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Francesco De Dominicis per "Libero"
Il governo di Enrico Letta vuole occupare la Consob. Il blitz dell'esecutivo è di domenica scorsa e, secondo la ricostruzione di Libero, l'assalto all'authority finanziaria sarebbe supportato da un inedito consenso che va da palazzo Chigi al Pd fino all'ex premier Silvio Berlusconi. Diversi gli interessi che ruotano attorno all'operazione: dalle multe sul caso Mps al fascicolo Telecom. I fatti.
Al Senato, domenica sera, il governo ha presentato un emendamento alla legge di stabilità che riporta da tre a cinque il numero dei commissari Consob. La manovra a fari spenti sull'ente presieduto da Giuseppe Vegas potrebbe non andare a buon fine, visti i mal di pancia che si registrano sia nelle file della maggioranza sia nell'opposizione, da Enrico Zanetti (Scelta civica) a Guido Crosetto (Fratelli d'Italia). Il voto finale è previsto per oggi e Palazzo Chigi non molla.
à uno dei dossier più delicati sulla scrivania di Letta. Il quale, nel giro di poco tempo, potrebbe trovarsi nella condizione di controllare la Consob, avendo la facoltà di nominare tre dei cinque membri del board (dove si vota a maggioranza): alle due new entry previste dall'emendamento, infatti, va aggiunta la sostituzione di Michele Pezzinga, il cui mandato è scaduto un paio di giorni fa. Una fortunata coincidenza.
Nonostante, le critiche sui costi di un pezzo dell'apparato pubblico - che aumenteranno proprio mentre è stato affidato a mister spending review, Carlo Cottarelli, l'ennesimo, disperato tentativo di sforbiciare gli sprechi - non si tratta di un banale aumento di poltrone. Peraltro, i due nuovi stipendi sarebbero caricati sui contributi Consob pagati dalle società quotate in Borsa.
In ballo - ecco, secondo indiscrezioni raccolte da fonti qualificate, quale sarebbe la ragione del colpaccio targato Letta - ci sono questioni scottanti. E le imminenti sanzioni in arrivo al Monte dei paschi di Siena, la banca vicina al Partito democratico, sono di sicuro rilevanti. Stangate che potrebbero avere un peso specifico mentre è in corso il braccio di ferro tra la Fondazione Mps e i manager della banca sull'aumento di capitale che sfilerà al Pd il controllo di Rocca Salimbeni. Marginale, invece, la vicenda Camfin-Pirelli su cui l'authority ha sollevato varie perplessità .
La partita Consob riguarda Telecom. Vegas sta cercando con gli scarsi attrezzi regolamentari a disposizione di "rompere le scatole" a Telefonica, il gigante spagnolo che scalato il colosso delle tlc italiano.
Il passaggio di mano si è consumato al piano superiore attraverso Telco - cioè la holding che ha controlla Telecom - ceduta (in parte) dalle banche italiane (che hanno venduto volentieri per fare cassa) al player iberico. Manovra vista di traverso da molti addetti ai lavori, convinti che Telefonica avrebbe dovuto lanciare un'Opa su tutta Telecom. Un'offerta pubblica di acquisto che avrebbe reso la scalata ben più salata, al punto da lasciar perdere. Interessi a parecchi zeri. Su tutti quelli di banca Intesa, Mediobanca e Generali. Proprio il presidente del Leone di Trieste, Gabriele Galateri, ex numero uno Telecom, è l'ufficiale di collegamento col capo di Telefonica, César Alierta. Ma su Letta pesano pure le istanze del presidente di Intesa, Giovanni Bazoli.
Ecco perché è fuori strada chi attribuisce il blitzkrieg contro Consob e Vegas come la «semplice» vendetta del ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni nei confronti di Giulio Tremonti. Il professore di Sondrio, questo l'antefatto, favorì la nomina di Vegas alla Consob e si frappose a quella dell'attuale inquilino di via Venti Settembre a governatore della Banca d'Italia. Beghe di poco conto. E poi sono passati due anni.
Lo scacchiere è cambiato. Gli interessi di Berlusconi oggi convergono con quelli di Letta: non disturbare Telecom. Nel caso del premier ci sono le pressioni delle banche che stanno cedendo le loro quote di Telco agli spagnoli. Con gli iberici, invece, il Cavaliere sta trattando un deal in Spagna: Mediaset e Telefonica potrebbero lanciare un'offerta comune sul 56% del gruppo televisivo spagnolo Digital+ in mano a Prisa (editore del Pais). Nasce così la bicamerale degli affari. Per proteggere le «operazioni di sistema».
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