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Fabio Savelli per il "Corriere della Sera"
Il motto paterno - anche stavolta - suona come un rifugio. Luca (senza peraltro nascondere un filo di emozione) scandisce le parole di suo papà Pietro ormai defunto: «Che nessun dipendente abbia mai a vergognarsi di ciò che fa Barilla». Eccolo quel forte segno di appartenenza, tratto distintivo dell'azienda. E poi il culto della «tradizione», che spiega forse anche lo scivolone del fratello («Non farei mai uno spot con una famiglia omosessuale»).
Eppure non bastano le scuse, il video in cui Guido ci ha messo letteralmente la faccia. No. Sono giorni difficili. Forse i più difficili della storia recente della multinazionale della pasta. Il pensiero del vice-presidente Luca, una vita per l'azienda - si racconta sia un grandissimo lavoratore, da mattina a sera a far quadrare conti ed elaborare strategie - corre alle migliaia di dipendenti messi a rischio per una dichiarazione improvvida: «Si è creata una situazione drammatica che ha portato decine di nostri clienti in tutto il mondo a chiedere immediatamente quale fosse il pensiero aziendale sulla questione sollevata da mio fratello e quali atteggiamenti avremmo tenuto con i consumatori appartenenti ad altri mondi».
Poi - sul filo - concede al fratello le attenuanti generiche durante un incontro sulla mafia in una scuola di Fidenza: «Ha sbagliato a non esprimersi meglio nel corso di un'intervista concessa spontaneamente e senza nessuna pianificazione».
A ben vedere tutta la fenomenologia della famiglia Barilla è riassunta al meglio dalla biografia del papà Pietro scritta dal sociologo (e suo amico intimo) Francesco Alberoni («Tutto è fatto per il futuro, andate avanti con coraggio», edito da Rizzoli). Dalla scultura di Giuliano Vangi, biglietto d'ingresso per anni dell'azienda, con un uomo e una donna che corrono verso la vita (un uomo e una donna, stavolta, ma erano forse altri tempi) a simboleggiare che non dobbiamo guardare al passato, ma al futuro.
Ecco, ora meglio dimenticare il presente dalle parti di Parma, se persino il profilo tweet di Barilla Usa ha subito innestato la retromarcia presagendo l'autogol sul fronte delle vendite: «To all of those that we have hurt or offended, we are deeply sorry». Non serve un traduttore per capire il dispiacere di quattro figli, uniti, come ha insegnato loro un papà sempre presente, nonostante una separazione precoce dalla moglie Marilena e mamma di Luca, Guido, Paolo ed Emanuela.
Se quest'ultima appare un po' più defilata nella gestione aziendale gli altri tre sono stati coinvolti sin da subito nell'organizzazione di un gruppo che è un vanto del made in Italy nel mondo. Luca - fra tutti - è sempre stato il più legato al nido di Fraore (la loro casa d'infanzia) e si è gettato da subito anima e cuore nell'azienda.
Paolo è stato un pilota professionista cresciuto a pane ed Enzo Ferrari che frequentava spesso a Maranello. Guido, invece, lo scrive il papà stesso nel suo libro, è quello che ha sofferto di più per la separazione dei genitori, per il legame viscerale con la mamma Marilena che andò via di casa. Anni ormai lontani. Ora resta il sapore amaro di una frase sbagliata.
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