DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
1- LA GRANDE PORCHERIA DEL COSIDDETTO SALVATAGGIO FONSAI
Bankomat per Dagospia
As usual. Non bisogna cambiare una virgola al pezzo del Prof. Penati oggi su Repubblica (vedi a seguire), che stigmatizza la grande porcheria del cosiddetto salvataggio Fonsai, che in realtà e come Dagobankomat da tempo aveva denunciato, sarebbe solo la copertura delle esecrabili politiche bancarie che hanno permesso a Don Salvatore di governare Sai e finanziare i cavalli della figlia a spese dei piccoli azionisti.
Ma se leggiamo bene quello che sta accadendo, come sempre non solo le idee ma anche le porcherie viaggiano sulle gambe degli uomini. Il regista di tutto e' la Mediobanca di Alberto Nagel, che da sempre esercita uno stile di governo simile a Cuccia nell'opacità ma purtroppo non anche e perlomeno nella visione. Nagel ha ben paura per l'assurdo miliardo di euro prestato a Premafin-Fonsai da Mediobanca, governata da un Cda che affettuosamente ospita la Ligresti figlia.
E che come ben osserva il Prof. Penati, dovrebbe casomai portare Mediobanca a farsi carico del salvataggio come in tutti i normali casi di imprese in crisi. Premafin in default, Sai fusa magari anche con Unipol (sebbene si potrebbe argomentare che non e' obbligatorio) o comunque ristrutturata e rilanciata, con debiti ristrutturati e magari stralciati in parte e magari anche in parte convertiti in azioni.
E con fallimento della holding, doverosamente dichiarato dal Tribunale e indagato dalla Procura come in altri casi simili ma forse meno chic per la classe dirigente milanese. Soprattutto, con assunzione di responsabilità chiara delle Banche finanziatrici di Ligresti.
Ovvio che no, il rischio d'impresa lasciamolo correre alle piccole medie imprese.
Poi sappia il pubblico non addentro alle cose bancarie che Nagel dr. Alberto ha da una dozzina di anni un amico che si chiama Piero Montani, amico che insieme a qualche alto funzionario anonimo di Bankitalia il Nagel ha ben tirato fuori dal frigorifero dopo le disavventure di Montani in Banco Popolare, Antonveneta e Italease, piazzandolo ai vertici della Popolare di Milano. Una banca popolare che ama la grande finanza, perche' come non tutti ricordano ha prestato oltre duecento milioni alla Fonsai in cambio del fatto che la Fonsai sottoscrivesse azioni della banca.
Orrendo. Piero Montani in quel momento non c'era, ben inteso, ma ora sara' lui a gestire il credito verso Fonsai, immaginiamo di concerto con Nagel. Vediamo se lo farà per tutelare la popolare di piazza Meda, cosa per cui sarebbe abbondantemente pagato, o per appoggiare i piani di Alberto Nagel. Tenendo presente che l'ex braccio destro di Montani alla Verona e poi alla Antonveneta, tal dottor Gianluca Santi, oggi e' uno stretto collaboratore del chiacchieratissimo (per la condanna ricevuta proprio sul caso Antonveneta) Amministratore Delegato di Unipol, Cimbri. Sara' quindi divertente vedere nei prossimi giorni schieramenti e alleanze.
Mentre una cosa appare sempre più chiara: la Sai doveva restare autonoma, ben ristrutturata, molto a spese delle folli banche creditrici, ovviamente senza più i Ligresti, con un aumento di capitale di mercato e trasparente, con nuovi amministratori.
Semplicemente e limpidamente. Pare tuttavia che non possa essere così. A piazzetta Cuccia lo stile continua ad essere sempre un altro.
2- I MOLTI LATI OSCURI DELL´AFFARE FONSAI
Alessandro Penati per La Repubblica
Il "salvataggio" di Ligresti e delle sue banche creditrici si arricchisce ogni giorno di un nuovo, sconcertante capitolo.
1. Premafin ha debiti per 320 milioni e come unica attività , azioni Fonsai, per circa 135 milioni. I creditori di qualsiasi imprenditore in una situazione simile avrebbero già chiesto una procedura fallimentare per escutere l´attivo (o convertire il debito in azioni) e metterlo all´asta al miglior offerente. Qui no. Sorge il dubbio che la legge fallimentare non si applichi ai grandi debitori con cariche e/o partecipazioni in una grande banca, che trova sempre una soluzione per evitare guai con le Procure: come Ligresti, Zaleski o Zunino; ma non Burani o Tonino Perna (Ittierre), per citare casi recenti.
