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D. Pol. Per “il Corriere della Sera”
Non c’è pace tra i soci forti di Tirrenia. Hanno iniziato a discutere poco dopo il matrimonio nel 2011 sotto le insegne della Tirrenia privatizzata, la compagnia di navigazione con 300 milioni di ricavi. Prima si sono dimessi dal board, poi hanno provato a divorziare, infine hanno attivato il ricorso all’arbitrato. Da una parte Vincenzo Onorato, 57 anni, napoletano, quarta generazione di armatori, proprietario della Moby, compagnia dei traghetti che ha in pancia il 40% di Tirrenia. Dall’altra Claudio Sposito, classe 1955, ex banchiere di Morgan Stanley, oggi uno dei più noti protagonisti del private equity con Clessidra che ha investito sia in Moby sia in Tirrenia.
Adesso il litigio è sbarcato sui giornali. L’iniziativa l’ha presa Onorato acquistando ieri una pagina intera su alcuni quotidiani per spiegare le sue ragioni e la sua verità. «Noi Onorato non facciamo finanza ma impresa mentre il fondo di private equity voleva forse comprare e poi rivendere, in breve tempo, Tirrenia per realizzare un lauto guadagno». La diatriba, che covava sotto le ceneri fin dalla privatizzazione, ha preso vigore un anno fa quando l’Antitrust non ha dato il via libera alla fusione diretta tra Moby e Tirrenia, la prima una società privata, la seconda destinataria di 70 milioni all’anno in base alla convenzione con lo Stato. Così è diventato più difficile per l’armatore campano trovare sinergie con la sua Moby.
La partnership tra Onorato e Sposito avrebbe potuto andare avanti. I risultati economici delle due compagnie lo dimostrano. Ma ormai la tensione era troppo alta tra il fumantino imprenditore e l’algido banchiere. «Gli accordi sottoscritti con il sorriso, furono disattesi in poche settimane — scrive Onorato — e la Tirrenia divenne in breve tempo il peggior nemico di Moby». Clessidra ha attivato l’opzione a vendere a Onorato, contemplata nei patti, ma l’imprenditore non ha ricomprato le quote. Così il fondo ha esercitato l’altra opzione a disposizione: vendere il 100% Tirrenia a terzi. Uno schiaffo per Onorato.
Un diritto secondo Sposito che a maggio ha attivato l’arbitrato con lo studio Lombardi Molinari. Il risultato, una rissa approdata sui giornali. Cui Clessidra ha risposto con un comunicato: il fondo che tra Moby e Tirrenia ha investito 118 milioni «rispetta gli accordi conclusi che prevedono, per la mancata fusione con Tirrenia, le condizioni alle quali può avvenire la liquidazione nel tempo dell’investimento in Tirrenia, per massimizzare il valore di tutti i soci». Onorato è un imprenditore — dice chi lo conosce — non ha la logica dei fondi che, visto l’impasse anche caratteriale, cercano una via d’uscita. Prima si vedranno altre scintille. L’armatore invoca l’arbitrato per contestare i patti. Clessidra parla di «gravissime affermazioni» e «si riserva di agire in ogni sede nei confronti di Onorato a tutela dell’immagine e per il risarcimento danni».
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