1. FINMECCANICA: A CHE SERVE IL BLITZ DI MONTI-GRILLI IN FAVORE DI MASSOLO-PANSA? 2. SE L’OPA DI AT&T E VERIZON SU VODAFONE, SPARATA DA “FINANCIAL TIMES”, È UNA BUFALA CLAMOROSA, È INVECE VERO IL CROLLO DI VALORE DELLA (SCATOLA) TELCO, CHE ADESSO VALE POCO MENO DI 1,9 MILIARDI RISPETTO AL CONTROVALORE DI CARICO DI 4,5 3. PAPA FRANCESCO INTENDE RAFFORZARE LA SALA STAMPA CON LA NEW ENTRY DI UNO FRA I SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI IN ARGENTINA: IL GESUITA MARCELO MARCÒ 4. IL MAGNIFICO LORENZO (BINI SMAGHI) HA DONATO AL FUTURO LEADER RENZI SOLO 50 EURO

1. LE PERPLESSITÀ CHE IL BLITZ DI MONTI E GRILLI IN FAVORE DEL TANDEM MASSOLO-PANSA SERVA A RECUPERARE TERRENO
Gli uscieri di Finmeccanica credono alla misericordia divina rilanciata con forza dal nuovo Papa e si chiedono che fine abbia fatto Giuseppe Orsi, l'ex-comandante supremo che il 12 febbraio è sparito nei sotterranei di Busto Arsizio.

Qualcuno di loro si affaccia ogni tanto alla porta del mite Marco Forlani per saperne di più, ma dalla bocca dell'uomo al quale Alessandro Pansa ha affidato il compito di cancellare il ricordo di Orsi e dei suoi centurioni, non esce una parola.

La ragione è semplice: Forlani è figlio di suo padre, il politico della Dc al quale l'ardore è sempre mancato. Gli uscieri a questo punto prendono atto del silenzio e preferiscono guardare all'Assemblea che si terrà il 15 aprile nell'Auditorium di via Piemonte. Se non ci saranno sorprese e se non arriverà la direttiva dell'azionista Tesoro a spostare a giugno l'Assemblea per l'approvazione del bilancio, in quella sede si dovrà decidere il futuro organigramma del Gruppo.

Agli uscieri non piace l'idea che arrivino dall'esterno personaggi paracadutati, e sono tendenzialmente favorevoli alla continuità che si dovrebbe esprimere attraverso la scelta di un manager aziendale. Nei mesi scorsi hanno arricciato il naso quando hanno saputo che il nuovo presidente avrebbe potuto avere il profilo dell'ex-ambasciatore Giovanni Castellaneta ,e anche l'idea che al settimo piano di piazza Monte Grappa salissero Gianni De Gennaro o addirittura il ministro della Difesa Di Paola li aveva sconcertati. Così oggi quando hanno letto sul "Corriere della Sera" il nome di Giampiero Massolo, il 58enne diplomatico dai baffi gagliardi che a maggio dell'anno scorso è stato nominato a capo dei Servizi, si sono interrogati sul significato di questa candidatura.

È evidente che Finmeccanica dopo le vicende dell'India e la perdita di credibilità sui mercati internazionali, ha bisogno di recuperare terreno. Sotto questo profilo il nome di Massolo che dal 1978 ha iniziato la sua carriera diplomatica attraversando le capitali straniere per poi diventare nel 2007 Segretario generale della Farnesina, è una carta spendibile.

Agli uscieri non sfugge però che dietro il suo nome ci sia la mano di Monti e il desiderio di una poltrona più remunerativa. E non sfugge nemmeno la considerazione che una presidenza Massolo renderebbe felice Alessandro Pansa, il manager che dopo l'arresto di Orsi ha assunto il doppio incarico per la gestione unitaria della società.

Anche nel suo caso gli uscieri intravedono la manina del Governo morente ed è quella del pallido Vittorio Grilli che ha sempre considerato il figlio del famoso giornalista il suo riferimento principale. C'è però chi dubita che il governo di ordinaria amministrazione di Monti possa effettuare un blitz in date ravvicinate. Le obiezioni non sono soltanto legate a ragioni di opportunità.

