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Paolo Colonnello per "la Stampa"
Cherchez la femme. Mancava giusto una donna fatale e misteriosa per completare il quadro già abbastanza surreale del drammatico naufragio della Concordia. Ne ha parlato il comandante Francesco Schettino nell'interrogatorio dell'altro ieri davanti al gip, raccontando che proprio mentre eseguiva la manovra che lo portò ad impattare contro gli scogli delle Scole a 150 metri dalla riva del Giglio, all'ingresso della plancia comando sorrideva una giovane moldava.
Si trattava dell'ospite di un altro ufficiale, invitata in plancia ad assistere allo spettacolo notturno dalle vetrate imponenti del quadrato di comando. Una donna che adesso gli investigatori stanno attivamente cercando, visto che il nome della signora, che Schettino ha messo a verbale, non risulta nell'elenco ufficiale dei passeggeri. Un dettaglio per nulla secondario dato che di ospiti «in nero», ovvero non registrati ufficialmente, secondo gli investigatori potrebbero essercene stati diversi. E questo potrebbe anche spiegare l'incredibile confusione dei primi giorni sul numero esatto dei dispersi, uno degli innumerevoli punti irrisolti di questa storia.
Risulta infatti, e non è un mistero per il personale delle crociere, che ufficiali e comandanti abbiano a disposizione un certo numero di posti discrezionali per invitare, senza che il commissario di bordo lo registri sul brogliaccio delle cabine, amici o parenti. La giovane moldava sarebbe dunque stata una di questi ospiti «in nero», di cui hanno riferito anche altre testimoni e che, secondo un turista inglese, prima dell'ultima manovra, sarebbe stata vista bere insieme al comandante.
La presenza della moldava a pochi passi dal quadro comandi della Concordia, anche se sulla soglia di ingresso come ha voluto specificare Schettino, per gli inquirenti potrebbe spiegare, insieme alla telefonata al commodoro in quiescienza Mario Palombo (cui era dedicata la spericolata manovra di «inchino»), la fatale distrazione del comandante che ordinò troppo tardi la virata. Una «colpevole imprudenza» scrive il gip nell'ordinanza che, per un uomo come il comandante, considerato tra i più esperti della Costa Crociere ma anche tra i più temerari, avrebbe avuto origine proprio in una serie di «distrazioni».
Come andarono le cose dopo l'impatto, ieri è tornato a raccontarlo in Procura il capitano di fregata Gregorio De Falco, il comandante della Capitaneria di Livorno che ordinò inutilmente a Schettino, «inerte» sullo scoglio del Giglio, di risalire a bordo per coordinare i soccorsi. Un'impresa forse difficile ma non impossibile, visto che il vicesindaco dell'isola, Mario Pellegrini, si avvicinò con un tender e affrontò la risalita per aiutare nello sbarco i passeggeri della nave.
Rimane il «buco nero» di quell'ora e 40 minuti in cui Schettino si rifiutò di ammettere il disastro lanciando il «mayday» alla Capitaneriae soprattutto di ordinare lo sbarco. Il dubbio degli investigatori è che in realtà il comandante attese a lungo perché preferì consultarsi prima con la società dell'armatore. E in particolare con Roberto Ferrarini, il responsabile della sala operativa della flotta Costa, con il quale Schettino, riferiscono i testimoni, avrebbe scambiato diverse telefonate. Circostanza al vaglio della Procura che sta attendendo i tabulati telefonici.
Ma la Costa, tramite il suo avvocato, il milanese Marco Deluca, esclude «tassativamente» di avere dato al comandante consigli di qualunque natura: «Il comandante sulla nave è la massima autorità e nessuno può dirgli cosa deve o non deve fare», spiega Deluca. «Quella sera risulta soltanto che si è limitato ad informare la compagnia di ciò che stava accadendo». E in assenza di intercettazioni possibili, sarà lo stesso Ferrarini a raccontare ai magistrati cosa gli disse Schettino. Non a caso oggi il legale della Costa si presenterà in Procura.
Non è ancora chiaro però cosa la società intenda fare nei confronti del comandante il quale, come ha riferito ieri il suo legale Bruno Leporatti, «non ha ricevuto alcuna lettera di sospensione». Di fatto Schettino è ancora in forza alla Costa crociere che, come aveva annunciato lunedì l'amministratore delegato Pierluigi Foschi, «offre» al comandante anche l'assistenza legale.
Dunque sembra difficile che decida di costituirsi parte civile nei suoi confronti. «Di certo spiega l'avvocato Deluca - la compagnia si considera parte danneggiata e avrà una posizione nel processo. Ha subito un danno patrimoniale rilevante ma sicuramente subordinato alla gravità del danni subito dalle persone. Quindi, stiamo valutando».
In tutto ciò, la Procura ieri ha smentito l'iscrizione sul registro di altri tre indagati, tutti ufficiali di plancia in servizio la sera del disastro. à come se, improvvisamente, si volesse chiudere il cerchio soltanto su Schettino. Il maggior responsabile, non c'è dubbio. Che rischia a questo punto di diventare però solo un «capro espiatorio».
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