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Danilo Taino per il "Corriere della Sera"
I Brics si riuniscono oggi in India per cercare di passare da statistica a soggetto economico-politico concreto. In sostanza, vogliono costituire il nocciolo dell'alternativa al modello di crescita dominato finora dall'Occidente: per la prima volta, si danno obiettivi concreti, primo fra tutti la creazione di una banca per lo sviluppo in qualche modo alternativa alla Banca mondiale dominata dagli Stati Uniti.
Ieri sera, a New Delhi, è iniziato il quarto vertice dei Paesi che danno vita all'acronimo: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica (quest'ultimo un acquisto recente). Oggi, le discussioni entreranno nel merito, guidate da Dilma Rousseff per Brasilia, Dmitri Medvedev per Mosca, Manmohan Singh per Delhi, Hu Jintao per Pechino e Jacob Zuma per Pretoria. E all'ordine del giorno non c'è poco.
A parte discussioni su problemi dell'energia e del cibo, della Siria e dell'Iran, del disarmo nucleare, il punto centrale sarà la creazione di una banca per lo sviluppo tra i cinque Paesi, magari aperta ad altre economie emergenti che vogliano aderire in futuro. L'iniziativa è tutto meno che simbolica: in qualche modo pone la questione dell'egemonia nel sistema economico globale.
Lo scopo della banca, infatti, sarà innanzitutto quello di finanziare il commercio tra i cinque con valute dei Brics, e non in dollari, e con crediti denominati nelle stesse monete, non più in quella americana dominante negli scambi mondiali. Pechino ha già fatto sapere di essere disposta a erogare ai partner crediti commerciali in renminbi e anche gli altri quattro Paesi sono intenzionati a prendere questa strada.
Assieme, i Brics contano per quasi il 50 per cento della popolazione mondiale e - secondo l'inventore dell'acronimo e del concetto stesso di Brics, Jim O'Neill - tra tre anni le loro economie sommate supereranno quella degli Stati Uniti (la Cina diventerà numero uno nel 2027, calcola lo stesso economista): di base, dunque, non c'è nulla di velleitario in quello che si deciderà oggi nella capitale indiana.
Pechino, ormai, ha imboccato la strada della sfida all'egemonia del dollaro, come indicato dal suo piano quinquennale. Una quota sempre maggiore del commercio estero cinese viene denominata in renminbi e non più in dollari. Soprattutto, la leadership del partito sta impostando - tra grandi resistenze dei conservatori interni e di chi oggi gode delle posizioni privilegiate di un sistema chiuso - alcune riforme per adattare il sistema finanziario e bancario alla realtà futura di una valuta commerciabile sui mercati. Il summit di oggi potrebbe essere una nuova piattaforma di lancio per quella che nei prossimi anni sarà la sfida tra il giovane renminbi e il vecchio dollaro.
Ieri, davanti all'hotel Oberoi di Delhi, dove alloggia il presidente cinese Hu, e all'albergo Taj, dove si tiene il summit, ci sono state manifestazioni di gruppi che sostengono l'autonomia del Tibet da Pechino. Tema forte, esaltato dal sacrificio di un giovane tibetano che tre giorni fa si è dato fuoco per protestare contro l'arrivo di Hu in città (è morto ieri). La polizia indiana ha represso ogni protesta e ha vietato qualsiasi assembramento.
Ciò nonostante, i cinesi e gli altri Brics passano oltre e sostengono di essere il cuore del futuro guidato dai Paesi oggi poveri. «I Brics - ha detto Hu - sono i difensori e i promotori dei Paesi in via di sviluppo. Nella loro cooperazione, si impegnano a promuovere la collaborazione Sud-Sud e il dialogo Nord-Sud».
Il primo summit dei Brics si tenne nel 2009 e venne snobbato come l'illusione di un acronimo di successo che non aveva però basi politiche. In effetti, ancora oggi i cinque Paesi divergono su numerose questioni interne e internazionali: basti pensare alla relazione non facile tra Pechino e Delhi e alle proteste del Brasile contro la politica di sottovalutazione della moneta condotta dalla Cina.
Ciò nonostante, l'essere le grandi economie emergenti è un elemento di unità forte. La riunione di oggi a Delhi potrebbe anche decidere di darsi una struttura permanente per coordinare l'azione dei cinque: una cartolina dall'India spedita all'antico G7 dei Paesi ricchi.
dollaro-yen4.jpgDOLLAROManmohan singhhu jintao Il Presidente sudafricano Zuma ai mondiali di calcio
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