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Lucio Cillis per "la Repubblica"
Se fosse un'auto usata forse andrebbe riportata dal venditore. A tre giorni dall'annuncio del colpo dell'anno, dell'acquisizione da parte di Facebook del piccolo gioiello di tecnologia WhatsApp, i server che gestiscono milioni di messaggi al secondo da una parte all'altra del globo sono andati in tilt mandando nella disperazione più nera amici, manager, ragazzini, amanti e tutto l'universo che utilizza i messaggi gratuiti e istantanei del sistema nato per chiacchierare o lavorare.
La notizia del blocco globale è stata confermata sulla pagina Twitter del gruppo che ieri sera intorno alle 19,30 italiane, con sconcertante ma apprezzabile sincerità , ha ammesso che il sistema era andato in bomba. Sull'account WhatsApp Status (che tiene conto degli eventuali malfunzionamenti della rete di messaggistica) è apparso un chiaro avviso: « Sorry we currently experiencing server issues. We hope to be back up and recovered shortly ».
Ovvero, «scusate ma abbiamo dei problemi ai server. Speriamo di superarli al più presto». Immediata e inarrestabile l'onda di commenti e retweet che hanno avvisato immediatamente il mondo dei WhatsApp dipendenti che il giocattolo era momentaneamente guasto, ma anche che il rimedio non era stato individuato. E che i tempi per un ripristino non erano proprio dei più brevi.
La notizia ha quindi fatto il giro del mondo in pochissimi istanti: al ritmo di 3 retweet al secondo, l'avviso piazzato "in bacheca" su Twitter è stato rilanciato per ben 24mila volte in meno di due ore. La società che per 19 miliardi di dollari si è gettata pochi giorni fa senza indugi tra le confortevoli e ricche braccia di Mark Zuckerberg è così diventata il caso di giornata.
E, va detto, per fortuna della capogruppo quotata in Borsa, il blocco è andato in scena durante il week-end mandando sì in bestia milioni di utenti ma salvaguardando (almeno per ora) l'andamento del titolo Facebook al Nasdaq. E pensare che soltanto un mese e mezzo fa WhatsApp stappava champagne e comunicava al mondo intero che il record di messaggi complessivi transitati sui loro server, raggiunto nel Capodanno del 2013, era stato stracciato per il Capodanno del 2014: numeri sbalorditivi, se si pensa che, nel 2013 in un solo giorno, erano stati inviati e ricevuti in totale 18 miliardi di messaggini mentre il primo gennaio scorso questo tetto è stato incenerito grazie a 54 miliardi di messaggi.
E Telegram, applicazione concorrente di WhatsApp, considerata e apprezzata soprattutto per la sua indipendenza e perché percepita come maggiormente attenta alle privacy dei propri clienti, ha subito fatto conoscere agli utenti delusi dal blocco di WhatsApp (ma senza citarne il malfunzionamento) che negli ultimi due giorni gli iscritti sono aumentati di mezzo milione, o, se preferite sono cresciuti al ritmo di 100 nuove registrazioni al secondo. Anche se questo boom è costato pure a loro qualche rallentamento nelle prestazioni informatiche.
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