![francesco gaetano caltagirone alberto nagel andrea orcel generali](/img/patch/05-2021/francesco-gaetano-caltagirone-alberto-nagel-andrea-orcel-generali-1462671_600_q50.webp)
FLASH! - SIAMO UOMINI O GENERALI? PER L'OTTUAGENARIO CALTAGIRONE LA CATTURA DEL LEONE DI TRIESTE E'…
Gli orologi della finanza si fermeranno oggi alle 17,30 quando a Piazzetta Cuccia i consiglieri di Mediobanca entreranno nel salone per un consiglio di amministrazione che si preannuncia agitato.
Nella storia dell'Istituto fondato nel 1946 dal mitico Cuccia la riunione odierna è attesa come una svolta decisiva per rifondare la mission di quello che un tempo era considerato il salotto buono del capitalismo e adesso sembra un campo di rugby con tanto di spallate e calci sotto la cintola.
Da quello che nelle ultime ore si è capito non sarà comunque una riunione dalla quale usciranno le spoglie di Alberto Nagel, il pallido bocconiano che nell'ottobre 2008 è diventato amministratore delegato raccogliendo l'eredità di Vincenzo Maranghi. Con tutta probabilità sarà una riunione interlocutoria e bisognerà aspettare il 20 settembre per capire se dopo la riunione fissata quel giorno con il Patto di Sindacato e il Consiglio di amministrazione sarà staccata la spina del polmone artificiale che tiene in bilico le sorti professionali del 47enne manager milanese.
In quella occasione si parlerà dei conti annuali che nel primo semestre hanno registrato una perdita di 427 milioni.
I soci di Mediobanca parlano il linguaggio dei numeri, ma sanno benissimo che dietro la matematica c'è il valore delle partecipazioni strategiche che Piazzetta Cuccia detiene in alcune roccaforti come Generali,Telco, Rcs che hanno un rilevante peso politico.
à probabile quindi che dopo i convenevoli di rito e qualche lazzo sulle vacanze, oggi alle 17,30 i 21 consiglieri cominceranno a chiacchierare con gusto sullo strappo in Borsa di Rcs che nello spazio di un mese ha aumentato il proprio valore a causa di una speculazione che continua ancora oggi e di cui non si conosce la paternità .
Anche il titolo Mediobanca negli ultimi tempi è riuscito a recuperare terreno in Borsa cercando di alleggerire il calo di oltre il 39% registrato nell'ultimo anno, e questo è avvenuto nonostante il terremoto di credibilità provocato dalle vicende che hanno visto come protagonista il pallido Nagel.
Nemmeno Dagospia nella sua infinita miseria è riuscita a capire fino a questo momento chi per primo aprirà il fuoco nei confronti dell'amministratore delegato che è uscito con le ossa rotte dall'operazione Unipol-FonSai, una vicenda che avrebbe dovuto riscattare la piattezza della sua gestione e diventare il fiore all'occhiello per un recupero di reputazione.
Purtroppo il pallido Nagel si è scavato la fossa con le sue mani dopo il harakiri davvero improvvido dell'intervista di fine agosto al "Wall Street Journal" in cui ha raccontato nei dettagli l'incontro durante il quale l'80enne Ligresti gli ha messo sotto il naso un papello che indicava le condizioni per uscire dal Gruppo al quale Mediobanca ha concesso negli anni oltre 1 miliardo di crediti.
Dio solo sa chi ha consigliato il manager ad aprire la bocca quando la regola aurea di Mediobanca e del suo mitico fondatore è sempre stata: "la parola è d'argento, il silenzio è d'oro". Purtroppo la comunicazione è qualcosa di più di un esercizio per ragazzi disoccupati, e anche se non ha la dignità di una scienza, i top manager dovrebbero evitare di tagliarsi i coglioni in pubblico con parole avventate.
Con l'intervista alla "bibbia" della finanza americana il pallido Nagel ha strappato dall'albero frutti bacati che hanno fatto sganasciare dalle risate i suoi numerosi avversari. In quella chiacchierata ha svelato i dettagli dell'incontro nel quale il costruttore di Paternò, dopo aver consegnato il cellulare si è messo a piangere, poi dopo aver ventilato il suicidio, ha tirato fuori la lista delle richieste per sé e per i suoi figli predilett
"Ho preso nota per pietà ", dice Nagel nell'intervista e aggiunge di aver apposto le sue iniziali al papello per un atto di compassione. Niente di più di un gentlemen's agreement.
In realtà quel furbacchione di Ligresti non ha mai pensato al suicidio, ma ha contribuito in maniera determinante al suicidio professionale di Nagel che sulla vicenda era già stato interrogato per sei estenuanti ore dal pm Luigi Orsi che fino ad oggi non ha chiuso il fascicolo.
Intorno al tavolo di Mediobanca nessuno dei consiglieri avrà il cattivo gusto di ironizzare, ma l'errore dell'intervista resterà scolpito come uno dei punti più bassi nella storia dell'Istituto; e' molto probabile invece che si apra una fitta discussione sul tema della "nuova" Mediobanca che dovrà voltare pagina per recuperare terreno e reputation.
