zonin visco

FUGA DA BANKITALIA – IL TETTO AGLI STIPENDI (240MILA) VOLUTO DA RENZI HA SPINTO I FUNZIONARI AD EMIGRARE VERSO LE BANCHE VENETE – IL RUOLO DI D’ALEMA E QUELLO DI DE BUSTIS ED IL FIGLIO ASSUNTO ALLA POP DI VICENZA

 

Francesco Bonazzi per la Verità

 

Che cosa ha aperto gli occhi della vigilanza di Banca d' Italia, guidata da Carmelo Barbagallo, su quello che succedeva alla Popolare di Vicenza? Secondo Samuele Sorato, ex direttore generale e amministratore delegato finito sotto inchiesta insieme a Gianni Zonin per il crac Bpvi, sono stati gli affari con l' immarcescibile Vincenzo De Bustis, il «banchiere rosso», per anni vicino a Massimo D' Alema.

BANCHE VENETE

 

Sorato lo racconta in una telefonata con Peppe Pacileo, un mediatore molto vicino tanto alla Bpvi quanto alla Popolare di Bari (dove De Bustis è stato direttore generale fino al primo maggio 2015). Ed è lo stesso Pacileo, che appare molto informato sui palazzi romani e su Banca d' Italia in particolare, a raccontare quanto sia facile assumere nelle banche vigilate gli ispettori di Via Nazionale: «Sono incazzati e la pecunia brucia». Le famose «porte girevoli», insomma, erano anche a buon prezzo.

 

zonin popolare vicenza

Il 13 settembre 2015 la Finanza intercetta una telefonata tra Sorato, costretto alle dimissioni il 12 maggio da Zonin e in quella fase capro espiatorio, e Pacileo, uomo di fiducia dell' ex direttore generale Divo Gronchi al Monte dei Paschi di Siena e consulente per l' acquisizione di clientela al Sud.

 

I due, come in altre precedenti conversazioni, dicono che tutte le grane della Vicenza sono cominciate con le operazioni sui fondi esteri lussemburghesi e maltesi, per finanziare clienti in difficoltà.

 

 

Sorato racconta che Rosanna Venneri, ex manager di Banca 121 e Mps Sim, legata a De Bustis, fa «grande pressione» perché lui entri in Arianna Sim. Per la cronaca, nove mesi dopo anche Arianna farà una brutta fine, con la liquidazione coatta amministrativa e 5,4 milioni di perdite. E Pacileo salva Sorato da nuovi guai: «Quel figlio di p di Gatti (Emanuele, ispettore di Bankitalia, ndr) ha fatto il nome quelle operazioni che aveva fatto Piazzetta (Andrea, ex vicedirettore Bpvi, indagato, ndr). Mi sembra che c' era De Bustis». Poi ammonisce Sorato: «Non devi avere a che fare con De Bustis perché fa solo casini».

 

In effetti, De Bustis, che da direttore generale della Banca del Salento riuscì a farsi pagare la minibanca che guidava ben 1,26 miliardi dal Monte dei Paschi di Siena (era il febbraio del 2000 e a Palazzo Chigi c' era D' Alema), ha avuto varie vicissitudini e dopo Siena si è piazzato 4 anni alla Popolare di Bari, come dg, fino al maggio del 2015. Pacileo spiffera a Sorato che in quell' autunno 2015 «De Bustis è sotto osservazione per l' amicizia con Gabriele Volpi che ha rilevato il 5% di Carige».

SAMUELE SORATO BANCA POP VICENZA copia

 

Sorato a questo punto lo interrompe dicendo che gli è stata subito offerta la presidenza di quell' istituto, ma che ha rifiutato e poi aggiunge: «Barbagallo odia De Bustis». E Pacileo rincara: «Anche Iorio è amico di De Bustis». Francesco Iorio è il manager che Zonin aveva scelto per rimpiazzare Sorato e in effetti si dimostra immediatamente debitore nei confronti del «banchiere rosso», assumendogli il figlio Giovanni come dirigente.

 

La lettera di assunzione porta la data del 30 novembre 2015 e sarebbe filato tutto liscio se l' allora vicedirettore generale Adriano Cauduro, che nulla sapeva della pratica, non avesse preso carta e penna per segnalare all' Audit interno i rischi di quella procedura troppo «informale» (perfino il capo del personale era stato scavalcato). Non ebbe mai risposta. In compenso, il 4 gennaio seguente De Bustis junior si dimise. La banca gli fece ritirare le dimissioni e gli diede 44.000 euro di incentivo all' esodo. Per 35 giorni di lavoro soltanto, Natale compreso.

 

de bustis ai tempi di Mps

Pacileo, che non è indagato, è comunque una miniera di informazioni (vere, o verosimili) per i banchieri vicentini. Il 31 agosto telefona a Paolo Marin, un altro ex vicedirettore generale della Vicenza finito sul registro degli indagati, e lo inonda di informazioni e ragionamenti su Bankitalia. Uno di questi, letto oggi dopo che è emersa la storia delle «porte girevoli» tra vigilati e vigilanti, è decisamente illuminante: «Ci sono questi 4 capi team della vigilanza, tutti giovani, quarantenni, cinquantenni, di cui uno è Gatti... da prendere come Cro (capo dei rischi, ndr) o come capo della vigilanza dell' Audit, al posto di quello straniero (Massimo Bozeglav, ndr)».

 

Marin lo ascolta imbarazzato e Pacileo rincara: «Questi costano un pochettino perché tutti questi quattro big giovani sono sonoramente incazzati come vedi alla fine la pecunia brucia il culo a tutti». Marin si limita a vari «Uhm» e il consulente spiega perché il momento di una bella campagna acquisti in Via Nazionale sarebbe propizio: «Banca d' Italia ha dovuto bloccare per ordine del governo le politiche di remunerazione e con la Bce non tutti vorranno fare i girovaghi per l' Europa mesi e mesi lontano dalle famiglie».

 

Nel 2014 il governo Renzi aveva introdotto un tetto di 240.000 euro per gli stipendi pubblici, ma la Banca d' Italia lo aveva dribblato sostenendo che i trattati europei le davano piena autonomia sul personale. Tuttavia nel 2015 in Via Nazionale è iniziata una politica di moderazione salariale a tutti i livelli, che ha scontentato molti funzionari.

DALEMA

 

Ma perché bisognava far fuori Bozeglav, sostituendolo con qualche ex ispettore di Bankitalia? Lo si capisce da quello che racconterà Emanuele Gatti ai pm vicentini Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi: «Poco prima della fine dell' ispezione del 2015, Bozeglav ha esibito un documento del 4 settembre 2014 compilato dalla propria struttura da cui emergeva in parte il fenomeno dei finanziamenti correlati all' acquisto di azioni Bpvi». L' ex responsabile dell' Audit interno, «sosteneva di averlo consegnato anche a Sorato, ma che costui gli aveva detto di riprenderselo e che era a conoscenza del fenomeno, ma che tali operazioni erano state effettuate per la sopravvivenza della banca».