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Walter Galbiati per "la Repubblica"
Cedere il marchio e contemporaneamente trasferire in un paradiso fiscale nove miliardi di euro. A farlo è un colosso come Ikea, o meglio il suo patron, l'ottantaseienne, Ingvar Kamprad, che non ha mai nascosto di avere poca simpatia per le tasse. Lo scorso primo gennaio, la Fondazione Interogo, proprietaria dei diritti intellettuali del gruppo, ha venduto il marchio alla filiale Inter Ikea Systems.
"La transazione ha lo scopo di semplificare la struttura azionaria del gruppo", si è affrettato a dire il direttore della comunicazione, Andres Beylund, ma in realtà potrebbe nascondere la volontà di traferire il corrispettivo della vendita in un paese offshore, dove fino alla data dell'acquisto lo stesso Kamprad probabilmente incassava già i diritti sul marchio.
La valutazione del marchio è stata effettuata da esperti "indipendenti" esterni. L'operazione è stata realizzata attraverso un aumento di capitale della controllata da parte della Fondazione Interogo per 3,6 miliardi di euro. Il resto, 5,4 miliardi di euro, sono arrivati grazie a un prestito che la Fondazione ha concesso alla stessa Inter Ikea System.
Già in passato, si era scatenata la polemica sul colosso svedese per via del controllo che Kamprad esercita sul gruppo attraverso società ubicate in paradisi fiscali, come la Interogo. Qui, secondo un reportage televisivo della rete pubblica di Stoccolma Svt, erano stati nascosti circa 11 miliardi di euro, sottraendoli al fisco e all'opinione pubblica svedese. Fino ad allora la Interogo con sede legale a Vaduz non era nota, tanto che nei documenti fondativi non erano citati espressamente né la società Ikea né il nome del suo fondatore.
Alla Interogo fa capo un'altra fondazione "benefica" la Ingka, che ha sede nei Paesi Bassi e nel cui consiglio di amministrazione siede proprio Kamprad. Alla Ingka appartengono dal 1982 gli stabilimenti del gruppo. La Fondazione olandese ha lo status di organizzazione di pubblica utilità , libera dunque da obblighi fiscali e con un patrimonio attorno ai 26 miliardi di euro si piazza al primo posto fra le fondazioni benefiche mondiali, davanti anche alla Bill and Melinda Gates Foundation del fondatore di Microsoft. Ma, anziché combattere contro malaria e malnutrizione, si dedica a promuovere e sostenere l'architettura e il design.
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