Certo,la vicenda indiana con l'iniziativa dei servizi segreti locali che sarebbero sulle piste di 20 milioni di euro finiti nelle mani di un generale corrotto, porta acqua al mulino di Massolo che in queste settimane si è dato da fare per far uscire l'Italia e Finmeccanica dai pasticci del ministro Terzi e dei suoi più stretti collaboratori,ma sull'ipotesi di un tandem Massolo-Pansa pesa il giudizio di chi vorrebbe che Finmeccanica venisse gestita nel segno di una vera politica industriale.

È questo il più problema più grosso che il colosso industriale deve affrontare una volta per tutte se vuole salvare il patrimonio di identità accumulato nel settore della Difesa e delle attività civili. Finora il Governo ha dimostrato attraverso il pallido Grilli, l'assente Passera e il patriota Di Paola, di non avere la minima consapevolezza che il futuro di piazza Monte Grappa si gioca su una strategia di largo respiro industriale.

È questo il messaggio che l'ex-comandante supremo Guarguaglini ha cercato di infilare nelle orecchie di Pansa quando poche settimane fa è entrato a sorpresa nel quartier generale dell'azienda con un gesto di cortesia che ha sorpreso gli uscieri e l'intero management. Fino ad oggi Pansa si è preoccupato di fare le pulizie dentro casa e ha sostituito i capi azienda che in Agusta Westland, Telespazio e Wass erano rimasti pizzicati nelle vicende giudiziarie.

Ma la sua cultura di base è di natura prettamente finanziaria e non può bastare a risollevare le sorti di un Gruppo che ha visto assottigliarsi paurosamente le quote di mercato. Da qui le perplessità che il blitz di Monti e Grilli in favore del tandem Massolo-Pansa serva a recuperare terreno.

È una gara contro il tempo dove il connubio tra l'intelligence e la finanza assomiglia troppo a una gara per il potere.


2. SE L'OPA DI AT&T E VERIZON SU VODAFONE È UNA BUFALA CLAMOROSA, È INVECE VERO IL CROLLO DI VALORE DI TELECOM ITALIA

Se per caso state prolungando le vacanze di Pasqua nella contea del Berckshire fermatevi a Newbury, la piccola cittadina dove si trova il quartier generale di Vodafone.
Dalle finestre dell'ufficio di Vittorio Colao (detto Colao Meravigliao) arrivano delle grosse risate per la bufala clamorosa che il "Financial Times" ha preso ieri annunciando che gli americani di At&T e Verizon stavano lavorando per lanciare un'Opa sul colosso europeo dei telefonini.

Secondo la bibbia del giornalismo economico Barclays starebbe già lavorando a un'Opa da 245 miliardi di dollari, pari a 190 miliardi di euro pur di acquistare con un'operazione mai vista la seconda compagnia telefonica al mondo. Nel cuore della notte è arrivata la smentita da parte degli americani stessi che in una nota inviata alla Sec hanno ribadito il loro interesse ben più modesto ad acquistare il 45% che Vodafone possiede in Verizon Wireless.

Da queste notizie si deduce comunque che tutto il mondo delle telecomunicazioni è in grande fermento e tanta agitazione fa capire che lo scenario delle telecomunicazioni nei prossimi mesi cambierà in maniera inimmaginabile.Il terremoto dovrebbe toccare anche l'Italia perché di questo passo la situazione di Telecom appare insostenibile.

Questa mattina la banca svizzera Ubs ha tagliato il giudizio sul titolo portandone il valore a 0,45 euro dal precedente 1 euro. Per Franchino Bernabè e per i soci di Telco, la scatola che controlla Telecom con il 22,4%, è un'ulteriore ferita che si aggiunge alla perdita in Borsa in una settimana del 10% e a una diminuzione in un anno di oltre il 40%.

A questo punto non è immaginabile che realtà importanti come Mediobanca, Intesa, Generali, e gli spagnoli di Telefonica assistano inerti al crollo di valore del loro pacchetto che adesso vale poco meno di 1,9 miliardi rispetto al controvalore di carico di 4,5.

L'appuntamento per la resa dei conti si sta avvicinando a grandi falcate e i soci di Telco stanno maturando la convinzione di sciogliere entro settembre il Patto che li aveva vincolati.