E qui si aprirà un dibattito sul cosiddetto spin-off che prevede la separazione in due rami aziendali ben distinti tra le attività strettamente finanziarie della merchant bank e quelle retail che sono iniziate nel 2008 con il lancio sul mercato di "CheBanca!".
A parlarne dovrebbe essere qualcuno dei soci più attento alle situazioni del mercato. Non sarà certo il francese Bollorè (detentore del 6% delle azioni) che è stato messo sotto accusa dalla Consob per manipolazione dei titoli Premafin e anche Tronchetti come PierSilvio Berlusconi avranno la testa ai problemi che in questo momento li affliggono (il primo impegnato nello scontro con il genovese Malacalza, il secondo avvitato nella crisi di Mediaset).
Molti indizi fanno pensare che a sollevare il problema della nuova Mediobanca saranno i due consiglieri che rappresentano Unicredit, l'ex-presidente Dieter Rampl e Alessandro Maria Decio che a giugno ha preso il posto del massiccio Palenzona nell'ex-salotto di Piazzetta Cuccia.
Dai piani alti di Piazza Cordusio sembra infatti che sia partita una direttiva precisa per modificare le strategie industriali di Mediobanca. Gli artefici del progetto sono Federico Ghizzoni e Giuseppe Vita, il 77enne neopresidente di Unicredit che dopo la laurea in medicina ha lavorato alla Schering è passato alla presidenza di Ras (Allianz) e di Banca Leonardo. In gioventù è stato anche assistente di radiologia all'università di Magonza e per questa sua esperienza, abbinata a quella nel Gruppo Allianz, è considerato "il tedesco" di piazza Cordusio.
Da parte sua il piacentino Ghizzoni ha evitato fino a ieri di infierire sugli scivoloni giudiziari e giornalistici di Nagel "non per mancanza di rispetto e di fiducia verso di lui, ma per una forma di rispetto verso la magistratura",un commento sapido dietro il quale si intravede l'intenzione del tandem Vita-Ghizzoni di affondare il coltello nella questione Mediobanca che appare decisiva anche per difendere il fortino di Unicredit che gli analisti considerano scalabile.
Negli ultimi tempi il buon Ghizzoni dal volto roseo sembra aver letteralmente abbandonato la sua alleanza con Palenzona, il simbolo di un potere romano che si è irrobustito nelle stanze del governo e dei partiti.
Il quadro politico è totalmente cambiato e la forza "relazionale" di Palenzona, magnificamente espressa dalla sua mole imponente, è diminuita non solo nei confronti di Unicredit ma anche, secondo quanto si dice, all'interno di Crt, la fondazione torinese rispetto alla quale politici come il leghista Cota e il sindaco Fassino hanno preso le distanze.
A questo crollo di quotazioni si aggiunge la brutta pagina della battaglia intorno all'Impregilo da cui Palenzona è uscito sconfitto e malconcio. Da questo scenario fino a poco tempo fa impensabile, è nato il patto di ferro tra Vita e Ghizzoni che hanno messo al primo posto del dossier la questione Mediobanca e il nuovo organigramma che entro la fine dell'anno vedrà Nagel davanti all'uscio dei cacciatori di teste.
Una sorte diversa dovrebbe avere l'altro "alano", Renato Pagliaro, che lavora a Piazzetta Cuccia dal 1981 e potrebbe essere destinato a seguire il pacchetto delle partecipazioni di Mediobanca dentro Rcs, Generali, Telecom.
In serata gli orologi della finanza riprenderanno a muoversi e dopo questo passaggio interlocutorio il pallido Nagel e Pagliaro continueranno probabilmente a sopravvivere. Ciò avverrà fino a quando non si darà fuoco alle polveri con il presumibile intervento sulla scena di Dieguito Della Valle, lo scarparo marchigiano che non vede l'ora di scassare i salotti milanesi di Rcs e di Piazzetta Cuccia.
Le sue idee sui "ragazzi inadeguati" di Mediobanca le ha espresse in maniera netta il 4 aprile quando ha sbattuto la porta della corazzata editoriale che pubblica il "Corriere della Sera" ,e il silenzio delle ultime settimane fa intendere che sta preparando l'offensiva finale. Insieme a Nagel è riuscito a concludere nell'aprile di due anni fa il blitz che mandò Geronzi fuori dalle Generali. Adesso i "vecchi marpioni" come Abramo-Bazoli e Cesarone si gustano lo spettacolo e lasciano che il sangue scorra per intervenire poi nella soluzione finale.
Per loro in questo momento vale la vecchia regola di Cuccia secondo la quale la parola è d'argento, il silenzio è d'oro.
FLASH! - SIAMO UOMINI O GENERALI? PER L'OTTUAGENARIO CALTAGIRONE LA CATTURA DEL LEONE DI TRIESTE E'…
CACCIA ALLA TALPA! - DIVERSI ESPONENTI DI FRATELLI D'ITALIA AVREBBERO INTENZIONE DI RIVOLGERSI AL…
DAGOREPORT - DOPO APPENA TRE SETTIMANE ALLA CASA BIANCA, TRUMP HA GIA' SBOMBALLATO I PARADIGMI…
FLASH! - CERCASI TRADITORE URGENTEMENTE! I BOMBASTICI MESSAGGI DEI FRATELLINI D’ITALIA, SCODELLATI…
DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA…