“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Arturo Zampaglione per “Affari & Finanza - la Repubblica”
A Wall Street si parla sempre più di duopolio: non solo Google e Facebook stanno uscendo quasi indenni dallo scandalo dei dati personali rubati da Cambridge Analytica; non solo la settimana scorsa con la pubblicazione della prima trimestrale 2018 i due colossi hi-tech hanno stupito gli analisti con una fiammata negli utili e fatturato, ma sono addirittura considerate le potenziali vincitrici delle offensive a difesa della privacy avviate in Europa e in preparazione negli Stati Uniti.
Sembra un paradosso: se Google e Facebook sono leader nella pubblicità online e le maggiori depositarie di ogni tipo di informazione degli utenti, perché mai dovrebbero trarre ulteriori vantaggi, proprio loro, dalla stretta nei regolamenti sulla privacy? Tanto più che è stata proprio la gestione allegra dei dati Facebook, sfruttata a fini politici, ad accelerare il nuovo corso. Ma la spiegazione è semplice.
Grazie alla sua fama e a un alone di affidabilità, il duopolio ha più facilità di altri, specie delle società più piccole, nel raccogliere i consensi al trattamento dei dati personali imposti dall' imminente entrata in vigore del Gdpr, il nuovo codice di condotta varato a Bruxelles. Grazie poi all' enorme massa di dati di cui dispongono, Google e Facebook possono rinunciare con più facilità di altri alla fetta di utenti che negano i permessi all' uso delle loro informazioni e quindi alla pubblicità mirata. Il risultato?
Google e Facebook resteranno il passaggio obbligato di tutto il mondo della pubblicità online. Lo stesso Zuckerberg ha sottolineato al Congresso l' effetto perverso: «Per noi sarà facile mettere in opera le nuove regole, per le startup nient' affatto». «Noi siamo già pronti», gli ha fato eco il capo di Google, Sundar Pichai. L' impressione è però che gli scandali sulla privacy non abbiano messo in crisi il "business model" di Facebook, come si era pensato in un primo momento.
PROTESTE PER LE POCHE TASSE PAGATE DA GOOGLE
La conferma? Proprio nell' ultima trimestrale: l' utile netto del social network è salito a 5 miliardi di dollari (+63 per cento rispetto ai primi tre mesi del 2017), mentre il fatturato pubblicitario ha raggiunto 11,8 miliardi di dollari. Simile boom nei conti di Alphabet, la holding di Google: utili trimestrali record di 9,4 miliardi di dollari (+73 per cento) e un fatturato pubblicitario di 24,8 miliardi di dollari.
Certo, le quotazioni a Wall Street del "duopolio" risentono ancora dei contraccolpi dello scandalo Cambridge Analytica, ma gli analisti prevedono una ripresa in tempi brevi. E comunque la capitalizzazione di Alphabet resta pur sempre di 721 miliardi di dollari e quella di Facebook di 506 miliardi. Apple resta la prima della classe, ma non è lontana: 837 miliardi.
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