DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Antonella Baccaro per il “L’Economia – Corriere della Sera”
Tra tutte le nomine ancora in programma quest' anno, prima dei grandi rinnovi del prossimo in Eni, Enel, Poste e Leonardo, quella ai vertici di Invitalia presenta, a poco più di un mese dalla scadenza (il 20 luglio), le incognite maggiori.
Sembra difficile che l'amministratore delegato Domenico Arcuri, al timone del gruppo da 15 anni, possa battere il record del suo corregionale Giuseppe Bono, che ha appena lasciato dopo 20 anni la guida di Fincantieri. A differenza di Bono, che sarebbe stato in ballo fino all'ultimo, per il manager di via Calabria il barometro della politica segna da tempo burrasca.
DOMENICO ARCURI GIUSEPPE CONTE
Com' è noto, il problema non è tanto la gestione di Invitalia, quanto quella dell'emergenza pandemica nelle vesti di commissario nominato dal governo giallo-rosso, con i suoi risvolti mediatici e giudiziari. La chiusura delle indagini per l'inchiesta aperta nel 2019 dalla Procura di Roma sul «caso mascherine», con l'archiviazione delle accuse più pesanti, corruzione e peculato, e la richiesta di rinvio a giudizio ancora pendente per abuso di ufficio, non cambia di molto lo scenario.
Il fatto che l'abuso di ufficio possa essere considerato un reato quasi inevitabile per un commissario all'emergenza dotato di poteri speciali non fa recuperare ad Arcuri il consenso politico che ha sempre saputo mantenere, cavalcando dal 2007 a oggi nove governi.
Il bilancio
Del resto anche l'ex premier Giuseppe Conte, negli ultimi due anni suo maggior sponsor, è lungi dal potere (e forse anche volere) usare la propria influenza a favore di una conferma o di uno spostamento di Arcuri. I suoi recenti contrasti con Draghi hanno prodotto il risultato che il M5S nelle varie partite in corso (vedi per ultima la Rai) non ha mai toccato palla.
Ha quindi senso il toto-nomine che si è risvegliato dopo l'approvazione dell'ultimo bilancio di Invitalia, il 30 maggio scorso, che ha fissato come ultimo giorno utile per la nomina il 20 luglio, salvo proroghe.
Tra tutti i candidati emersi finora Bernardo Mattarella, amministratore di Mediocredito centrale, banca per lo sviluppo del gruppo Invitalia, sembrava il predestinato, essendo stato peraltro per quattro anni chief financial officer di Invitalia. Si dice che l'inattesa riconferma dello zio Sergio al Quirinale gli abbia sbarrato la strada: troppo rilevante l'esposizione mediatica del gruppo.
Eppure c'è ancora qualcuno che al Tesoro non vuole darsi per vinto. Probabilmente è lo stesso che, in subordine, caldeggia altri profili di tipo finanziario. Seguendo questa pista, le quotazioni di Antonino Turicchi, la cui carriera è partita dal Mef quando Draghi era direttore generale, per poi proseguire in grandi cda di partecipate e non, sembrano in crescita.
Sui nomi di Carlo Tamburi (ex Enel) e Andrea Munari (Bnl) non ci sono conferme, mentre le ambizioni di Fabrizio Palermo (ex Cdp), pure tirato in ballo, paiono rivolte altrove. Ma nella partita che si gioca principalmente a palazzo Chigi, tra le stanze del superconsulente Francesco Giavazzi e quelle dei grand commis Roberto Garofoli e Antonio Funiciello, va considerata la variabile Giancarlo Giorgetti.
La concertazione
Al ministro dello Sviluppo economico spetta la concertazione con il Mef, una prerogativa che l'esponente leghista più governista pare volersi giocare. Sarà per questo che tra i nomi circolano quelli di Luigi Valerio Sant' Andrea, nominato a febbraio commissario straordinario della società Infrastrutture Milano-Cortina 2026, in passato vicino al Pd e ai renziani, ma con un passato come commissario ai Mondiali di sci di Cortina, dove ha convinto il governatore veneto Luca Zaia.
Oppure quello di Angelo De Amici, anch' egli in Milano-Cortina come consigliere, varesino come Giorgetti, con cui ha condiviso l'esperienza al Dipe (Dipartimento per la programmazione economica). Tra le controindicazioni possibili, un profilo poco conciliabile con la più grossa delle partite che Invitalia sta giocando (oltre ai fondi del Pnrr): l'Ilva. Ragione per cui tra i nomi circolano profili più industriali, come quelli di Giuseppe Bono e persino dello stesso Franco Bernabè, presidente di Acciaierie d'Italia.
antonino turicchi CARLO TAMBURI LUIGI VALERIO SANT'ANDREADomenico Arcuribernardo mattarella foto di ferdinando mezzelani gmt 78bernardo mattarella foto di ferdinando mezzelani gmt 79
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