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Camilla Conti per il "Fatto quotidiano"
Francesco Profumo e Sergio Chiamparino. Il ministro che diventa manager e il sindaco banchiere. Sono loro i protagonisti del riassetto di potere all'ombra della Mole. L'ex ministro dell'Istruzione sarà il nuovo presidente della Iren, multiutility dell'energia quotata in Borsa. L'accordo è stato raggiunto dopo una lunga trattativa, dal sindaco di Torino, Piero Fassino, quello di Genova, Marco Doria e quello di Reggio Emilia nonché neoministro del governo Letta, Graziano Delrio.
La scelta dei vertici spetta infatti ai tre Comuni soci forti della multiservizi. Doria incassa il nuovo amministratore delegato (l'ex manager Edison, Nicola de Sanctis), Torino conquista la presidenza per l'ex rettore del Politecnico ed ex ministro montiano, forte anche dei natali liguri e dei buoni rapporti con Delrio.
La figura ideale, dunque, per mettere d'accordo politica e campanile. Con un occhio al rispetto della legge Frattini sul conflitto di interessi, sebbene la nomina di Profumo possa sollevare qualche perplessità vista l'attività di Iren con le pubbliche amministrazioni.
Ma a ballare il valzer delle poltrone torinesi c'è anche l'ex sindaco, Sergio Chiamparino, che vorrebbe restare alla guida della Compagnia di San Paolo, principale azionista di Intesa. Ieri il consiglio generale dell'ente si è riunito per nominare il sostituto di Gian Maria Gros-Pietro diventato presidente del consiglio di gestione della banca. Nell'impossibilità di trovare un accordo sui nomi, il consiglio ha deciso di tornare a riunirsi lunedì prossimo.
Durante l'incontro Chiamparino ha però ribadito che non intende tornare in politica. Il suo nome era circolato prima come possibile presidente della Repubblica e poi come leader del Pd in tandem con Matteo Renzi. Ieri Chiamparino ha sottolineato che qualora decidesse di candidarsi, si dimetterà con congruo anticipo per non danneggiare l'ente torinese.
Ma di certo la nascita del governo delle "larghe intese" e il complicarsi dei giochi interni al Pd, hanno frenato il suo rientro in politica. Almeno fino alle prossime Regionali, dice qualcuno che ricorda anche l'infortunio di qualche giorno fa. Ovvero l'inattesa fuoriuscita (ufficialmente per motivi personali) del suo stretto collaboratore quando era sindaco, Beppe Berta, storico dell'economia bocconiano, dal Consiglio di sorveglianza, a neppure un mese dalla sua nomina.
A spingerlo alle dimissioni sarebbero stati i rilievi di Bankitalia secondo cui, Berta, per anni responsabile dell'archivio storico della Fiat, non avrebbe avuto i requisiti accademici necessari a sedere nell'organismo di controllo della banca.
C'è infine un altro personaggio assai noto ai salotti torinesi che non intende mollare la scena. L'ex city manager di Palazzo Civico Cesare Vaciago, classe 1946, è infatti stato ingaggiato al vertice del Padiglione Italia di Expo 2015 su indicazione della presidente Diana Bracco.
A maggio il gup Elisabetta Chinaglia lo ha rinviato a giudizio con l'accusa di abuso d'ufficio nel procedimento legato a un concorso per dirigenti del Comune dichiarato nullo dal Consiglio di Stato. Il pubblico ministero aveva inizialmente chiesto l'archiviazione, ma era stata ordinata l'imputazione coatta e ora Vaciago dovrà affrontare il processo che si aprirà a settembre. Nel frattempo, con il suo nuovo incarico, si occuperà di appalti, selezione del personale e affidamenti di lavori per un importo tra i 70 e i 100 milioni di euro.
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