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DAGOREPORT – GIORGIA MELONI, FORSE PER LA PRIMA VOLTA DA QUANDO È A PALAZZO CHIGI, È FINITA IN UN…
Fabio Pavesi Il Sole 24 ore - Articolo pubblicato nel 2008, ai tempi del primo arresto
I bilanci della sua società, la Romeo Gestioni Spa, grondano da sempre ricchezza. Una ricchezza da far invidia ai molti imprenditori che lavorano su commesse pubbliche e sanno quanto sia difficile far quadrare i conti, stretti nella morsa di gare al massimo ribasso e tempi biblici di pagamento delle fatture. Per Alfredo Romeo tutto questo non esiste, o meglio non è mai esistito, neppure quando fu arrestato la prima volta nell’inchiesta Global Service di Napoli (per poi essere assolto) o quando De Magistris gli revocò gli appalti del Comune.
La sua Romeo Gestioni sprizza salute da ogni poro. Il fatturato corre che è una bellezza. I ricavi da 135 milioni di euro del 2011 sono passati ai 224 milioni del 2015, ultimo dato disponibile. Una crescita del 65% in 4 anni per un mestiere tutto sommato povero come quello della gestione dei servizi immobiliari, delle manutenzioni varie e della pulizia degli uffici commerciali, che pochi imprenditori di settori ben più glamour possono vantare.
Ma è tutta la macchina della sua azienda a correre. Prendiamo la redditività. Il margine lordo della Romeo Gestioni è salito da 31 milioni del 2011 ai 46 milioni del 2015. Valgono la bellezza del 20% delle entrate dagli incassi. Segno anche di una capacità non ordinaria di tenere i costi sotto controllo grazie al sistema di subappalti affidati a piccole imprese.
E fa impressione l’utile netto che si è attestato a fine del 2015 a 29 milioni, cresciuto di 10 milioni in 4 anni. L’azienda di Alfredo Romeo si presenta come un caso di successo in un settore difficile come quello degli appalti pubblici. La media della redditività netta del comparto è del 2%, per Romeo Gestioni si vola al 13%, sei volte di più.
Basti pensare a uno dei suoi più diretti concorrenti quella Manutencoop anch’essa molto attiva nel facility management pubblico. Il colosso cooperativo di Bologna nel 2015 su quasi un miliardo di fatturato (5 volte più della Romeo Spa) ha chiuso in perdita per 45 milioni e l’anno prima fece utili per soli 12 milioni. Romeo no, tutta un’altra storia: lui di profitti ne ha fatti per 110 milioni negli ultimi 5 anni.
Anche su altri fronti l’imprenditore napoletano non ha problemi. Non ci sono debiti bancari. Zero assoluto. Si dirà che non serve chiedere prestiti alle banche se hai disponibilità pronta cassa per 40 milioni in media nel corso degli ultimi 5 anni.
Ci sarà qualche problema con i crediti commerciali? Fatture da incassare che non arrivano dagli enti pubblici? Anche qui nessun problema. Le fatture da incassare in ritardo non sono mai aumentate neanche negli anni della crisi e il loro peso è stabile e fisiologico, intorno alla metà dei ricavi annuali.
Nessun inciampo, nessuno svarione, nessuna defaillance. Vista così, la radiografia economico-finanziaria dell’azienda di Alfredo Romeo narra di un fenomeno dell’imprenditoria italiana nel settore degli appalti pubblici. A meno che qualcosa non torni. Ma se non torna, per uno finito agli arresti per la seconda volta dopo la prima assoluzione, è ben celato nelle pieghe di quei bilanci d’oro.
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