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Cinzia Meoni per “il Giornale”
Il caso Generali continua a tenere con il fiato sospeso Piazza Affari, spettatrice della guerra, interna alla prima linea manageriale, che si sta consumando per il controllo del big delle polizze.
Il rinnovo del vertice è fissato per il 29 aprile, ma queste sono giornate decisive in cui gli investitori istituzionali (35% del capitale) stanno valutando con chi schierarsi tra Francesco Gaetano Caltagirone (ufficialmente all'8% del capitale del Leone) e Mediobanca (socio storico del gruppo, al 17,2% dei diritti di voto, che appoggia la lista del cda).
francesco gaetano caltagirone foto mezzelani gmt45
Caltagirone dovrebbe scoprire le proprie carte sul futuro di Generali martedì prossimo per poi avviare, con il roadshow, il dialogo con i fondi, mentre il piano di Philippe Donnet, candidato dalla lista del cda al suo terzo mandato, è stato pubblicato lo scorso dicembre.
Rimane infine l'incognita di Assogestioni che, se entro il 2 aprile decidesse di scendere in campo con una propria lista, anche se di minoranza, catalizzerebbe il voto dei fondi.
La tensione è alle stelle dopo la mossa a sorpresa di Caltagirone di candidare Luciano Cirinà, manager con esperienza ultratrentennale in Generali apprezzato dall'ingegnere romano e da Leonardo Del Vecchio (al 6,6% del capitale), alla carica di ad nella lista concorrente a quella guidata dal suo attuale capo azienda.
Non si escludono colpi di scena anche se allo stato, Cirinà non pare intenzionato a lasciare la guida dell'Est Europa che, da sola, vale all'incirca sette miliardi di premi per il Leone.
La lotta incuriosisce gli analisti che speculano sulla capacità di un top manager interno come Cirinà di conciliare la strategia di crescita finora perseguita da Donnet, che negli anni ha portato ad una generosa retribuzione degli azionisti (dal 2016 al 2020 sono stati distribuiti 7,095 miliardi e sul 2021 è stata proposta una cedola per 1,69 miliardi), con la volontà di Caltagirone di inseguire il modello di espansione dei colossi europei come Allianz e Axa attraverso un M&A coraggioso.
Non manca chi ipotizza che un perno del piano di Caltagirone possa essere posto sulla valorizzazione della controllata Banca Generali e dell'enorme patrimonio immobiliare del Leone (quasi 37 miliardi di asset).
Il tema immobiliare d'altro canto è ritenuto molto vicino alla sensibilità dell'ingegnere e di Del Vecchio che con Caltagirone ha condiviso le istanze che hanno portato alla rottura in cda con l'asse Mediobanca-DeAgostini (1,4% del capitale).
Alberto NagelLeonardo Del VecchioALBERTO NAGEL
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