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Che in via Solferino stia per cambiare il direttore lo sa anche Matteo Renzi. Indiscrezioni raccolte nella Capitale si spingono addirittura a giurare su una telefonata già avvenuta, nella giornata di ieri, sulla linea Torino-Palazzo Chigi, con Kaki Elkann che avrebbe anticipato al capo del governo la giubilazione di Ferruccio de Bortoli e la sua sostituzione con Mario Calabresi, attuale direttore della Stampa.
Una comunicazione di cortesia, come si è sempre fatto in ogni epoca e con qualunque governo, e che nulla ha a che vedere con presunti "via libera". Per altro, il fatto che alla vicedirezione del Corriere targato Fiat-Chrysler sembri destinato Aldo Cazzullo, giornalista che con Renzie intrattiene ottimi rapporti (in uscita "Magari", un libro-intervista edito da Mondadori scritto a quattro mani), non può che rendere l'operazione ancora più gradita all'inquilino di Palazzo Chigi.
Un altro segnale da non trascurare è il lungo incontro avuto stamani da De Bortoli con Alessandro Bompieri, direttore generale di Rcs Mediagroup. Possibile che si sia parlato di come rimettere mano al sito internet del giornale, appena rinnovato ma che pare non piacere proprio a nessuno. Tuttavia l'ipotesi più accreditata al Corriere è che invece si sia cominciato a discutere di soldi. Soldi al direttore in uscita.
Stamani del resto è stato il quotidiano MF (vedi articolo a seguire) ad anticipare che De Bortoli e l'azienda starebbero già trattando la liquidazione, stimando la buonuscita del direttore tra i 6 e gli 8 milioni di euro.
Il problema principale è che "chi rompe paga", anche se il contratto del giornalista è in scadenza. E Scott Jovane, l'amministratore delegato ai ferri corti con De Bortoli, non vuole farlo fuori. Soprattutto adesso che si è convinto, come Elkann del resto, che l'accelerazione di questi giorni sia stata una mossa tutta del direttore. E questo spiegherebbe anche un certo imbarazzo di Giovanni Bazoli, il patròn di Intesa Sanpaolo che se volesse probabilmente potrebbe ancora fermare il cambio di direzione. Ma che forse ha capito che è De Bortoli a essersi stufato.
Cesare Lanza, che su Blitz Quotidiano, ha dato per primo la notizia fin da sabato, giura e spergiura che "Sicuramente stanno facendo pressioni anche ora perché Ferruccio dia le dimissioni, ma lui non fa mistero che non vuole lasciare". Però a Milano sono in molti a pensare il contrario e a ritenere che si stia assistendo al classico gioco delle parti che prelude a un accordo (milionario).
Del resto a Don Flebuccio, sessant'anni, direttore del Corriere dal 1997 al 2003 e poi ancora dal 2009, non mancano le buone ragioni per andarsene. Dopo gli scontri con Scott Jovane sui bonus ai manager, rischia di passare per un mezzo eroe del sindacato e dei giornalisti tutti. E poi la sua poltrona traballa da un paio d'anni, ovvero da quando sarebbe stata promessa da Elkann a Calabresi, un vero predestinato.
La prossima settimana, poi, è prevista l'andata in onda di una puntata di Report dedicato al disastro manageriale di Rcs, nella quale pare che De Bortoli, intervistato dalla Gabanelli, non abbia risparmiato critiche. E infine, nei prossimi giorni, è prevista l'uscita di un romanzo del suo ex amico Luigi Bisignani, intitolato "Il direttore" e che i bene informati giurano essere dedicato proprio a lui. Non saranno pagine dolci, perché Bisi, quando è finito nei guai per la presunta loggia P4, si è sentito tradito dal direttore del Corriere.
RCS, SI TRATTA SULLA LIQUIDAZIONE - IL GIORNALISTA NON VUOLE ANDARSENE, L'AZIENDA NON VUOLE LICENZIARLO. SUL PIATTO UNA BUONUSCITA DI ALMENO 6-8 MLN. CALABRESI IN POLE PER LA SOSTITUZIONE, MA IL SUO NOME NON PIACE A TUTTI I SOCI
di Andrea Montanari per MF
Ferruccio de Bortoli «è il miglior direttore possibile» per il Corriere della Sera. Così ancora lunedì scorso, davanti a oltre 3 milioni di telespettatori, l'ad di Rcs Mediagroup, Pietro Scott Jovane, ribadiva la sua fiducia nel corso del programma Report su Rai3 in vista della prossima puntata di lunedì 14, che avrà un focus sulla casa editrice (l'acquisto della spagnola Recoletos, oggi Unidad Editorial e la vendita degli immobili di via Solferino e via San Marco).
Ma alle parole non corrispondono i fatti. Perché dietro la comunione d'intenti di facciata si nasconde una tensione, dura e forte, che si trascina da mesi tra de Bortoli e Jovane. Anche se ieri sera un portavoce di Rcs ha voluto ribadire all'Ansa «la stima per la guida editoriale del direttore de Bortoli, l'apprezzamento per l'esempio personale dimostrato a tutta la redazione in questa continua e innovativa fase di trasformazione del quotidiano da lui diretto» e l'azienda «non ha richiesto alcun cambiamento delle sue responsabilità ».
La guerra sotterranea tra i due è venuta alla luce con la vicenda dei bonus al management che il cda del gruppo editoriale aveva deciso di garantire a tutta la prima linea di dirigenti col piano 2013-2015.
