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DA GIGANTI A LOM-BRICS - DALLE 19 ECONOMIE IN VIA DI SVILUPPO, DAL BRASILE ALL’INDIA, SONO VOLATI VIA CAPITALI PER MILLE MILIARDI, LA METÀ DI QUANTO AFFLUITO DAL 2009 - MA LA CRISI DEI PAESI EMERGENTI POTREBBE INNESCARE UNA TEMPESTA COME QUELLA CHE 18 ANNI FA PARTÌ DALLA THAILANDIA

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Alessandro Barbera per “la Stampa”

 

xi jinping narendra modi xi jinping narendra modi

C'erano una volta i Brics, l' inarrestabile dragone cinese, la svolta russa, il miracolo carioca. Non si tratta più solo della brusca frenata di Paesi che correvano fin troppo rapidamente. Una stima di NN Investment Partner, citata ieri dal Financial Times, calcola che in poco più di un anno dalle 19 più importanti economie emergenti sono volati altrove mille miliardi di dollari di capitali, la metà di quanto era affluito a partire dal 2009.

 

Il crollo delle Borse di Shanghai e Shenzhen ne è la dimostrazione più evidente. Ieri, nel tentativo di fermare la valanga dei listini, la Banca centrale di Pechino ha iniettato sui mercati 17 miliardi. Una liquidità enorme, che ha scatenato il panico fra gli investitori i quali hanno percepito quanto seria sia la situazione. In qualche modo gli analisti lo temevano: dai massimi di metà giugno, le Borse cinesi hanno già perso più di un quarto del loro valore.

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Il dollaro si rafforza, l' euro tiene, c' è chi si è convinto che i tassi americani non potranno che salire, e chi pensa sia arrivata l' ora di investire altrove. La Cina appare sempre di più come un gigante dai piedi d' argilla al quale è venuta meno la potente spinta degli investimenti pubblici. La produttività cala, il rendimento dei capitali anche. E così gli stessi cinesi portano i soldi altrove. C' è chi compra aziende straniere - vedi il caso Pirelli - c' è chi investe in grandi infrastrutture in Europa o nelle americhe, come il megaprogetto sino-nicaraguense per la costruzione di un canale alternativo a quello di Panama.

jacob zuma e xi jinping a ufajacob zuma e xi jinping a ufa

 

Moody' s stima per le venti economie più grandi del mondo un 2015 e un 2016 a passo lento: 2,7 per cento quest' anno, il tre l' anno prossimo. La forte ripresa americana e la ripresina europea e giapponese «saranno compensate da calo della Cina, da quello dell' America latina e dal recupero solo parziale della Russia», scrive l' agenzia di rating nel suo outlook globale. Le cose potrebbero persino peggiorare, se «ci fosse un ulteriore calo dei prezzi azionari e immobiliari in Cina».

 

I teorici della stagnazione secolare trovano pane per i propri pensieri. A Washington c' è chi si chiede cosa accadrebbe nel caso di una nuova recessione. I tassi sono ai minimi storici, il debito pubblico è altissimo. Non è un caso se le probabilità di un aumento dei tassi entro la fine dell' anno siano sempre più basse: secondo Hsbc ormai una su tre. La Federal Reserve non sa che fare: da un lato l' economia americana tira come non accadeva da anni, dall' altra la crisi degli emergenti potrebbe innescare una tempesta simile a quella che 18 anni fa partì dalla Thailandia.

im BRIC ages im BRIC ages

 

Fra gli esperti non è ancora chiaro se la svalutazione dello yuan e la fuga dei capitali dai Brics peserà di più su quelle stesse economie o sul resto del mondo. Il mercato immobiliare cinese tiene: a luglio i prezzi sono saliti in 31 delle 70 grandi città, mentre sono scesi in altre 29. Moody' s dice che la Cina continuerà a crescere mediamente più del 6 per cento l' anno, Merrill Lynch sostiene il contrario.

 

bric summit durban bric summit durban

Fino a qualche settimana fa tutti gli occhi erano puntati su Atene, ora i 202 gestori di fondi che la banca sente mensilmente si preoccupano di quel che accade ad Ankara, in Malesia o a Pechino. La debole Europa potrebbe persino avvantaggiarsene; la Bce ha argomenti per mantenere bassi i tassi, l' euro può rafforzarsi come valuta di riserva. Ma le conseguenze di una tempesta perfetta, anche se arrivasse da mari lontani, avrebbe conseguenze imprevedibili per tutti.