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DAGOREPORT - DOPO APPENA TRE SETTIMANE ALLA CASA BIANCA, TRUMP HA GIA' SBOMBALLATO I PARADIGMI…
1 - GRECIA: FITCH ABBASSA RATING DA 'CCC' A 'C'
Radiocor - Fitch ha abbassato il rating a lungo termine della Grecia in divisa estera e locale a 'C' da 'CCC'. Il downgrade segue l'accordo raggiunto con la comunita' internazionale per la riduzione del debito, accordo che, se completato, secondo l'agenzia americana rientrera' nella categoria del 'distressed debt Exchange'.
Per questo Fitch ha deciso di abbassare il rating a C a indicare che un default e' altamente probabile nel breve periodo. 'Fitch ritiene - recita il comunicato - che la proposta di ridurre il debito pubblico greco attraverso uno swap con i creditori privati rappresentera', se completato, un rating di default e di conseguenza l'Idr del paese sara' abbassato a livello di restricted default'.
2 - PIAZZA AFFARI PROSEGUE SENZA SCOSSONI DOPO DOWNGRADE GRECIA, FTSE MIB CEDE LO 0,4%
Finanza.com - Piazza Affari prosegue senza scossoni dopo downgrade Grecia, Ftse Mib cede lo 0,4%
3 - BORSA:EUROPA GIU' CON BANCHE,VOLA PSA PER TRATTATIVA CON GM
(ANSA) - Borse europee in calo a metà seduta con l'indice d'area Stxe 600 che cede oltre mezzo punto percentuale. Sui listini resta l'incertezza dopo l'accordo sulla Grecia, ma anche per la situazione sull'economia globale. Le vendite piegano i bancari (sottoindice dj stoxx -1,18%) con Bank of Greece che, anche oggi, è la peggiore (-6,34%) con Atene che perde il 3,8 per cento. Soffrono le italiane Unicredit (-2,27%) e Intesa SanPaolo (-2,23%) con Milano che cede lo 0,46%.
Tra le altre Piazze cali vicini al mezzo punto per Parigi e Londra. Più pesante Francoforte sotto la pressione di Lufthansa (-2,9%), Commerzbank (-2,1%), Basf (-1,77%). Resistono gli automobilistici (-0,18%) con il balzo di Peugeot (+15%) in trattative avanzate con General Motors per una partnership strategica. Tra i dati macro, attesi nel pomeriggio, le vendite di case esistenti negli Usa a gennaio. Di seguito, gli indici dei titoli guida delle principali borse europee. - Londra -0,37% - Parigi -0,39% - Francoforte -0,88% - Madrid -0,78% - Milano -0,46% - Amsterdam -0,68% - Stoccolma -1,41% - Zurigo -0,83%.
4 - BORSA, SPREAD BTP-BUND PROCEDE IN RIALZO A 355 PUNTI BASE
Torino, 22 feb. (LaPresse) - Si attesta in rialzo a 355 punti base lo spread tra Btp e Bund a 10 anni nella tarda mattinata di scambi, con il rendimento dei buoni del Tesoro italiani al 5,49% sul mercato secondario. Ieri il differenziale ha chiuso a 346 punti.
5 - GERMANIA: NESSUNA NECESSITÃ DI AUMENTARE FONDO ESM
Berlino, 22 feb. (LaPresse/AP) - La Germania "non vede ancora alcuna necessità " di aumentare la potenza di fuoco del fondo per il salvataggio permanente (Esm) della zona euro. Lo ha ribadito il portavoce del cancelliere tedesco, Angela Merkel, Steffen Seibert, aggiungendo che "la situazione sui mercati obbligazionari è notevolmente migliorata" per Italia e Spagna. Seibert ha detto ancora che la priorità della Germania è quella di decidere presto come e in che quote versare capitale nell'Esm.
6 - CRISI: CORTE DEI CONTI DEL LAZIO INDAGA SU AGENZIE DI RATING
Radiocor - Roma, 22 feb - La Procura regionale della Corte dei Conti del Lazio ha avviato indagini istruttorie sui giudizi di solvibilita' dell'Italia emessi dalle agenzi e Moody's, Standard & Poors e Fitch. Lo annuncia, nella relazione annuale per l'inaugurazione dell'anno Giudiziario, il procuratore regionale Angelo Raffaele De Dominicis, aggiungendo che sono gia' state promosse 'audizioni informali delle rappresentanze italiane delle agenzie di rating' in questione.
7 - IL NO DI BARCLAYS AL RIASSETTO DEL «GRANDE FRATELLO»...
F.D.R. per il "Corriere della Sera" - A gennaio, quando le altre banche avevano acconsentito ad assumere il controllo di Endemol ed evitare il fallimento, Barclays aveva preferito non impegnarsi. Ora si è capito perché: la banca inglese ieri ha contestato la validità dell'accordo mettendo in forse l'intera operazione di salvataggio del «Grande Fratello», gravato da 2,1 miliardi di debiti.
