura. Resta infatti aperto il filone di indagini sull’operazione Santorini, un contratto molto simile, che gli ex vertici Mps avevano sottoscritto con Deutsche Bank, e fu chiuso nel dicembre 2013 con una transazione da 525 milioni dei senesi. Resta aperta, infine, l'ultimo troncone con al centro l'acquisizione di Antonveneta da parte di Mps, anche in questo caso trasferito da Siena a Milano per competenza territoriale.
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