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È PARTITA LA FUGA DI CAPITALI DAGLI USA – ALLA GUERRA DI TRUMP CONTRO IL PRESIDENTE DELLA FEDERAL RESERVE JEROME POWELL (REO DI NON TAGLIARE I TASSI E NON AMARE I BITCOIN) I MERCATI HANNO REAGITO CON UN PROFONDO ROSSO E IL CROLLO DEL DOLLARO (MENTRE L’ORO È A 3.500 DOLLARI L’ONCIA) – FUBINI: “NEGLI ATTACCHI ALLA FED IL MERCATO VEDE IL RISCHIO DI UNA PRESA DI CONTROLLO POLITICO DELLA BANCA CENTRALE DA PARTE DI TRUMP E DI MONETIZZAZIONE FORZATA DEL DEBITO (ACQUISTI DI TITOLI DA PARTE DELLA FED). NE RISULTEREBBE PIÙ INFLAZIONE E UN'ULTERIORE SVALUTAZIONE DEL DOLLARO. DUNQUE GLI INVESTITORI NON ASPETTANO: VENDONO E CERCANO BENI RIFUGIO ALTERNATIVI IN EUROPA O NELL’ORO...”
Federico Fubini per corriere.it - Estratti
È possibile che l’America, la più vasta e avanzata economia del mondo, l’emittente della moneta dominante nel sistema internazionale, sia colpita da una fuga di capitali?
Fino a ieri, fino agli attacchi e alle minacce di licenziamento di Donald Trump contro il presidente della Federal Reserve Jerome Powell, anche solo affacciare un’ipotesi del genere sembrava irrealistico. Ma con l’oro al record di 3.500 dollari l’oncia, uno scarto di valutazioni del 39,55% fra la borsa americana (S&P500) e il metallo giallo da quando Trump è tornato alla Casa Bianca e una caduta del dollaro in piena accelerazione, la domanda inizia a diventare inevitabile.
(...) Dall’inizio della seconda presidenza di Donald Trump, il dollaro ha perso il 10,16% sul gruppo delle altre principali valute del sistema internazionale e il suo movimento verso il basso mostra un’accelerazione questo mese: da quando la Casa Bianca ha annunciato i suoi dazi e Trump stesso ha iniziato ad attaccare la Fed, cercando di dare la colpa del rallentamento economico in arrivo al suo presidente Jay Powell. Ha detto l’altro giorno, nel momento della visita di Giorgia Meloni: «Non sono soddisfatto del suo lavoro e glielo faccio sapere. E se voglio che se ne vada, sarà fuori veramente in fretta».
Risposta dei mercati: il dollaro ha accelerato la sua discesa e l’oro ha raggiunto sempre nuovi record. Il suo prezzo è cresciuto del 13% solo nell’ultima settimana, segnalando che gli investitori sono a caccia di nuovi beni rifugio alternativi al biglietto verde e ai titoli di Stato americani (il cui prezzo infatti tende a scendere in queste settimane). Del resto i nuovi attacchi di Trump a Powell ieri hanno suscitato le stesse reazioni.
Perché i mercati non si fidano? L’amministrazione Trump non ha un credibile piano di rientro del deficit e del debito, anzi promette di allargare entrambi con il suo programma di nuovi tagli alle tasse. Ma il Tesoro degli Stati Uniti solo nel 2025 deve emettere nuovi titoli per duemila miliardi di dollari, oltre a doverne rinnovare per ottomila miliardi di dollari fra quelli in scadenza. Le banche centrali di alcuni dei Paesi colpiti dai dazi (la Cina, ma anche il Giappone) potrebbero essere riluttanti a rinnovare parte dei loro investimenti in debito americano, alla scadenza dei titoli che oggi detengono per centinaia di miliardi di dollari.
In questo contesto, negli attacchi e nelle minacce alla Fed il mercato vede il rischio di una presa di controllo politico della banca centrale da parte di Trump e di monetizzazione forzata del debito (cioè di acquisti di titoli da parte della banca centrale). Ne risulterebbe più inflazione e un'ulteriore svalutazione del dollaro. Dunque gli investitori non aspettano: vendono e cercano beni rifugio alternativi in Europa o nell’oro.
Per questo, l’attuale strisciante fuga di capitali che colpisce l’America e la sua borsa non si fermerà. Non fino a quando Trump non ferma i suoi assalti alla Federal Reserve e dà più razionalità alla sua politica economica. Per ora la sua promessa che le guerre commerciali «sono facili da vincere» sembra molto lontana dal vero: le carte che ha in mano – per dirla nel suo linguaggio – diventano più deboli ogni giorno che passa.
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