L'accordo raggiunto un mese fa prevede l'assegnazione ai creditori di azioni di una cassaforte di Endemol. I 2/3 dei creditori hanno acconsentito. Ma Barclays ritiene che non sia sufficiente. Che questo tipo di operazione richieda il via libera del 100% dei creditori. Quindi anche quello della banca inglese. Una posizione che ha un forte sapore negoziale. C'è chi sostiene, per esempio, che Barclays voglia accelerare la vendita di Endemol una volta convertiti i crediti in azioni, mentre le altre banche creditrici si sarebbero accordate per un lock up.
Che voglia avere voce in capitolo è comprensibile. Barclays è la banca più esposta: dalla conversione dei crediti in azioni otterrebbe il 18% della società dei format, diventando il primo socio. Non solo, in qualità di banca agente ha anche in pegno le azioni Endemol che devono essere sbloccate per procedere alla riorganizzazione. Un doppio ruolo che rischia di far saltare l'intera operazione o certamente di rallentarla.
8 - I CINESI E LO STOP ALLE «MATRICOLE»...
A.Jac. per il "Corriere della Sera" - Non è più un periodo di «vacche grasse» nemmeno per la regina delle economie emergenti, la Cina, tanto che il neoeletto presidente del Csrc (China Securities Regulatory Commission), Guo Shuqing, ha dato il via a una serie di riforme dei mercati finanziari. In cima all'agenda del funzionario di Shanghai c'è la «revisione del mercato delle Ipo», chiesta a gran voce dagli operatori di mercato che non si possono più permettere il forte divario di valutazione di un titolo tra il mercato primario e quello secondario.
Il problema è che sulle piazze finanziarie asiatiche, i titoli delle Ipo riescono a spuntare multipli di 80 volte gli utili (spesso anche oltre i 100), prezzi che non possono essere più sostenibili oggi che il mercato cinese è diventato più debole e vede crollare i prezzi delle azioni sul mercato secondario con conseguenti e pesanti perdite per numerosi investitori.
Secondo Mandarin Capital Partners, il più grande fondo di private equity euro-cinese, per affrontare la questione basta confrontare il sistema che governa le Ipo in Cina con quello dei più maturi mercati finanziari occidentali. A partire dai tempi del road show (un giorno contro due settimane) che consentono a malapena a un'azienda pronta a quotarsi di conoscere investitori e fund manager, per finire alla bassa percentuale di istituzionali orientati al collocamento e al periodo di lock up.
9 - IL PORTO MENO SICURO DELLA CORONA...
M. Ver. per il "Corriere della Sera" - Non più porti sicuri dalla tempesta della crisi, fuori dai confini dell'eurozona, ma costosi rifugi con minor attrattiva per gli investitori stranieri. Le valute nordiche - la corona svedese e quella norvegese - stanno perdendo lustro come investimenti al riparo dalle turbolenze della crisi del debito. Negli ultimi anni le due monete si erano rivalutate raggiungendo livelli record: secondo l'agenzia Bloomberg, era da quarant'anni che le valute nordiche non erano così forti sul dollaro.
In base ai parametri Ocse sui costi relativi dei beni e dei servizi, la corona svedese è sopravvalutata del 25% e quella norvegese di oltre il 40%. A invogliare gli investitori è stata soprattutto la pressoché inesistenza di debito pubblico nei due Paesi. La Norvegia, settimo esportatore di petrolio al mondo, non ha debito netto e vanta il maggiore avanzo di bilancio tra i Paesi a tripla A; la Svezia, invece, dal 2009 ha ridotto costantemente il debito ed è in surplus di bilancio.
Il piccolo miracolo scandinavo ha attirato capitali in fuga per diverso tempo, ma l'escalation delle quotazioni innescata dai pesanti acquisti ha portato il meccanismo a incepparsi. Le esportazioni svedesi sono crollate del 6% a dicembre, calo che ha portato la Banca centrale di Stoccolma a tagliare i tassi di interesse. Il commercio estero norvegese ha ceduto il 4,3% nel quarto trimestre del 2011. La sopravvalutazione della moneta ha ora ingranato la marcia inversa: secondo gli analisti, sottolinea Bloomberg, la corona norvegese dovrebbe perdere il 6% sul dollaro; rispetto all'euro, la krone dovrebbe raggiungere quota 7,60. La valuta svedese dovrebbe invece scendere a 8,89 sull'euro e a 6,90 sul dollaro.
10 - PER SFONDARE IN CINA ALLA APPLE NON BASTERÃ UN BUON AVVOCATO...
Wei Gu per "la Stampa" - Apple piace ai consumatori cinesi, come dimostra la rissa a gennaio davanti al mega-store di Pechino. Ma il colosso tecnologico Usa è assediato dalle difficoltà . Oltre alla battaglia per il marchio, che ha causato il ritiro degli iPad dai negozi di alcune città , Apple vede scivolare la propria quota di mercato, mentre le condizioni di lavoro nelle fabbriche di alcuni suoi partner cinesi vengono messe in discussione.