E così, dopo che il direttore del quotidiano di via Solferino si era schierato con la redazione, minacciando le dimissioni in caso di ok ai premi per Jovane&C, ecco che la fragile e difficile convivenza si è rotta. E ora le parti stanno trattando sulle modalità di uscita di de Bortoli dal CorSera e dall'azienda. Il direttore da 11 anni alla guida della testata tra primo (1997-2003) e secondo (9 marzo 2009 a tutt'oggi) mandato non vuole dimettersi, ma Rcs non vuole licenziarlo.
E al punto di rottura al quale si è arrivati è impossibile pensare a una continuità alla guida del quotidiano: la guerra intestina farebbe male al prodotto e ai lettori. Per cui è probabile che nelle prossime ore le parti trovino un accordo. Uno dei temi caldi sul tavolo di Jovane è l'ammontare della buonuscita del direttore che con uno stipendio annuo superiore al milione può spuntare una liquidazione di almeno 6-8 milioni. E non è escluso che sul piatto venga messa una poltrona di peso, una presidenza di qualche istituzione. O un posto in Rai al Tg1
Al momento, però, non è stato ancora convocato il cda sul tema visto che non tutti i soci sono d'accordo sull'addio a de Bortoli. E ancora di più non c'è un fronte comune sul successore, che con ogni probabilità dovrebbe essere Mario Calabresi, attuale direttore de La Stampa. L'avvicendamento sulla tolda del CorSera, in un momento così complesso per il settore editoriale, il business del gruppo, la situazione politica nazionale e l'incombenza delle elezioni Europee, non è argomento che si può liquidare in un amen.
Anche perché provocherà a cascata un ricambio dei piani alti del giornale: dal condirettore Luciano Fontana (potrebbe andare negli Usa) ai vicedirettori Gian Giacomo Schiavi e Daniele Manca (il responsabile dell'economia che potrebbe pagare anche per il flop del nuovo sito internet). Al momento un'alternativa a Calabresi, che ieri da Auschwitz e poi Cracovia è volato a Milano, non c'è, visto che Giulio Anselmi, presidente dell'Ansa, si è chiamato fuori dai giochi e l'unico altro nome è quello di Antonio Polito, fresco di nomina alla guida del Corriere del Mezzogiorno.
A Torino, per la guida de La Stampa si parla del vicedirettore Massimo Gramellini o in alternativa del responsabile dell'Ansa, Luigi Contu. Terzo incomodo sarebbe Aldo Cazzullo, firma piemontese del CorSera, comunque pronto anche a un eventuale tandem con Calabresi in via Solferino. (riproduzione riservata)
PER LA PRESIDENZA SPUNTA GARAVOGLIA
Lo scossone che sarà provocato dalla sempre più probabile uscita di Ferruccio de Bortoli dalla direzione del Corriere della Sera scatenerà quasi certamente una reazione a catena in Rcs. A farne le spese potrebbe essere il cda, oggi composto da otto membri dopo quattro defezioni illustri.
All'assemblea dell'8 maggio è prevista la nomina di solo due nuovi consiglieri, ma non è da escludere che in queste settimane (precedenti un appuntamento decisivo per il confronto tra le varie anime che compongono l'azionariato della casa editrice milanese) si prenda in considerazione un rimpasto più ampio, magari riguardante anche le figure dell'amministratore delegato e del presidente.
D'altronde da mesi si parla della possibile uscita dal board del presidente Angelo Provasoli e ora iniziano a circolare i nomi del possibili sostituti. Il notaio, giurista ed ex presidente di Rcs Piergaetano Marchetti vorrebbe tornare sullo scranno più alto ma non è il candidato in pole position, anche perché nelle ultime riunioni del cda si è astenuto nelle votazioni sulle decisioni prese dall'ad Jovane e di matrice-Fiat (primo socio di Rcs con il 20,55%). Un nome sempre più accreditato è invece quello di Luca Garavoglia.
Mister Campari è già nel consiglio del gruppo di via Rizzoli e siede anche nel comitato per la remunerazione e le nomine. Si tratta di una figura di spicco dell'imprenditoria italiana che vince all'estero. Ma la sua viene letta come una candidatura targata Fiat (in passato è stato anche consigliere del gruppo automobilistico di Torino), il che fa storcere il naso ad altri grandi soci di Rcs.
MATTEO RENZI IN CONFERENZA STAMPA A PALAZZO CHIGI FOTO LAPRESSE MATTEO RENZI IN CONFERENZA STAMPA A PALAZZO CHIGI FOTO LAPRESSE i fratelli della Valle e Lapo Elkann Mario Calabresi Aldo Cazzullo e Francesco Guccini Ferruccio de Bortoli Paolo Mieli Scott Jovane e Laura Donnini, amministratore delegato di RCS Libri.Paolo Mieli e Scott JovaneASSEMBLEA GENERALI DI BANCA DITALIA LUIGI BISIGNANI FOTO LA PRESSE Milena Gabanelli candidata Stelle al Colle h partb Sede del Corriere della Sera in via SolferinoPIERGAETANO MARCHETTI LUCIANO FONTANA FERRUCCIO DE BORTOLI Luigi Contu Gianni Letta Giulio Anselmi guardano il nuovo portale ANSA PIERGAETANO MARCHETTI Antonio Polito
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