DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL…
Roberta Amoruso e Rosario Dimito per Il Messaggero
È ufficiale, Cdp farà la sua parte nel capitale di Tim, come del resto auspicato da più parti negli ultimi mesi. Ma il clima politico conta, si sa. E dunque la scelta dei tempi non è casuale. La Cdp, braccio finanziario del Tesoro, entrerà nel capitale di Tim per riconquistare l'italianità del gruppo. È questo il senso dell'operazione. Ed è abbastanza per spingere i titoli Telecom a un balzo del 5,2%, fino a quota 0,79 euro.
Dunque, sarà acquistato «progressivamente» fino al 5% del capitale di Tim, non un'azione di più, e sarà fatto «con una prospettiva di lungo periodo», ha spiegato la società al termine del cda che ha deciso il blitz. L'obiettivo? Quello di stabilizzare l'azionariato di Tim facendo leva sul ruolo sempre più strategico della Cassa e magari avviare un progetto di fusione della rete con Open Fiber.
L'investimento, spiega il comunicato, «rientra nella missione di Cdp a supporto delle infrastrutture strategiche nazionali». E vuole «rappresentare un sostegno al percorso di sviluppo e di creazione di valore, avviato dalla società in un settore di primario interesse per il Paese». Poi la puntualizzazione: «L'operazione è coerente con i criteri di sostenibilità economico-finanziaria che caratterizzano tutte le iniziative di Cdp».
Nessun dettaglio da Cdp sui tempi degli acquisti. Non c'è fretta di mettere insieme tutto il pacchetto azionario potenziale. L'importante è poter acquistare in tempo, entro il 13 aprile (record date), con operazioni ai blocchi o con altri strumenti, una manciata di azioni Telecom sufficiente per presentarsi all'assemblea del 24 aprile chiamata a deliberare anche sull'ingresso dei 6 nuovi consiglieri proposti dal fondo Elliott al posto dei rappresentanti di Vivendi. Questo vuol dire che Cdp farà asse con Elliott (ha il 5,4%) contro Vivendi (azionista con il 23,9%)?
Non è questo lo spirito dell'intervento, spiegano fonti vicine al dossier. In realtà Elliott presenterà entro lunedì 9 una lista per l'assemblea del 4 maggio che, se passasse la linea di Vivendi, dovrà nominare il nuovo cda. Ma l'assise potrebbe non tenersi se il 24 verranno nominati i sei uomini Elliott che ricostituiranno il board annullando l'assise successiva. La lista di Elliott dovrebbe essere appoggiata da Cdp che non dovrebbe candidare propri rappresentanti. Anche i fondi dovrebbero imitare. L'arrivo di Cdp è un segnale chiaro per dare «stabilità» e equilibrio a un gruppo che controlla un asset strategico come la rete.
LA TENAGLIA CALENDA-GUZZETTI
Va rimarcato che i soci della Cassa (Tesoro con l'82% e Fondazioni con il 16,5% mentre il resto sono azioni proprie) hanno spinto per un intervento necessario per favorire lo scorporo della rete in mani pubbliche e la conversione delle risparmio: entrambe sono le opzioni strategiche proposte da Elliott assieme al ritorno al dividendo. L'operazione è stata condivisa dal governo uscente d'intesa con Lega e M5S.
Carlo Calenda l'aveva proposta a Claudio Costamagna subito dopo l'ingresso di Elliott ai primi di marzo. Il presidente Cdp però era stato frenato da Pier Carlo Padoan, con il suggerimento del capo della segreteria politica Fabrizio Pagani. Il senso politico dell'intervento di Cdp sarebbe stato subito cavalcato da Giuseppe Guzzetti, leader delle fondazioni e allineatosi ai vincitori delle elezioni anche per dare una stabilità alla gestione Tim. Giovedì 29 Costamagna, forte dell'appoggio di Calenda e Guzzetti, avrebbe presentato lo schema di intervento a Padoan che ancora una volta avrebbe espresso perplessità.
Di qui il summit a Palazzo Chigi di martedì 3 provocato da una mossa congiunta di Calenda e Guzzetti: alla presenza di Gentiloni, il titolare del Tesoro si sarebbe allineato, spianando la strada all'operazione. C'è da dire che in quei giorni in seno ad Assogestioni c'erano visioni diverse su come schierarsi. Ieri pomeriggio però, in una riunione del vertice, sarebbe passata la proposta del presidente Tommaso Corcos di Eurizon (Intesa Sp): nessuna lista Assogestioni, libertà di voto agli associati. La maggioranza dovrebbe appoggiare Elliott assieme a Cdp.
Ieri Vivendi ha presentato la sua lista per l'assemblea del 4 maggio. Capolista l'ad Amos Genish seguito dal presidente confermato Arnaud de Puyfontaine, Franco Bernabè (vicepresidente) e a seguire: Marella Moretti, Frédéric Crépin, Michele Valensise, Giuseppina Capaldo, Anna Jones, Camilla Antonini, Stéphane Roussel. «Offriremo tutto il supporto a Genish per implementare la strategia Digitim», spiega Vivendi. Che poi precisa: «Abbiamo ascoltato le opinioni degli azionisti, abbiamo apportato dei cambiamenti per rafforzare le competenze tecniche del board».
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