Il ribaltone non avverrà alla prossima assemblea dove l'azionista Fossati che detiene poco meno del 5% chiederà a gran voce di mandare a casa Bernabè. Resta il fatto comunque che a Madrid come a Piazzetta Cuccia, a Intesa e alle Generali di Trieste la svalutazione del titolo che ha portato a perdere 818 milioni già nella semestrale di ottobre, è un'emorragia insostenibile. L'unica speranza è che dall'America e dall'Europa si affacci qualcuno che invece dei 245 miliardi sventolati sotto gli occhi di Colao tiri fuori dalle tasche quel paio di miliardi sufficienti a portarsi a casa l'azienda italiana.


3. PAPA FRANCESCO HA INTENZIONE DI RAFFORZARE LA SALA STAMPA CON LA NEW ENTRY DI UNO FRA I SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI IN ARGENTINA. SI TRATTA DI MARCELO MARCÒ, UN GESUITA CHE GODE DELLA TOTALE FIDUCIA DEL PAPA

La rivoluzione di Papa Francesco in Vaticano sta cominciando a provocare effetti anche nell'area che cura la comunicazione della Santa Sede.

Qui dal luglio 2006 il "padre"-padrone è Federico Lombardi, il 70enne gesuita che prima del Conclave ha dato segni di nervosismo. L'incidente più grosso è avvenuto quando i vescovi americani riuniti al North American College del Gianicolo hanno organizzato briefing paralleli creando enorme irritazione.

Padre Lombardi ha dovuto fronteggiare da solo il pressing lobbistico dei porporati Usa. Nessun aiuto gli è arrivato dal giornalista Greg Burke che a luglio dell'anno scorso era stato chiamato da Bertone come nuovo advisor per la comunicazione d'Oltretevere. Adesso Burke che ha studiato dai gesuiti di Saint Louis ed è considerato vicino all'Opus Dei, è letteralmente sparito insieme alla passione per twitter e facebook che era riuscito a trasmettere perfino al tedesco Ratzinger.

Dietro le spalle di padre Lombardi cominciano a spuntare le prime critiche al Papa argentino che batte i testi della povertà e del pauperismo ecclesiastico con un'insistenza che solleva critiche e viene interpretata in chiave controriformista.

Da qui le voci che il gesuita Jorge Mario Bergoglio, al secolo Francesco I, abbia intenzione di attrezzarsi rafforzando la Sala Stampa con la new entry di uno fra i suoi più stretti collaboratori in Argentina. Si tratta di Marcelo Marcò, un gesuita che gode della totale fiducia del Papa. Per anni lo ha accompagnato ogni domenica a visitare le case della miseria alla periferia di Buenos Aires e non gli ha mai rivelato che quando viaggia sugli aerei che lo hanno portato spesso a Roma e in altre città, il biglietto della classe Business è stato sempre pagato da una ricca signora argentina che vuole nascondersi nell'anonimato.

A quanto si dice a Buenos Aires padre Marcelo avrebbe già le valigie pronte e starebbe perfezionando l'italiano che parla in modo stentato. Oltre ad affiancare padre Lombardi nell'assalto quotidiano con i media, il fedelissimo gesuita avrà il compito anche di ammorbidire i rapporti tra il Papa e la presidentessa al botulino Christina Kirchner.Durante la visita in Vaticano la padrona dell' Argentina ha avuto il cattivo gusto di regalare la semplice tazza dove il popolo delle favelas beve il mate, l'infuso di erba che Che Guevara trangugiava per alleviare l'asma.


4. 50
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che alla Banca d'Italia si sono fatte grosse risate quando hanno appreso che tra i finanziatori di Matteuccio Renzi c'era anche Lorenzo Bini Smaghi, l'ex-consigliere della BCE che ha tentato disperatamente di diventare Governatore.

La sorpresa più grande è stata quando hanno letto che il Magnifico Lorenzo ha donato al futuro leader soltanto la miserabile cifra di 50 euro".

 

MARIO MONTI E VITTORIO GRILLI jpegGiuseppe Orsi marco forlani pierfrancesco guarguaglini marina grossi e roberto alatriMASSOLOALESSANDRO PANSA jpegGUARGUAGLINI E ORSI 7 pap11 vittorio colaoVerizonFRANCO BERNABE AD TELECOM franco bernabe e marco fossati papa francesco bergoglio bacia i piedi ai detenuti INAUGURAZIONE DI PAPA FRANCESCO BERGOGLIO raymond cardinal burke oratory cristina kirchner presidente Bini Smaghi Matteo Renzi