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LA GUERRA DEI CHIP MIETE VITTIME – IL COLOSSO AMERICANO INTEL, IN DIFFICOLTÀ DI FRONTE ALLA STRAORDINARIA CRESCITA DI NVIDIA, ANNUNCIA 25MILA LICENZIAMENTI ENTRO LA FINE DELL’ANNO. E ABBANDONA I PROGETTI DI COSTRUZIONE DI NUOVE FABBRICHE IN GERMANIA E POLONIA. UNA SCELTA CHE CONFERMA IL RIDIMENSIONAMENTO DELLE AMBIZIONI EUROPEE DEL GRUPPO – ORA INTEL SI CONCENTRERA’ SULLO SVILUPPO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE E DEI CHIP AVANZATI – IL CEO LIP-BU TAN: “NEGLI ULTIMI ANNI ABBIAMO INVESTITO TROPPO, TROPPO PRESTO, SENZA UN’ADEGUATA RICHIESTA”
Estratto dell’articolo di Angelica Migliorisi per www.ilsole24ore.com
Nel tempo in cui i chip valgono, almeno a livello politico, più dell’oro, Intel gioca la sua ultima mano. Stretta tra il dominio progettuale di Nvidia e la supremazia manifatturiera della taiwanese Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC), la storica azienda californiana riduce drasticamente organico e investimenti per tentare di rientrare nella partita dell’intelligenza artificiale (IA). A guidare la missione, l’ex venture capitalist Lip-Bu Tan.
Intel ha annunciato una riduzione del personale su scala storica: entro la fine del 2025 il gruppo passerà da 108.900 a 75.000 dipendenti, un taglio netto di oltre 25.000 posti di lavoro. I tagli, già iniziati nei mesi scorsi con una prima ondata da circa 15.000 unità, coinvolgono licenziamenti, uscite volontarie e blocchi del turnover.
«Stiamo prendendo decisioni difficili ma necessarie per semplificare la nostra struttura, migliorare l’efficienza e rafforzare la responsabilità a ogni livello», ha scritto il ceo Lip-Bu Tan in un messaggio interno.
Tan, subentrato a marzo dopo l’uscita di Pat Gelsinger, ha dato il via a una trasformazione aziendale che punta a tagliare costi, burocrazia e progetti non redditizi. Il piano di ristrutturazione coinvolge personale, sedi produttive e priorità tecnologiche.
Non solo licenziamenti. Intel ha abbandonato ufficialmente anche i progetti di costruzione di nuove fabbriche in Germania e Polonia, già sospesi da settembre 2024. Una scelta che conferma il ridimensionamento delle ambizioni europee del gruppo, che ora concentra le sue risorse in aree considerate più strategiche e sostenibili.
jensen huang ceo e fondatore di nvidia
La società ha anche annunciato il trasferimento delle operazioni di assemblaggio e test da Costa Rica verso impianti più ampi in Vietnam e Malaysia, dove Intel dispone già di strutture produttive consolidate. [...]
Negli Stati Uniti, poi, la costruzione del grande impianto in Ohio subirà un nuovo rallentamento. Intel ha confermato che la priorità è oggi rendere più efficiente la rete produttiva esistente piuttosto che espandere nuovi siti in tempi incerti.
Nel secondo trimestre 2025, Intel ha registrato una perdita netta di 2,9 miliardi di dollari, pari a 67 centesimi per azione, peggiorando il dato dell’anno precedente (1,6 miliardi di perdita). Escludendo le voci straordinarie, la perdita è stata di 10 centesimi per azione, mentre gli analisti si aspettavano in media un utile contenuto.
La notizia positiva è che i ricavi si sono mantenuti stabili a 12,9 miliardi, superando le previsioni di Wall Street, che stimavano 12 miliardi. Per il terzo trimestre, Intel prevede ricavi compresi tra 12,6 e 13,6 miliardi di dollari, segno di una possibile stabilizzazione, anche se ancora incerta.
L’azienda ha inoltre confermato di essere in linea con gli obiettivi di riduzione dei costi, con un piano che porterà le spese operative a 17 miliardi di dollari per il 2025 e 16 miliardi entro il 2026.
La parte più ambiziosa della strategia di Lip-Bu Tan riguarda il ritorno all’innovazione. Dopo aver perso il treno del mobile e aver accumulato ritardi nell’intelligenza artificiale, Intel vuole tornare protagonista nel segmento dei chip avanzati. L’azienda punta sul nuovo processo produttivo 18A, ritenuto essenziale per competere con TSMC nei chip ad alte prestazioni.
Tan ha però chiarito che il successivo nodo tecnologico, 14A, sarà sviluppato solo se Intel riuscirà a garantirsi clienti esterni disposti a investire. In altre parole, niente nuovi impianti senza domanda comprovata.
«Negli ultimi anni abbiamo investito troppo, troppo presto, senza un’adeguata richiesta. Questo ha frammentato e reso inefficiente la nostra rete produttiva. Ora dobbiamo correggere il corso», ha detto il ceo.
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A far dormire notti insonni a Tan è l’impietoso confronto con i concorrenti: Intel vale oggi in Borsa circa 98,7 miliardi di dollari, contro i 4.240 miliardi di Nvidia e la potenza manifatturiera di TSMC, che domina la produzione globale di chip avanzati. I mercati restano cauti: il titolo Intel è salito del 13% da inizio anno, grazie all’effetto cambio di vertice, ma resta in calo del 30% su base annua.
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