2. Cambia la forma dell´operazione, ma Unipol paga sempre un forte premio di controllo per Fonsai: 400 milioni per l´aumento di capitale riservato di Premafin, col quale finanzierà il futuro aumento di Fonsai, per non diluirsi; e si accolla 320 milioni di debiti. Totale: 720 milioni per il 35% di Fonsai dopo il suo previsto aumento di capitale, che porterà il valore di mercato dell´assicurazione a circa 1,4 miliardi. Tra esborso e assunzione di debiti, Unipol paga dunque un premio del 47% per assicurarsi il 35% della nuova Fonsai. Ma lo paga alle banche creditrici, non al mercato.
3. Con la stessa cifra, Unipol poteva lanciare un´Opa su Fonsai e finanziare la sua quota parte di aumento. E avrebbe potuto risparmiare se avesse richiesto al maggior creditore, Mediobanca, come solitamente accade, di partecipare al salvataggio, ristrutturando il debito, e convertendolo parzialmente in azioni. Così, avrebbe pagato il premio al mercato, non alla banche.
4. Poi ci sarà la fusione Premafin-Fonsai-Unipol. I concambi li deciderà di fatto l´unico azionista che è in maggioranza in tutte le assemblee. A vantaggio di chi? Di concambio deciso in Borsa con offerte pubbliche di scambio, neanche parlarne.
5. Il Governo vuole le liberalizzazioni. Ma qui si crea un gruppo con una posizione dominante: quasi 40% del mercato RC Auto. Bel modo di promuovere la concorrenza.
6. L´Isvap rivendica di aver chiesto l´aumento Fonsai nel marzo 2011. Ma Fonsai è in crisi dal 2008, come da tre anni indicato in questa rubrica (14/3/2009 e 29/5/2010): "Il risanamento imporrebbe un aumento di capitale per mettere in sicurezza la struttura finanziaria".
7. Fonsai ha annunciato perdite per circa un miliardo a fine anno, e nuovo mega aumento di capitale, a solo sei mesi dal precedente, da 490 milioni. Nella cui Nota Informativa si dichiarava un aumento del Solvency ratio al 120% per fine 2011. Il peggioramento non può essere solo colpa dei titoli di Stato. Informazioni fuorvianti a giugno, o eccesso di prudenza nel calcolare gli attuali accantonamenti (visto che lo stato di crisi esenta dall´Opa)?
8. A capo del nuovo colosso assicurativo andrà Carlo Cimbri, appena condannato in primo grado (a 3 anni e 7 mesi) per il caso Unipol/Bnl, insieme a Caltagirone, vice presidente di Generali. Evidentemente, nel mondo delle assicurazioni le condanne fanno bene alla carriera. E se risultasse vero che il presidente della Consob ha "discusso privatamente" con banchieri e vertici Unipol su come strutturare l´operazione per evitare l´Opa, prima che questa fosse portata ufficialmente all´attenzione della Commissione, o resa nota al mercato, le somiglianze con il ruolo di Fazio nel caso Bnl sarebbero imbarazzanti.
9. Ligresti controllava Fonsai attraverso Premafin e Starlife; le cooperative la controlleranno attraverso Finsoe e Ugf. Cambia il controllo, non la governance.
10. Secondo Mucchetti (Corriere, 22/1/2012) si sarebbe evitata "una piccola Lehman: trionfo del mercato, disastro per tutti". Ridicolo. Con un salvataggio di mercato le banche ci avrebbero rimesso circa il 40% dei crediti: perdite che il loro patrimonio poteva assorbire agevolmente. Invece, non pagano per l´errore di aver sostenuto così a lungo un gruppo così mal gestito. E tengono immobilizzati ingenti prestiti che assorbono capitale, sottraendolo così al sostegno delle imprese produttive. Senza contare gli eventuali nuovi crediti alle cooperative per finanziare l´operazione: quale sia la loro posizione finanziaria, infatti, non si sa.
11. Il Governo tace. Forse pensa ci possa essere sviluppo senza un mercato dei capitali, non dico efficiente, ma almeno meno vergognoso di questo.
CUCCIA LIGRESTINAGEL E SIGNORA JONELLA LIGRESTI resize Salvatore LigrestiMARIO MONTI ALBERTO NAGEL I VERTICI DI FONDIARIA - LA FAMIGLIA LIGRESTIPiero MontaniCARLO CIMBRISalvatore LigrestiSalvatore Ligresti e Silvio Berlusconi lbc11 massimo dalema salvatore ligresti
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