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Giuditta Mosca per il "Sole 24 Ore"
Duemila lavoratori della fabbrica Foxconn di Taiyuan, nord della Cina, hanno dato vita ad alcuni disordini sfociati in uno sciopero di 24 ore che, stando a diversi post apparsi sul social network Sina Weibo, non hanno nulla a che vedere con le recenti dimostrazioni anti Giappone. Quaranta operai sono rimasti feriti negli scontri, diversi gli arrestati.
Foxconn è la fabbrica taiwanese che in Cina assembla, tra gli altri, i gadget più amati del momento, i telefonini e i tablet della Apple. Già nell'occhio del ciclone per le durissime condizioni di lavoro e un'oscura serie di suicidi tra i suoi dipendenti, l'azienda è stata costretta ad ammettere che uno dei suoi impianti è stata teatro di una maxi-rissa dai contorni ancora non chiari che ha portato all'arresto di diverse persone.
I disordini, scoppiati durante le prime ore della notte, sono stati talmente imponenti da costringere la polizia ad accorrere sul posto per essere sedati, con conseguente arresto di un numero non precisato di operai. Le notizie, peraltro frammentarie, appaiono sui social cinesi per poi essere tolte in breve tempo - così come le foto - dai censori governativi, ciò che si sa per certo è, che in questo momento, i dipendenti della Foxconn hanno incrociato le braccia e non risulta che siano tornati alle catene di assemblaggio.
L'azienda taiwanese è stata costretta a chiudere lo stabilimento di Taiyuan, 79mila operai, uno dei più importanti tra i 20 che la Foxconn possiede in Cina: la lite tra gli operai è scoppiata in un dormitorio intorno alle 23 di domenica sera ed è sfociata in una rissa che ha coinvolto 2mila persone. La polizia ha faticato 4 ore per riportare la situazione sotto controllo.
Anche le origini della sommossa non sono certe: sembrerebbe - ma non c'è conferma - che un addetto alla sicurezza abbia malmenato un operaio poco incline a fornire ore di lavoro straordinario, facendo scatenare una vera e propria rivolta tra tutti i duemila dipendenti i quali, nel giro di pochi minuti, si sono riversati all'esterno degli edifici.
Non è la prima volta che gli operai scioperano; durante lo scorso mese di marzo hanno fermato le catene di produzione a causa di un aumento di salario promesso ma non corrisposto e, ancora più vicino nel tempo, durante lo scorso mese di giugno sono scoppiati disordini tra alcuni dipendenti Foxconn e un ristoratore locale, disordini che anche in quel caso sono stati sedati dall'intervento delle forze dell'ordine cinesi.
Le facilities Foxconn balzano con discreta ciclicità agli onori della cronaca per le condizioni di lavoro e di vita imposte agli operai, tra i quali vi è un considerevole tasso di suicidi tale da avere indotto il management a montare delle reti di protezione attorno ad alcuni stabilimenti. Ai disordini, rientrati alle 3 del mattino, segue come detto uno sciopero di 24 ore che, secondo la società taiwanese, è stato organizzato per fare calmare gli animi.
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