All'azienda serve una nuova strategia. Nonostante la domanda più che sostenuta, finora Apple ha tenuto le distanze dalla Cina. Nel 2011, un dollaro su otto dei ricavi era cinese, ma solo cinque dei 300 Apple Store nel mondo si trovano in Cina. Questo lascia spazio di crescita ai concorrenti. Alla fine del 2011, la quota di mercato di Apple nel settore degli smartphone in Cina era scesa al 7,5% contro il 10,4% nel terzo trimestre. Il primo passo sarebbe quello di impostare la distribuzione in modo più razionale.
Ma anziché creare nuovi canali, Apple sta ritirando i propri tablet dai negozi non autorizzati, incluso il sito cinese di Amazon.com. Ha perfino sospeso le vendite degli iPhone 4S. Un accordo con China Mobile, il principale gestore di telefonia mobile del Paese, non guasterebbe.
Attualmente l'azienda si affida a China Unicom, che raggiunge solo il 10% dell'utenza dei cellulari. Se l'iPhone potesse raggiungere un terzo degli attuali 120 milioni di abbonati di China Mobile, Morgan Stanley calcola che l'utile per azione previsto per il 2013 potrebbe aumentare di un quarto.
Un'altra misura imprescindibile è quella di un controllo più stretto sui fornitori. La Fair Labor Association dichiara di avere riscontrato «una montagna di problemi» nelle fabbriche del partner Foxconn. Apple non farebbe male ad acquistarne una partecipazione. Ha fondi per acquistare tre volte la capogruppo di Foxconn, Hon Hai Precision.
Per Apple, che normalmente non possiede interessi finanziari nei propri fornitori, sarebbe una svolta. Ma in questo modo potrebbe avere più voce in capitolo nella gestione della supply chain. Senza qualche idea nuova, è difficile che Apple riesca a sfruttare a proprio vantaggio l'immenso potenziale della Cina.
11 - LA CINA SPINGE IL SUO EXPORT NEI PAESI EUROPEI...
Andrea Tarquini per "la Repubblica" - Attenti, imprenditori grandi medi e piccoli dell´industria europea: la concorrenza dell´export cinese verso il Vecchio continente potrebbe diventare più minacciosa. Con un´idea, che circola a Pechino secondo i media della Repubblica popolare citati da Spiegel online, e che è sull´orlo della concorrenza sleale.
In poche parole: per sostenere il suo export in Europa, specie nei paesi membri dell´Eurozona o dell´Unione europea che affrontano una contrazione della domanda a causa della crisi del debito sovrano o della recessione, le autorità cinesi stanno valutando l´idea di aiutare le loro aziende esportatrici con tagli alle tasse mirati per aiutare appunto gli affari oltre confine.
Secondo il China Daily il viceministro del Commercio cinese, Zhong Shan, avrebbe formulato l´idea di introdurre al momento opportuno forme di sgravi fiscali per le aziende cinesi che esportano in Europa, in modo da aiutarle rendendo più competitivi i prezzi di vendita delle loro merci sui mercati dell´Unione europea. La crisi nell´eurozona e nei paesi più deboli della Ue sta diventando infatti un problema non trascurabile per la Repubblica popolare, che già affronta un rallentamento (seppure restando ad altissimi livelli) della sua crescita.
Le esportazioni verso la Ue, che ha nel frattempo sorpassato gli Stati Uniti come mercato estero più importante per il made in China, sono diminuite del 3,2%. Già una volta, nel 2008, la Repubblica popolare sostenne le sue aziende esportatrici con sgravi fiscali. La nuova misura sarebbe probabilmente mirata, cioè concessa soprattutto a quel tipo di export di merci cinesi richieste soprattutto nei paesi europei più indebitati o che affrontano nel modo più drammatico recessione e calo del potere d´acquisto.
12 - LA PROSSIMA BOLLA...
Giovanni Pons per "la Repubblica" - L´Anarchia monetaria contro la Modern monetary theory. Mentre a Washington il figlio di Galbraith discetta sulla possibilità di estendere il debito all´infinito grazie alla capacità degli stati di stampare moneta, nella più conservativa banca giapponese Nomura l´economista Bob Janjuah mette in guardia sulla prossima enorme bolla finanziaria gonfiata dal duo Bernanke-Draghi.
«L´unica soluzione che i due banchieri centrali stanno offrendo in questo momento è un´altra errata valutazione del costo del capitale nella speranza che, ancora una volta, incrementando la leva con il debito il mercato sia abbastanza "avido" da riallocare il capitale in maniera sbagliata, fatto che si traduce in una nuova serie di bolle. E le bolle, per definizione, scoppiano». Visioni opposte che alimentano il dibattito economico. Ben vengano.
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